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Vi spiego come nasce il feeling tra Potus e Meloni. La versione di Rotondi

Intervista al parlamentare centrista: “Oggi l’asse portante dell’alleanza occidentale tra Europa e Stati Uniti è l’Italia perché della Francia conosciamo le criticità e perché il governo tedesco vive una condizione di crisi strutturale, in quanto fondato su un’alleanza anomala dove la politica estera non è certamente la bussola unificante. Alla luce di tutto ciò, oggi per gli Usa e in generale per l’Occidente l’Italia è fondamentale”

C’è un aspetto della politica americana di cui in Italia c’è scarsa traccia: il feeling personale, il dato ottenuto scambiandosi uno sguardo che va oltre le tessere partitiche e sfocia in empatia. Questo, secondo Gianfranco Rotondi, l’elemento che va messo in risalto dopo la visita alla Casa Bianca di Giorgia Meloni. Secondo l’esponente centrista la premier si è data sostanzialmente “un taglio rispetto al suo partito, alla sua maggioranza e anche alle miserie di un’opposizione in cerca di pretesti”. Ha separato completamente il carisma del governo da quello che Berlusconi chiamava il teatrino della politica. “Ha lasciato noi nel teatrino e lei ha volato alto. Questo è il metodo che ha pagato”.

L’ha stupita questa frase che Biden ha rivolto a Meloni ieri (“La prima volta che ti ho vista mi sembrava di conoscerti da tempo”)? Sembrava un po’ figlia di una politica passata, quando anche in un partito importante, come la Dc, c’erano delle relazioni personali che travalicano le appartenenze?

Certamente Giorgia ha nel privato un carisma e una simpatia che magari vanno oltre anche la sua immagine pubblica che, essendo stata una donna di opposizione, sembra un po’ più rigida. Gli americani in questo hanno una marcia in più, perché il feeling umano è un valore che lì conta molto di più che da noi. Ad esempio, tutti in Italia ancora celebrano la gaffe di Berlusconi che chiamò abbronzato Obama, ma chi frequenta l’America sa che anche Obama se ne è divertito moltissimo e la racconta lui stesso. Noi abbiamo ancora la leggenda, peraltro storicamente fasulla, di Aldo Moro in doppiopetto sulla spiaggia: ovvero da noi vige ancora la politica leccata e impostata, mentre in America no, per cui non mi stupirebbe se Biden invitasse a cena un personaggio come la Meloni.

Dopo il vertice Meloni-Biden alla Casa Bianca, l’Italia ha l’occasione per avere un peso specifico diverso e chiaramente più autorevole in Ue?

Oggi l’asse portante dell’alleanza occidentale tra Europa e Stati Uniti è l’Italia perché della Francia conosciamo le criticità e perché il Governo tedesco vive una condizione di crisi strutturale, in quanto fondato su un’alleanza anomala dove la politica estera non è certamente la bussola unificante. Alla luce di tutto ciò, oggi per gli Stati Uniti d’America e in generale per l’Occidente la postazione italiana è fondamentale. Lo è stata sempre per ragioni geografiche, geopolitiche, ma adesso ancor più per la fragilità degli equilibri politici europei.

Un anno fa, in occasione del brindisi romano per il suo compleanno, lei disse che la casella del post merkelismo poteva essere occupata dalla leader di Fratelli d’Italia. Alla luce della visita negli Stati Uniti, di un G20 molto molto ottimistico e anche di una tappa significativa come Vilnius, quale il bilancio che si può fare sul percorso di Giorgia Meloni?

L’anno scorso ho commesso un solo errore, quello che il mio amico Gerardo Bianco rimproverava al nostro maestro, Fiorentino Sullo: Bianco diceva che non bisogna mai dire prima le cose perché i politici non sono vati che devono vaticini. In un certo senso mi sono buttato avanti, ma quell’errore oggi mi viene bene perché in effetti è andata ancora meglio. L’anno scorso vedevo questa giovane donna, che ho conosciuto, apprezzato e incoraggiato in tempi non sospetti, fare passi avanti tra le macerie del centrodestra e conquistare il favore popolare. Conoscendone le qualità, osservavo anche una serie di circostanze in sede europea e nazionale che potevano darle una ribalta internazionale: è andata esattamente così.

In questi dodici mesi quale è stato il lavoro che è stato fatto e su quali basi si è sviluppato?

Il suo metodo di lavoro ha pagato molto, nel senso che lei si è chiusa a Palazzo Chigi, ci ha salutati tutti e ci ha lasciati nel teatrino politico nazionale da cui si è staccata; non se n’è fatta più contaminare, non so se è chiaro. Lontana quindi dal dibattito nazionale con quanto si poteva prevedere che sarebbe avvenuto: mi riferisco a qualche incidente di percorso, qualche errore di comunicazione, qualche gaffe, qualche adattamento dei gabbiani dal volo alto che, dall’opposizione, sono passati alla responsabilità di governo. Tutto questo si è sciolto e risolto nelle dinamiche parlamentari e mediatiche. Non ha mai toccato la sua figura, non ha mai toccato il governo. Lei si è data sostanzialmente un taglio rispetto al suo partito, alla sua maggioranza e anche alle miserie di un’opposizione in cerca di pretesti. Ha separato completamente il carisma del governo da quello che Berlusconi chiamava il teatrino della politica. Ha lasciato noi nel teatrino e lei ha volato alto. Questo è il metodo che ha pagato.

C’è una lezione che anche l’opposizione potrebbe cogliere da questo metodo Meloni?

Secondo me la sinistra si trova nella condizione dell’antico motto di Seneca: non c’è il vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare. Difficile suggerire una via di uscita a quattro posizioni che non hanno nulla in comune tra di loro, non preparano un’alleanza, non pensano a un leader unificante. Il problema non è né di politica estera né di metodo, ma di una condizione nuova che vede una sola coalizione possibile oggi in Italia. Adesso esiste una sola maggioranza politica possibile, quella che sostiene Giorgia Meloni. Ecco perché il centrodestra vince tutte le sfide, per mancanza di avversario.

@FDepalo



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