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Guerra e chip. L’evoluzione del conflitto fra Mosca e Kiev

Guerra e chip. La rapida evoluzione del conflitto fra Mosca e Kiev segna l’avvento di un inedito tipo di battaglie ad alta intensità, con un mix di tecnologia e strategia. Mentre si infittiscono gli interrogativi sul destino di Prigozhin, la controffensiva ucraina è ad una svolta. L’analisi di Gianfranco D’Anna

Evgeny Prigozhin vittima della lupara bianca russa? La misteriosa scomparsa del fondatore dell’esercito di mercenari della Wagner, segnalato alternativamente a san Pietroburgo, a Mosca o in Bielorussia ma introvabile da diversi giorni, secondo varie fonti non soltanto di intelligence presenterebbe numerose similitudini col sistema usato dalla mafia per eliminare gli avversari senza far ritrovare i loro cadaveri e nel contempo per alimentarne il discredito, con la diffusione di voci di fuga della serie prendi i soldi e scappa.

Fra le varie ipotesi, la peggiore prevede che il protagonista della clamorosa marcia su Mosca e della sfida a Putin, possa essere finito nelle mani dei servizi segreti del Cremlino e venga “torchiato” e costretto a rivelare chi aveva alle spalle. Nonostante la crudezza del termine, torchiare in questo caso è un eufemismo caritatevole.

A 500 giorni dall’inizio della fallita invasione di Putin, mentre il Cremlino è tutto proteso nel tentativo di recuperare la leadership perduta e ad epurare generali e apparati di sicurezza, l’esercito Ucraino avanza lentamente, ma progressivamente soprattutto lungo la direttrice delle città di Makiivka e di Bakhmut e sulla sponda orientale del fiume Dnipro. È “un’avanzata tatticamente significativa” l’ha definito il think tank statunitense l’Institute for the Study of War.

In attesa delle bombe a grappolo in arrivo dagli Stati Uniti e che moltiplicheranno la potenza di fuoco, la controffensiva di Kiev segna l’avvio di una manovra a tenaglia destinata a provocare la ritirata dell’armata russa.

Oltre alla guerra, la situazione per Mosca non si mette bene neanche in campo internazionale. Il continuo scambio di colloqui ad alto livello fra Cina e Stati Uniti a Pechino, dove dopo il segretario di Stato Blinken si è recata la segretaria al Tesoro Janet Yellen, e l’ambiguità di alleati come la Turchia e l’India oltre che degli stessi leader cinesi, evidenzia il crescente isolamento del Cremlino.

Pesa soprattutto l’accoglienza riservata da Recep Erdogan al presidente ucraino Volodimir Zelensky che si è recato in visita ufficiale a Instabul a parlare di grano ma soprattutto di Nato e di alleanze future col presidente turco considerato finora per sua stessa ammissione uno stretto alleato di Putin.

Un ulteriore slancio della Nato e dell’alleanza occidentale in difesa dell’Ucraina è l’obiettivo del viaggio in Europa ai confini con la Russia del presidente degli Stati Uniti Joe Biden che fra il 9 e il 13 luglio sarà in Inghilterra, in Lituania per il 74esimo vertice della Nato e Finlandia.
Alla vigilia del viaggio, il via libera alla fornitura a Kiev di bombe al grappolo, particolarmente efficaci per disarticolare i campi minati e i trinceramenti russi che rallentano la controffensiva, ha inaugurato una nuova fase di valutazione della Casa Bianca del conflitto. Una fase che si potrebbe definire “a la guerre comme a la guerre”, visto il massiccio uso da parte russa fin dall’inizio dell’invasione delle bombe a grappolo non solo sul fronte ma anche contro i civili.

Il nuovo approccio dell’amministrazione americana nei confronti del conflitto in Ucraina coincide con la recente analisi dell’Economist sul futuro della guerra. Quella in corso nel cuore dell’Europa, afferma l’autorevole settimanale britannico, è un inedito tipo di guerra ad alta intensità, che combina tecnologia e strategia. Una evoluzione inedita dalla quale si possono dedurre tre grandi lezioni. La prima è che il campo di battaglia è diventato tridimensionale, con satelliti onniveggenti e droni onnipresenti. La priorità è quella di rilevare il nemico, prima che sia lui a individuarti e accecare i tuoi sensori.

La seconda lezione è che l’intelligenza artificiale sta soppiantando la massa, cioè le centinaia di migliaia di soldati. Il generale Mark Milley, Capo degli stati maggiori riuniti dell’esercito Usa, ha previsto che entro 10 anni un terzo delle forze armate di prima linea sarà costituito da robot combattenti. Ma probabilmente non bisognerà attendere un decennio visto all’attuale utilizzazione di aerei senza pilota e carri armati senza equipaggio.

La terza e più rilevante lezione è che le guerre non hanno più i confini delimitati degli stati belligeranti. Il software del campo di battaglia dell’Ucraina è custodito sui server cloud di big tech all’estero. Non solo negli Stati Uniti e in Inghilterra, ma per esempio in Finlandia dove varie aziende forniscono dati di puntamento. Il che significa che non esisteranno due guerre uguali.
Un ipotetico scontro fra India e Cina potrebbe aver luogo sul tetto del mondo e a colpi di cyber war, mentre un altrettanto ipotetico, e per fortuna remoto, conflitto armato fra Stati Uniti e Cina potrebbe vedere l’esordio di attacchi reciproci provenienti dallo spazio.

Resta da vedere se l’escalation tecnologica non determinerà la neutralizzazione o la temporanea disattivazione dei satelliti d’allarme rapido, di controllo e di comando che hanno finora scongiurato e impedito l’uso di armi nucleari. In questo caso la lezione della guerra fra Mosca e Kiev rappresenterà davvero l’ultima vana lezione per l’umanità.


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