La gargantuesca operazione israeliana, che ha visto l’intervento di più di mille soldati, è atta a distruggere le capacità di Command e Control dei gruppi terroristici operanti a Jenin. Stando ai dati disponibili, il campo profughi nei pressi della città cisgiordana sarebbe il fulcro delle attività terroristiche nell’intera regione
Durante la notte le Israeli Defence Forces e l’Israel Security Authority hanno avviato nell’area della città di Jenin un’operazione militare congiunta su larga scala che ha visto coinvolti gli effettivi di un’intera brigata supportati da svariati droni, con proporzioni non più registrate in azioni di questo tipo dai tempi della seconda Intifada. Al momento, i dati ufficiali parlano di otto vittime e di cinquanta feriti tra la popolazione civile.
Nell’ambito di quello che è stato chiamato “un ampio sforzo antiterroristico in Giudea e Samaria”, le forze di sicurezza hanno colpito un centro per le operazioni congiunte, che fungeva da centro di comando per le operazioni del campo di Jenin e degli operatori della “Brigata Jenin”. Il centro di comando operativo fungeva anche da centro di osservazione e ricognizione avanzata, da luogo in cui i terroristi armati si riunivano prima e dopo le attività terroristiche, da sito per armi ed esplosivi e da centro di coordinamento e comunicazione tra i terroristi. Inoltre, il centro di comando forniva rifugio ai ricercati coinvolti negli attacchi terroristici avvenuti nell’area durante ultimi mesi.
Il campo profughi di Jenin, con una popolazione di circa 14.000 abitanti concentrati in un’area di circa mezzo chilometro quadrato, è stato definito dalle autorità israeliane come una delle più importanti basi per operazione terroristiche dell’intera regione. Su 260 attacchi registrati nell’intera area di Giudea e Samaria, 106 hanno avuto luogo nel governatorato di Jenin, causando 15 delle 52 vittime registrate nella stessa area tra il Giugno 2022 e il Giugno 2023. La portata delle attività terroristiche (sparatorie, accoltellamenti, speronamenti con veicoli e attentati dinamitardi) che hanno luogo nell’area di Jenin o che originano da essa è statisticamente sproporzionata rispetto alle sue dimensioni e alla sua popolazione.
Le stesse autorità dichiarano che il campo di Jenin funge da base sia per organizzazioni terroristiche che operano a livello regionale (Hamas, Fatah, Fronte Popolare per la liberazione della Palestina, Movimento per il Jihad Islamico in Palestina) che per più piccoli gruppi locali. Anche l’Isis sarebbe riuscito a mettere radici all’interno del campo.
Secondo le fonti israeliane, il vuoto di potere causato dall’incapacità dell’Autorità Palestinese di operare nell’area di Jenin avrebbe spianato la strada alla proliferazione in loco delle attività terroristiche. Complice una situazione economica precaria, i gruppi terroristici trasferiscono fondi e armi all’interno del campo, offrendo denaro ai giovani disoccupati per sostenerli direttamente o indirettamente nelle loro attività.
In questo momento le operazioni nell’area sono ancora in corso, ma ulteriori azioni risultano improbabili. “Il nostro obiettivo è concentrarci su Jenin e concentrarci solo sui terroristi e sulle loro cellule”, ha dichiarato il ministro degli Esteri Eli Cohen in una conferenza stampa in cui il governo israeliano ha affermato di non voler estendere le operazioni agli altri centri abitati della Cisgiordania.