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Fernandez, un Prefetto per la Chiesa sinodale. Scrive Cristiano

Un pontificato che guarda al tempo, cioè ai processi che avvia più che alla gestione degli spazi, non ha esaurito la sua spinta, ma aveva bisogno di nuovi centri propulsivi. Questo sembra il compito affidato al teologo Fernandez, che arriva sulla cattedra che fu del teologo Ratzinger con il compito di guardare avanti. Quello del 2023 non sarà l’autunno del papato di Francesco

Il vescovo argentino Victor Manuel Fernandez, teologo legatissimo a Jorge Mario Bergoglio, coinvolto nelle sue principali azioni da arcivescovo di Buenos Aires e poi da vescovo di Roma, ha deciso di reagire alla notizia della sua designazione a Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, con un’azione importante, un post su Facebook. Per i cantori della tradizione e del tradizionalismo medievale è arduo pensare che non sia un brutto colpo, quanto il contenuto del testo. Ecco una traduzione di quanto ha scritto in spagnolo.

“Amiche e amici, Papa Francesco mi ha chiesto di essere Prefetto del Dicastero per la Dottrina della fede. La prima volta che me lo chiese gli ho dato diversi motivi per dire di no.

Uno di questi è che il compito include la questione degli abusi sui minori e io non mi sento pronto e non sono stato formato per queste questioni. Tuttavia, quando era in ospedale, mi ha chiesto di nuovo la stessa cosa. Potete immaginare che fosse impossibile dirgli di no. Ma lui mi ha spiegato che il tema degli abusi è ora in una sezione piuttosto autonoma, con professionisti che sanno molto su questo tema e lavorano con grande serietà.

Quindi dovrei occuparmi di qualcos’altro di cui lui si preoccupa molto in questo momento: incoraggiare la riflessione sulla fede, l’approfondimento della teologia, promuovere un pensiero che sappia dialogare con ciò che vive la gente, incoraggiare un pensiero cristiano libero, creativo e con profondità. Questo mi ha entusiasmato, e ho sentito che non potevo farmi da parte quando Francesco mi chiede aiuto. Alla fine ho accettato con gioia, perché quello che mi chiede è una sfida meravigliosa, anche se avrò molti contro: ci sono persone che preferiscono un pensiero più rigido, strutturato, in guerra con il mondo.

Questo Dicastero della Dottrina della Fede è come un ministero, che tradizionalmente è stato il più importante della Santa Sede. Ora si attribuisce maggiore importanza al Dicastero dell’Evangelizzazione, ma non ha un prefetto in carica, come nel caso del dicastero che mi viene affidato, perché questo è direttamente responsabilità  del Papa. Il Dicastero per la Dottrina della Fede in altri tempi si chiamava Santo Uffizio, e si dedicava a perseguitare gli eretici, quelli che commettevano errori dottrinali, e il Papa riconosce che usava metodi immorali come la tortura. A me dice che mi sta chiedendo qualcosa di molto diverso, perché gli errori non si correggono inseguendo o controllando, ma facendo crescere fede e saggezza. Questo è il modo migliore per preservare la dottrina.

In questi giorni che sono stato a Roma. Il Papa stesso si è preoccupato di cercarmi un posto dove vivere all’interno del Vaticano che avesse piante e una vista sul verde, perché sa che io vengo dalla campagna e questo mi serve. Guardate la sua delicatezza. Per questo è un piacere lavorare vicino a lui e accompagnarlo più da vicino. Vi chiedo di pregare per questo compito che mi è stato affidato, che sarà duro ma mi apre anche molte possibilità. Grazie a tutti per il vostro affetto”.

