Skip to main content

Cosa dobbiamo temere (e cosa no) dell’Intelligenza artificiale secondo Bill Gates

Su GatesNotes, il padre di Microsoft ha espresso tutte le sue perplessità sui nuovi strumenti tecnologici, senza però risultare pessimista. Al contrario, ha infuso fiducia sul futuro, provando a indicare soluzioni concrete ai dubbi del presente. Alcune di queste possono arrivare proprio dalla stessa Intelligenza Artificiale

“Una cosa che risulta chiara da tutto ciò che è stato scritto finora sui rischi dell’intelligenza artificiale – ed è stato scritto molto – è che nessuno ha tutte le risposte. Un’altra cosa che mi è chiara è che il futuro dell’IA non è poi così cupo come pensano alcuni o così roseo come credono altri. I rischi sono reali, ma sono ottimista sulla possibilità di gestirli”. La valutazione di Bill Gates sui rischi e benefici apportati dalla tecnologia sono riassumibili in questo breve estratto di un lungo post pubblicato sul suo GatesNotes. Come tanti altri colleghi, condivide le paure che ruotano attorno ai nuovi strumenti di cui, come tutte le novità, deve essere tratto solo il meglio.

L’esempio concreto portato dal fondatore di Microsoft è quello dell’istruzione: anche quando la calcolatrice ha fatto la sua apparizione si credeva che potesse limitare la capacità di calcolo degli studenti, il che è vero, ma li ha anche aiutati a risolvere problemi con più velocità. Lo stesso dicasi dei computer nelle aule, potenzialmente distruttivi ma che invece hanno stimolato tanti ragazzi a entrare a contatto con il mondo dell’informatica. Lo stesso, dunque, si potrebbe dire per ChatGpt.

Questi casi sono utili per comprendere meglio i vantaggi dell’IA, ma di certo non fugano tutti i dubbi sulla questione. La disinformazione rimane uno di questi. È un fenomeno talmente diffuso che nel tempo si è trasformato in una minaccia per la democrazia. Il motivo è l’interferenza nei processi elettorali da parte dei deepfake, che influenzano le persone e possono indirizzare l’esito finale. Oppure, può legittimare e fomentare le istanze di chi crede che quelle elezioni siano state frodate diffondendo materiale ad hoc. Come sottolineato da Gates, maggior attenzione all’impatto che l’IA ha sulla nostra società è stata data dopo l’intervento al Congresso di Sam Altman, Ceo di OpenAI. Con l’esperienza, le persone si sono abituate a riconoscere il vero dal falso, ma per il filantropo potrebbe essere proprio l’intelligenza artificiale a risolvere il problema. “Intel”, ha aggiunto, “ha sviluppato un rilevatore di deepfake e l’agenzia governativa DARPA sta lavorando a una tecnologia per identificare se un video o un audio sono stati manipolati”.

Anche sulle preoccupazioni che circondano il mondo del lavoro, Gates prova a diffondere tranquillità. Purché a mitigare la transizione digitale ci pensino governi e aziende. Avere strumenti che facciano ciò che spetta all’essere umano è sicuramente un vantaggio – riflette ancora il sessantasettenne statunitense – perché lascia più tempo per pensare alla vita extra-professionale. Detto ciò, i lavoratori vanno preparati ed educati alle nuove tecnologie così che il passaggio non sia troppo traumatico e non li metta spalle al muro, nell’impossibilità di conviverci. “Il cambiamento causato dall’IA sarà una transizione accidentata, ma ci sono tutte le ragioni per pensare che si possa ridurre gli effetti nella vita e nei mezzi di sostentamento delle persone”.

Certo, non è tutto rosa e fiori. Le problematiche rimangono e saranno difficili da scardinare. Per dirne una: la ricerca spasmodica di nuovi strumenti tech da portare sul mercato potrebbe in qualche modo essere paragonata alla corsa agli armamenti. Per Gates, quindi, il settore tecnologico andrebbe regolato alla stessa maniera. “È un pensiero spaventoso, ma abbiamo la storia a guidarci. Sebbene il regime di non proliferazione nucleare del mondo abbia i suoi difetti, ha impedito la guerra atomica che la mia generazione tanto temeva quando eravamo piccoli”. Pertanto, “i governi dovrebbero prendere in considerazione la creazione di un organismo globale per l’IA, simile all’Agenzia internazionale per l’energia atomica”, ha spiegato.

In questo senso, i Paesi si stanno già muovendo sebbene resistano alcune criticità da risolvere. Stati Uniti ed Europa sono in prima fila in questo senso, seppur con approcci differenti. Per Gates, la questione sta tutta qui. I governi nazionali sono chiamati a dare risposte ai propri cittadini, attraverso leggi ed emendamenti che traccino una strada sicura nell’utilizzo dell’IA. Allo stesso tempo, dovrebbero interagire solo con quegli Stati che pensano che la tecnologia sia un apporto e non un mezzo per alimentare tensioni.

Le aziende private non sono esentate da questo delicato compito, pur circoscritto nel loro ambito. Oltre a quanto detto sulla trasformazione del lavoro in sé, le aziende che si occupano di IA devono “proteggere la privacy delle persone, assicurarsi che i loro modelli riflettano i valori umani fondamentali, ridurre al minimo i pregiudizi, diffondere i benefici a quanti più soggetti possibili e impedire che la tecnologia venga utilizzata da criminali o terroristi”. Più facile a dirsi che è a farsi, ma forse è l’unico modo per essere davvero ottimisti sul prossimo futuro.

×

Iscriviti alla newsletter