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Clima, serve un piano d’azione lungimirante. Fazzone spiega quale

Dissesto idrogeologico, incendi, frane. Una parte d’Italia è sott’acqua, l’altra brucia. Ed è per questo che il governo sta pensando a un grande piano per prevenire il dissesto idrogeologico. Nel prossimo Cdm via libera allo stato di emergenza. Ma bisogna ragionare anche su “concessioni edilizie e su interventi da realizzare per regolare il flusso dei fiumi”. Conversazione con il presidente della Commissione Ambiente al Senato, Claudio Fazzone

Una parte del Paese è sott’acqua, l’altra brucia. L’emergenza climatica sta mettendo alla prova la tenuta di alcune zone dell’Italia provocando danni milionari. Solo in Lombardia, si stima che ce ne siano almeno cento milioni. Ed è per questo che il premier Giorgia Meloni ha detto a chiare lettere che l’obiettivo del governo, a medio termine, è quello di “superare la logica degli interventi frammentati varando un grande piano di prevenzione idrogeologica”. A fronte della necessità di mettere “in sicurezza il territorio”. Benché non si possa ridurre a zero il rischio sul territorio, “il nostro intento è quello di riuscire ad avere almeno l’80% del territorio nazionale sotto controllo”. A dirlo a Formiche.net è il presidente della Commissione Ambiente al Senato, Claudio Fazzone.

Come avete intenzione di sviluppare questo grande piano di prevenzione?

Innanzitutto il premier, con le sue parole, ha fissato un criterio metodologico: non bastano più interventi a spot, per fronteggiare l’emergenza. Ora dobbiamo recuperare il tempo perduto e mettere in atto un piano lungimirante. Non c’è dubbio che il tema del dissesto idrogeologico del territorio sia fondamentale e lo diventa sempre più a seguito dei recenti accadimenti in diverse regioni d’Italia. A questo tema, se ne legano molti altri. Penso ad esempio al sistema delle concessioni edilizie, che andrà sicuramente rivisto in ottica limitativa rispetto al consumo del suolo. Bisogna sempre più ragionare in ottica di recupero, non di ulteriore consumo.

A oggi sono sei le regioni che hanno chiesto o chiederanno lo stato di emergenza. Come risponderete?

La direzione del governo è quella di concedere lo stato di emergenza nei territori colpiti dalle calamità. Ora si tratta solo di aspettare la stima completa dei danni, poi il prossimo consiglio dei ministri darà il via libera. Stiamo parlando chiaramente di due emergenze diverse. Sugli incendi, tra l’altro, sarebbe auspicabile immaginare un piano di prevenzione più efficace, andando anche a rafforzare la flotta della Guardia Forestale che negli anni è stata fortemente depotenziata.

Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera – stanziando dieci milioni – al decreto che consente di accedere alla Cig per i lavoratori maggiormente esposti ai rischi del caldo. 

Sì, penso che anche questa sia una prima risposta concreta che coglie due esigenze: da un lato tutelare i lavoratori sotto il profilo contrattuale e dall’altro garantirne la salute. Penso che, sotto questo profilo, sarebbe auspicabile da parte delle imprese un’applicazione più flessibile dell’orario lavorativo nei settori in cui gli addetti sono più a rischio.

Tra le altre, l’Emilia-Romagna è stata tra le regioni più colpite in diverse occasioni. Il territorio attende risposte. Quale sarà l’atteggiamento del governo?

In Emilia-Romagna la situazione è indiscutibilmente molto grave. Per cui, occorrerà agire su due direttrici. Da una parte cercare il prima possibile di rimarginare le ferite provocate dalle calamità delle ultime settimane, dall’altro capire le motivazioni per cui questi eventi hanno avuto effetti così devastanti, al di là della portata straordinaria. Non è una questione politica, ne di scaricabarile. Semplicemente si tratterà di individuare gli ambiti sui quali intervenire con maggiore urgenza.

Ha già un’idea sotto questo profilo?

Ad esempio, per cercare di evitare il problema delle esondazioni, sarebbe opportuno individuare delle zone lungo l’asse del Po per realizzare delle vasche di compensazione in modo tale da rallentare il flusso e da contenere la forza del fiume nei momenti più critici.

 



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