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Meloni alla prova del grande Nord. Si gioca le carte Pnrr, squadra e fiducia

​Il premier interviene alla sua prima assemblea degli imprenditori lombardi, uno dei più importanti centri industriali del Paese. Il Pnrr verrà messo a terra, costi quel che costi, ma bisogna remare tutti nella stessa direzione. A breve arriverà il chips act. E c’è la standing ovation per Berlusconi​

La prova non era di quelle facili. Quando si hanno davanti 1.500 imprenditori che rappresentano oltre 7 mila imprese che a loro volta costituiscono il cuore pulsante dell’economia italiana, c’è da mantenere i nervi saldi e provare a fare breccia nel cuore dei presenti. Giorgia Meloni oggi era l’ospite principale dell’assemblea generale di Assolombarda, l’associazione delle imprese che operano nella Città Metropolitana di Milano e nelle province di Lodi, Monza e Brianza, Pavia. Uno degli hub industriali del Paese e uno dei gruppi più pesanti, dentro Confindustria, che ha espresso l’attuale presidente, Carlo Bonomi.

Il grande Nord è sotto pressione. Il costo del denaro è ormai al 4% e la Bce non ha intenzione di mollare la presa sui tassi. La recessione, almeno in Germania, è arrivata, mentre l’economia italiana che sì, quest’anno, è più tonica di molte altre, potrebbe presto andare incontro a un rallentamento. In tutto questo c’è una guerra a poche migliaia di chilometri di cui per ora non si vede una pausa e un Pnrr con vari obiettivi da raggiungere. Ce ne è abbastanza per chiedere una politica industriale ed economica di caratura. E le risposte, il premier, le ha provate a dare a una platea che non ha mancato di omaggiare, con tanto di standing ovation, Silvio Berlusconi, scomparso ormai quasi un mese fa.

TRE PAROLE PER RIPARTIRE

Primo punto, infondere un po’ di fiducia agli imprenditori che ogni giorno combattono contro inflazione, burocrazia e manodopera sempre più difficile da trovare. “Il mio compito è ripartire dal nostro modello industriale e dalla consapevolezza di quello di cui la nostra nazione è capace di fare con orgoglio, ottimismo e fiducia”, ha premesso Meloni. “Ho l’orgoglio di guidare questa nazione, l’ottimismo che possiamo fare meglio e sono fiduciosa che il declino si possa invertire: il declino non è un destino ma una scelta”.

Il premier è poi passato al merito delle questioni. Come l’Europa. “Siamo impegnati sul nuovo fronte della governance europea, con la riforma del Patto di stabilità e crescita che nella sua nuova versione dovrebbe privilegiare di più la crescita, senza la quale è difficile garantire stabilità”. Tradotto, non è più tempo di giocare con il pallottoliere sui conti pubblici e questo lo sa anche l’Europa stessa.

Meloni ha poi sottolineato la necessità di “parità di condizioni nel mercato interno e una piena flessibilità dei fondi europei esistenti. La sfida sulla riforma della governance è sugli investimenti: se l’Europa fa scelte strategiche come la transizione verde, la transizione digitale e la difesa non si possono punire le nazioni che investono in questi ambiti. Scomputare queste spese dai calcoli del Patto di stabilità (la cosiddetta golden rule, ndr) è una sfida prioritaria”, ha chiosato Meloni.

L’ORA DI FARE SQUADRA

Il canale con gli imprenditori è comunque rimasto sempre quello dell’unione e della necessità di fare squadra. “Possiamo e dobbiamo lavorare insieme. Non sempre saremo d’accordo su tutto, ma questa nazione si può salvare, può ancora stupire e dimostrare al mondo quanto vale” Rivolgendosi agli imprenditori, Meloni ha rivendicato un principio: “Siamo sempre la nave più bella del mondo; può avere qualche danno ma il nostro scafo è solido e sicuro, l’equipaggio ha cuore e cervello. Se riusciamo a dare indicazioni chiare e remare nella stessa direzione non dobbiamo temere nessuna onda, indipendentemente da quanto alta possa essere”.

DESTINAZIONE PNRR

Non poteva mancare, ovviamente, un riferimento al Pnrr. Che per gli industriali del Nord vuol dire, essenzialmente, investimenti e dunque crescita. “Mi dispiace che anche il Pnrr sia diventato terreno di scontro. Penso che su una partita del genere dobbiamo comportarci come un solo uomo, maggioranza e opposizione, sindacati, aziende, magistrati, cittadini. Non è in gioco un governo ma la modernizzazione dell’Italia e la sua credibilità internazionale. C’è chi fa polemica e chi tifa perché si fallisca. Ma vi assicuro che quei soldi li metteremo a terra, costi quel che costi”.

Meloni ha ricordato che il piano “non lo ha scritto o negoziato questo governo, ma lavoriamo senza sosta per mettere a terra tutte le risorse. È un piano che ha bisogno di correttivi ma ha bisogno di grande impegno da parte di tutti gli attori per rispettare i tempi previsti. Modificheremo le parti da cambiare, faremo le norme necessarie, contratteremo con la commissione, supereremo le lungaggini degli enti locali. Faremo quello che va fatto e metteremo tutti ai remi e se qualcuno vorrà restare a guardare, alla fine avrà imparato una lezione”.

Non è tutto. “A breve avremo il Chips act italiano (c’è anche il pacchetto legislativo europeo sui semiconduttori, approvato l’8 febbraio 2022 dalla Commissione Europea) che si inquadra nel chips act europeo che dà obiettivi importanti. La politica dei semiconduttori si inserisce in un piano più ampio per rendere l’Italia sempre più competitiva il ramo hi-tech ha bisogno di un’evoluzione per attirare imprese dall’estero ed evitare fughe dall’Italia”.

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