Non è difficile cogliere la portata di queste affermazioni soprattutto se si considera che la Santa Sede ha confermato tutto, visto che ha divulgato la lettera del Papa a monsignor Fernandez: “Il Dicastero in altre epoche arrivò ad utilizzare metodi immorali. Furono tempi – scrive Francesco – dove più che promuovere il sapere teologico si perseguitarono possibili errori dottrinali. Quello che spero da voi è senza dubbio qualcosa di molto differente”. La questione degli errori persiste, anche se la “persecuzione” sarà ora “controllo”,  ma proprio in questi giorni il mondo cattolico è scosso dal caso Litner: varrà bene ricordare subito che non dipende dalla Dottrina della Fede, ma dal metodo di cui parla Fernandez credo di sì. Nominato dal vescovo quale preside dello Studio teologico accademico di Bressanone, non ha avuto il nulla osta dalla Santa Sede. La causa ovviamente sta “nelle pubblicazioni del prof. Lintner su questioni di morale sessuale cattolica”. Ma i suoi colleghi, stupefatti, hanno protestato: “Apprezziamo la sua elevata competenza nel campo della teologia morale, la sua fedeltà alla Chiesa, le sue argomentazioni moderate”.

È un esempio, che non dipende dal cardinal Ladaria che attualmente guida la Dottrina della Fede e che ha concluso il suo quinquennio, ma che spiega se non il motivo della nomina,  le dimensioni della questione che si pone. Secondo il sito della Santa Sede la stesso Francesco ne ha scritto nella citata lettera a monsignor Fernandez. Scrive Vaticannews: “Il Papa spiega che la Chiesa ha bisogno di crescere nella sua interpretazione della Parola rivelata e nella sua comprensione della verità, ma ciò non implica l’imposizione di un unico modo di esprimerla. Le diverse linee di pensiero filosofico, teologico e pastorale, se armonizzate dallo Spirito nel rispetto e nell’amore, possono far crescere la Chiesa, e sarà questa crescita armoniosa a preservare la dottrina cristiana più efficacemente di qualsiasi meccanismo di controllo”.

Sono parole che si collegano all’imminente sinodo sulla sinodalità, cioè sul camminare insieme, che in base al suo senso letterale evidente dovrebbe rendere la Chiesa meno centralista, dirigista, verticista, cioè “romana”. Il confronto con i tradizionalisti, che dimenticano le origini sinodali della Chiesa che certo non era né verticista né monocromatica romana, è già molto acceso. E il nuovo prefetto entrerà in servizio proprio a settembre, cioè poco prima dell’assemblea sinodale. Dunque la Congregazione dottrinale che guiderà non sarà più un campo neutro tra i due, ma un luogo di elaborazione e attuazione plurale della nuova impostazione che Francesco propone, andando oltre il rigore dei censori con matite rosse e blu. Questo non vuol dire lassismo dottrinale. Riferendosi alla lettera di Francesco al nuovo Prefetto, Vaticannews scrive: “Si ha quindi bisogno di un modo di pensare che possa presentare in modo convincente un Dio che ama, che perdona, che salva, che libera, che promuove le persone e le chiama al servizio fraterno”.

I critici parlano di monsignor Fernandez come di un teologo dai pochi titoli. In realtà è vero il contrario, visto che è decano della facoltà di Teologia di Buenos Aires, presidente della Compagnia di Teologia e presidente della Commissione Fede e Cultura dell’episcopato Argentino, ma io direi soprattutto che  fu l’architetto di Aparecida, la V Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e caraibico, del 2007, che fece emergere Bergoglio come una figura di statura continentale, e poi tra gli ispiratori di Amoris Laetitia, la grande novità morale che ha superato l’idea degli “irregolari”, ovviamente di Querida Amazonia, la cui piena attuazione ancora non c’è ma procede, e soprattutto di Evangelii Gaudium, il vero documento programmatico del pontificato, dove spicca la frase più importante: “Il tempo è superiore allo spazio”. Un pontificato che guarda al tempo, cioè ai processi che avvia più che alla gestione degli spazi, non ha esaurito la sua spinta, ma aveva bisogno di nuovi centri propulsivi. Questo sembra il compito affidato al teologo Fernandez, che arriva sulla cattedra che fu del teologo Ratzinger con il compito di guardare avanti, accompagnando la Chiesa sinodale nel Terzo Millennio: compito difficile ma comunque affascinante. Quello del 2023 non sarà l’autunno del papato di Francesco.



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