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Joe chiama Giorgia. Rachel Rizzo fa un bilancio dei primi mesi di governo

Per Rizzo (Acus), il governo Meloni ottiene un feedback positivo, anche se le aspettative erano basse. A Washington questioni come il dibattito sulla Cina e l’impegno sul Piano Mattei sono viste come un impegno importante da parte di Roma

A sette giorni dalla prima visita ufficiale negli Stati Uniti, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si trova impegnata tra il business as usual delle polemiche minori interne e questioni complesse — come il caso Zaki con l’Egitto, da cui il governo italiano esce con un buon risultato, la grazia, oppure la gestione del rinnovo o meno del MoU sulla Belt & Road Initiative cinese (Bri). Attesa a Washington da una serie di appuntamenti istituzionali e operativi, la leader del governo conservatore italiano troverà un’amministrazione che, sebbene di diversa connotazione ideologica, ne apprezza il pragmatismo nelle scelte di politica internazionale.

Formiche.net ha chiesto a Rachel Rizzo, senior fellow dello Europe Center dell’Atlantic Council, qual è il bilancio che negli Stati Uniti fanno di questi primi nove mesi di governo Meloni. Come si sta muovendo l’Italia e che riscontro sta avendo sulle questioni più importanti? “Credo che la maggior parte delle persone, soprattutto gli osservatori dell’Europa a Washington, fossero nervosi per ciò che un governo guidato da Giorgia Meloni avrebbe potuto comportare sia per l’Europa che per le relazioni transatlantiche: si è persino sentito il presidente Joe Biden parlare della vittoria [della leader di Fratelli d’Italia] come di un avvertimento per i Democratici negli Stati Uniti”, risponde Rizzo.

Se questo era il clima pregiudiziale, che ci siano stati cambiamenti lo dimostrano immagine esplicite come quella mano nella mano con Biden durante il G7 di Hiroshima – postura pubblica, a favore di telecamere e teleobiettivi che portava con sé un messaggio. “In termini di politica estera Meloni ha sorpreso molti”, fa notare Rizzo. “È stata favorevole alla linea Nato e l’Italia stessa è stata leader nel sostegno all’Ucraina e nell’accoglienza dei rifugiati ucraini. Molti pensavano anche che l’Italia avrebbe semplicemente lasciato che il contratto sulla Bri si rinnovasse automaticamente senza grandi clamori, ma come possiamo vedere, c’è un dibattito significativo sul suo futuro in Italia, il che rende certamente felice Washington”.

Il governo italiano sta lavorando per crearsi una propria identità all’interno del quadro dell’allineamento occidentale: uno standing frutto della postura storica e in parte arricchito da nuovi progetti da poter condividere con gli alleati – Usa su tutti. Per esempio, l’esecutivo Meloni discute da tempo di un “Piano Mattei” per l’Africa: una strategia che non è ancora stata completamente formalizzata, ma che per quanto noto dovrebbe essere un modello di proiezione per lo sviluppo dell’Africa in cooperazione con l’Italia. È interessate comprendere come vede Washington questo ruolo di ponte verso l’Africa che l’Italia vuole crearsi, perché può essere un valore aggiunto sia per i rapporti di cooperazione bilaterale (anche nell’ottica del lavoro congiunto in Paesi terzi), sia per il ruolo internazionale italiano.

“L’Europa che si è staccata rapidamente dall’energia russa è stato un bene per l’intero continente, ma lascia anche l’Europa in difficoltà nel trovare nuove partnership energetiche. Se il Piano Mattei avrà successo, l’Italia potrebbe svolgere un ruolo di primo piano nel contribuire a consolidare il futuro energetico dell’Europa dopo la Russia, gettando al contempo le basi per una relazione più strategica tra Europa e Africa”, sottolinea l’analista dell’Atlantic Council. “Le speranze sono alte, ma il successo dell’attuazione sarà fondamentale, ed è più facile a dirsi che a farsi”, evidenzia Rizzo, che domani sarà protagonista di un panel che il suo think tank dedica alla politica italiana. L’incontro, dal titolo “Charting Italy’s Diplomatic Course” fa parte del programma Stronger With Allies dei programmi Europa e Medio Oriente dell’Atlantic Council. Sotto la moderazione diKarim Mezran, director della North Africa Initiative e resident Senior Fellow del Rafik Hariri Center and Middle East Programs, insieme a Rizzo interverrannoAlessia Melcangi, professoressa della Sapienza e Senior Fellow dell’Atlantic Council, Dario Cristiani del German Marshall Fund e Roberto Menotti di Aspen Institute Italy. La discussione sarà pubblica e si potrà seguire sui canali social del think tank di Washington.



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