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I misteri dietro al destino di Qin Gang. Il commento di Sisci

A trenta giorni esatti dalla sua ultima apparizione in pubblico, il ministro degli Esteri cinese è stato ufficialmente rimpiazzato dal suo predecessore. Secondo Francesco Sisci, il ritorno di Wang Yi è un tentativo di Xi di mantenere stabile la politica estera di Pechino, e potrebbe essere una mossa transitoria in attesa di un nuovo nome

Dopo un mese esatto dalla sua ultima apparizione in pubblico, assenza che Pechino ha blandamente giustificato con motivazioni legate al suo stato di salute, il Ministro degli Esteri della Repubblica Popolare Cinese Qin Gang è stato ufficialmente rimosso, senza che ulteriori informazioni sul suo destino siano state fornite dalle autorità cinesi.

Al suo posto torna Wang Yi, già titolare del Ministero degli Esteri dal 2013 al 2022 (quando è stato appunto sostituito da Qin Gang, reduce da un’esperienza di due anni come ambasciatore della Repubblica popolare negli Stati Uniti) e nel frattempo promosso a direttore dell’Ufficio della commissione centrale per gli affari esteri del Partito comunista cinese. La sua nomina come Ministro degli Esteri arriva mentre Wang si trova in Sud Africa al meeting dei Brics sulla sicurezza nazionale.

La notizia di questo ricambio viene data dall’agenzia di stampa statale Xinhua, che in un suo report riporta come il massimo organo legislativo cinese abbia votato per rimuovere Qin Gang dal ruolo di Ministro degli Esteri nominando Wang Yi al suo posto, e che il Presidente Xi Jinping abbia a sua volta ratificato la decisione.

Formiche.net ha chiesto a Francesco Sisci, esperto di geopolitica, un commento sulla vicenda.

“Quello di Wang Yi è definibile come un’aggiunta al suo titolo attuale, in qualità di responsabile della Commissione Centrale per gli affari esteri egli era già una specie di ‘superministro’: in Cina infatti il Ministero degli Esteri è l’ente che implementa le decisioni prese ad alto livello. La nomina di Wang Yi è formale. Ed è anche possibile che, data la sua età (ha quasi 70 anni), la sua sia una nomina transitoria, e che tra pochi mesi venga individuato un nuovo Ministero degli Esteri” spiega Sisci.

L’esperto affronta poi il tema del destino di Qin Gang: “Sappiamo che l’oramai ex-ministro degli Esteri è stato rimosso, ma non sappiamo né perché, né cosa sia successo. I motivi plausibili dietro a questa sparizione, e alla sua successiva rimozione sono tre: problemi personali, problemi politici o problemi di salute, che ritengo i meno probabili. E forse non sveleremo mai questo mistero. Al momento risulta abbastanza difficile pensare ad un suo ritorno, ma come notano alcuni Qin è stato destituito come Ministro degli Esteri, ma non come Consigliere di Stato, che è un ruolo più importante del primo. Le due cariche non si sa se siano speculari in questo caso. In teoria quindi una sua ricomparsa, per quanto bizzarra, non sarebbe impossibile.”

“Nominando Wang Yi, Pechino intende mandare un messaggio,” prosegue Sisci, “perché con la sua nomina si segnala continuità e stabilità, non ci sarà alcun cambio di rotta in politica estera. Non parlo di immobilismo: dopo aver preso delle decisioni non troppo ben pensate riguardo alla Guerra in Ucraina, la Repubblica Popolare sta cercando ora di smarcarsi, e di ripensare la sua posizione con la Russia, così come la Russia pare la stia ripensando con la Cina. Inoltre, le questioni dell’area indo-pacifica continuano ad essere estremamente rilevanti, e la nomina di Wang Yi chiude un vuoto di potere che rischiava di lasciare Pechino in un ruolo passivo rispetto agli eventi”.



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