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Mai coi socialisti, salario minimo e sostegno a Kyiv. Fazzolari al festival di Maccarese

Dal sostegno incondizionato a Kyiv alla revisione del reddito di cittadinanza, passando per il salario minimo e le nuove prospettive europee in vista delle elezioni del prossimo anno. Il sottosegretario Fazzolari a tutto campo nel suo intervento al festival Maccarese

Dal sostegno all’Ucraina al contesto internazionale. Gli equilibri geopolitici, la nuova geometria delle alleanze in Ue. E poi ancora le politiche sul lavoro del Governo e il rapporto con la minoranza. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei Ministri, Giovanbattista Fazzolari tratteggia la linea dell’esecutivo sui temi principali dell’agenda politica. E lo fa nel corso del suo intervento conclusivo al festival della politica di Maccarese, ideato dal giornalista Marco Antonellis.

Al di là del ribadire il suo forte legame con la premier Giorgia Meloni, “l’unica con la quale avrei potuto svolgere questo incarico di governo”, il sottosegretario entra nel vivo di uno dei temi che in assoluto sta facendo più discutere: il salario minimo. “Chiunque abbia a cuore i lavoratori – scandisce Fazzolari – sa che il salario minimo è un grande inganno. Infatti, andrebbe a riguardare quella piccola fetta di lavoratori che non sono coperti dalla contrattazione collettiva. Va detto peraltro che quelli coperti dalla contrattazione, guadagnano di più della soglia minima individuata dal salario minimo”. Per cui, l’idea del governo che si muove nella direzione di “aiutare i lavoratori” è quella di “estendere la contrattazione collettiva nazionale, togliendo le sacche più palesi di irregolarità a partire dalle cooperative”. Quando si parla di salario minimo, puntualizza il sottosegretario, “serve serietà”.

La stessa che occorre quando si approccia al tema del reddito di cittadinanza, sulla quale l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha fatto una scelta molto chiara, con l’obiettivo di “distinguere tra coloro che possono lavorare e tra coloro che invece sono oggettivamente impossibilitati a farlo: penso ai nuclei fragili, agli invalidi e agli anziani in difficoltà”. Insomma chi è in grado di lavorare – in età compresa tra i 18 e i 59 anni – “deve essere messo nelle condizioni di poterlo fare”.

Poca ideologia e tanto pragmatismo, insomma. Ma soprattutto grande convinzione nelle scelte intraprese dalla maggioranza che, chiarisce Fazzolari, “non sono frutto di speculazioni elettorali”. E questo è ancor più evidente nella convinzione – supportata dai fatti concreti- del “pieno sostegno all’Ucraina”.

Dalla parte dell’Occidente

“Già da tempo una parte degli italiani era scettica sul sostegno all’Ucraina, ma noi abbiamo comunque voluto sostenere Kyiv, al di là della convenienza elettorale – rimarca Fazzolari – . Appoggiare l’Ucraina è nell’interesse nazionale per una serie di ragioni. Noi facciamo parte di un contesto di alleanze occidentali, dalla Nato all’Unione Europea. Non solo. Con il nostro supporto abbiamo ribadito un concetto che è valido dal Dopoguerra: non si possono annettere territori vicini, di nazioni sovrane, invadendole. Se viene meno questo principio, crolla un ordine che è durato fino a oggi. E non ce lo possiamo permettere”. Anche sotto il profilo economico, il sottosegretario fa presente che quelle “verso la Russia rappresentano l’1,5% del totale, il nostro bacino di riferimento è il contesto occidentale”. Il pericolo di un ritorno all’oppressione antidemocratica di stampo sovietico aleggia. Per cui, chiosa Fazzolari, “se è vero che l’Unione europea è anche una comunità di principi, ciò che accade a Est mi interessa esattamente quanto ciò che succede a casa mia”.

L’Europa e l’opposizione

A proposito di Europa e in vista delle elezioni del 2024, Fazzolari è molto chiaro. “Fratelli d’Italia – spiega – non andrà mai, né in Italia né in Europa al governo con i socialisti. Non reputiamo che visioni diverse sui grandi temi possano essere compatibili”. Il partito lavora invece per “fornire un’alternativa in Europa, costruendo un’alleanza tra conservatori e popolari”. Nel nostro Paese così come sta accadendo nel contesto internazionale, l’erosione dei partiti di ispirazione socialista sembra essere inesorabile. “I partiti di centrosinistra, socialisti – chiude il sottosegretario – hanno provato a giocarsi la carta di una sinistra radicale, ma non hanno avuto grande successo. L’Italia, in questo senso, non fa eccezione. In questa fase storica questa guida Pd a noi come governo conviene, come sistema Paese un po’ di meno”.

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