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L’assalto corazzato di Kyiv che mira a rompere le linee russe a Zaporizhia

Le notizie dal fronte riportano di uno sfondamento ucraino nella regione meridionale. Anche se il terreno guadagnato è pochissimo, questi sviluppi potrebbero avere un’importanza tutt’altro che marginale. E potrebbero portare le forze di Kyiv fino alle coste del Mar d’Azov

Malgrado un apparente stallo che si protrae da ormai alcune settimane, qualcosa si sta smuovendo lungo il fronte ucraino. Fonti di entrambe le parti coinvolte nel conflitto riportano di alcune azioni offensive ucraine avvenute il 26 luglio nell’oblast di Zaporizhia. In particolare, un vigoroso assalto meccanizzato ucraino avrebbe portato ad uno sfondamento localizzato nei pressi di Robotyne (un piccolo centro abitato sito nei pressi della più grande Orikhiv). Dopo un’avanzata di poco meno di 3 km da parte delle truppe di Kiev, queste ultime sarebbero state costrette ad abbandonare una parte delle posizioni appena occupate per via della tattica di difesa elastica adottata dalle forze armate russe.

Tuttavia, nonostante l’immediata reazione, questa prima rottura del fronte potrebbe rappresentare un parziale punto di svolta. Pur guadagnando relativamente poco terreno, le truppe ucraine sarebbero riuscite ad aprirsi un varco attraverso il complesso sistema difensivo costruito dagli avversari. Lo sfruttamento di questo varco garantirebbe, almeno in teoria, grandi vantaggi sul piano operativo, e potrebbe essere la chiave di volta per superare la moderna linea Maginot eretta dai russi durante gli ultimi mesi. Ma per far sì che ciò accada, il ferro andrebbe battuto finché caldo.

Cosa che Kiev sembra abbia intenzione di fare. Il New York Times riporta che nelle operazioni siano stati utilizzati in modo relativamente estensivo preziosi mezzi corazzati di manifattura occidentale, specificatamente i main battle tank tedeschi Leopard e gli infantry fighting vehicles M2 Bradley. Un segnale evidente dell’importanza data da Kiev a queste operazioni. Inoltre, sembra che buona parte delle riserve accumulate per la controffensiva nei mesi scorsi vengano dispiegate per sostenere questo sforzo. Battaglioni composti da veterani freschi, in contrapposizione ai soldati russi che non hanno ricevuto un sostanziale ricambio sin dall’inizio delle operazioni offensive ucraine nei primi giorni di giugno.

Secondo alcuni funzionari della difesa statunitense, gli scontri di ieri sarebbero l’inizio della “spinta principale” della controffensiva ucraina. Che si concentrerebbe nel luogo giusto al momento giusto. Il processo di logoramento portato avanti dall’artiglieria ucraina su dei soldati fortemente demoralizzati, sia per l’andamento delle operazioni al fronte che perla situazione interna (la 58°Armata dispiegata nel settore è quella che comandava il generale Popov prima della sua rocambolesca rimozione) rendono l’area interessata dall’azione offensiva ucraina una delle più fragili dell’intero fronte.

A cosa potrebbe portare nel medio-lungo termine un’evoluzione di questo sforzo militare? Una penetrazione ucraina sostenuta dai giusti strumenti militari (capacità meccanizzate, supporto aereo e dell’artiglieria, guerra elettronica) potrebbe permettere all’esercito di Kiev di arrivare fino alle coste del mar d’Azov e a liberare le città di Melitopol e Berdyansk. Tagliando così in due le forze armate russe, con ovvie conseguenze logistiche E stringendo ancora di più il cappio sulla penisola di Crimea, già bersagliata da azioni militari ucraine nelle scorse settimane.


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