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Cosa perdiamo insieme a Forlani. La testimonianza di Flavia Nardelli Piccoli

La politica al servizio del Paese, per il consolidamento e la crescita anche sociale dell’Italia. L’arte della mediazione e la capacità di mantenere sempre la linea dell’equilibrio. Dall’amicizia di famiglia al patto di San Ginesio, finendo con il ritiro dalle scene pubbliche dopo Mani Pulite. Il ricordo di Nardelli Piccoli

La storia degli anni ’70 e ’80, così come quella dell’ex segretario della Democrazia Cristiana, Arnaldo Forlani scomparso giovedì a 97 anni, “andrebbe riscritta”. Flavia Nardelli Piccoli, ex deputata, già segretaria generale dell’istituto Luigi Sturzo e figlia dell’ex segretario Dc, Flaminio Piccoli, porta con sé una convinzione. “Con la scomparsa di Forlani – dice a Formiche.net – finisce la traccia di un mondo in cui la politica era intesa come mediazione alta, con l’obiettivo di consolidare e far crescere il nostro Paese”.

Nardelli, per lei Forlani era uno di famiglia. 

Sì, ricordo vacanze passate assieme, momenti di grande condivisione e un affetto profondissimo che mi lega in questo momento ancora di più ai figli Marco e Alessandro.

Scusi, Flaminio Piccoli, suo padre, e Arnaldo Forlani erano espressione di due correnti diverse della Dc. E all’epoca le correnti erano una cosa seria.

Sicuramente mio papà e Forlani appartenevano a due correnti differenti, ma facevano parte entrambi di quel mondo democristiano percorso, al di là delle diverse opinioni, da un comune sentire. Che era la sostanza della loro politica. Il bene del Paese, la ricostruzione dell’Italia, il suo consolidamento. Insomma motivazioni alte. Poi, non dimentichiamoci della provenienza: venivano tutti dalla militanza nell’Azione Cattolica e nutrivano un legame molto stretto con la Chiesa e con i territori dai quali provenivano.

Lei ha vissuto la politica, dentro e fuori, in due epoche ben distinte. L’ex segretario della Dc, dopo Tangentopoli, scelse di ritirarsi. Al di là dell’esito giudiziario, quale fu la motivazione?

Non riesco a immaginare ingiustizia più grande verso Forlani. Una vita politica integerrima, sempre nel segno del consolidamento anche sociale del Paese, offuscata da Tangentopoli. Una mistificazione che contribuì alla narrazione che dopo il 1992 si fece dell’ex premier. Le immagini di Forlani al processo sono pesantissime, drammatiche. Ma Arnaldo fu tutt’altro rispetto a ciò che qualcuno volle far emergere distorcendo la realtà. Penso che i funerali di Stato siano un minimo riconoscimento per un uomo politico straordinario. La scelta di ritirarsi dalla politica, dimostra una grandissima dignità. In fondo, però, chi gli era vicino sapeva che Arnaldo benché lontano dai riflettori c’era sempre.

Lei è stata, dal 1989 al 2013, segretaria generale dell’Istituto Luigi Sturzo. Qual era il legame tra Forlani e l’istituto?

È sempre stato un legame forte, autentico. Forlani condivise lo sforzo di salvaguardare la memoria collettiva di ciò che fu la Democrazia Cristiana. Una storia straordinaria che è raccolta nei nostri archivi, arricchiti da singoli archivi di ex democristiani che decisero di donare moltissimo materiale all’Istituto. Forlani, nei diversi incarichi che ricoprì, fu sempre di estremo aiuto. Un supporto fondamentale.

In premessa lei ha sostenuto la necessità di riscrivere la storia degli anni ’70 e ’80, oltre a quella di Forlani. Perché?

In questi giorni sto leggendo tante cronache che ricostruiscono la cronologia di alcuni eventi accaduti a cavallo di quegli anni, alcuni dei quali ovviamente vedono Forlani come protagonista. Credo però che non basti mettere in fila delle date e dei numeri per comprendere fatti che hanno profondamente cambiato la storia del nostro Paese. Basti pensare al patto di San Ginesio, come tanti altri. Penso che questi accadimenti vadano sviscerati più nel profondo e con una prospettiva più “lunga”. Così come andrebbero analizzate nel profondo le doti di mediazione ed equilibrio che furono i tratti peculiari dell’azione politica di Forlani.


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