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Perché l’inflazione ha reso il Pnrr più complicato per tutti. Parla Viesti

Intervista all’economista, saggista e docente all’Università di Bari. Sbagliato attaccare l’esecutivo a priori, lo choc dei prezzi è stato un tornado per tutti, chiunque avrebbe avuto difficoltà nel portare a casa il Piano. Ora non bisogna creare le condizioni per irrigidire i rapporti con l’Europa, non conviene a nessuno. E anche il governo Draghi ha commesso i suoi errori

Chi dice che una volta assegnati i 200 miliardi all’Italia, portare a casa i denari fosse un gioco da ragazzi, con ogni probabilità non crede nemmeno a se stesso. Sì, sul Pnrr il governo di Giorgia Meloni, che ha in Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Europei il suo anello di congiunzione con Bruxelles, cammina su una corda. Rassicurazioni d’ordinanza su terza e quarta rata sono necessarie e opportune, anche se poi alla fine quello che conta è il risultato.

Il quale, dice a Formiche.net l’economista, saggista e docente dell’Università di Bari, Gianfranco Viesti (autore del libro Riuscirà il Pnrr a rilanciare l’Italia? edito da Donzelli), arriverà ma non senza sudore e fatica. E non potrebbe essere altrimenti, lo stravolgimento comportato dall’aumento dei tassi e dalla tempesta dell’inflazione vale per l’Italia come per tutti.

Il governo in questi giorni si è impegnato nel rassicurare sull’incasso delle rate del Pnrr spettanti all’Italia. Ha la sensazione che la situazione sia, nel suo complesso, sotto controllo?

In parte. Ci sono due forze contrapposte. La prima è il grosso e immane choc dei prezzi che si è abbattuto sul piano, già di per sé molto complesso. Qualsiasi governo si sarebbe trovato dinnanzi a delle enormi difficoltà e per questo non condivido il metodo di attaccare a priori l’esecutivo, che sta fronteggiando criticità profonde. Dall’altro lato, però, vedo una comunicazione molto disordinata e una tendenza a mettere le mani avanti.

Che intende dire?

Sembra quasi che si voglia far passare questo messaggio, non ve la prendete con noi perché se il piano non va è colpa degli altri. Questo non va bene, il Pnrr è di tutti e il governo lo deve attuare. Ora, tutto ciò premesso, aspettiamo di vedere queste famose modifiche e integrazioni, che dovrebbero arrivare per fine agosto. Un timing non facile.

Viesti, c’è chi sostiene come la partita per il Pnrr sia legata a doppio filo a quelle per il Mes e per la riforma del Patto di stabilità. Lei che ne pensa?

Mi pare verosimile, anche se tenderei a distinguere. Il confronto sul Pnrr è più tecnico che politico, lo stesso articolo 21 del Regolamento del Piano ammette delle modifiche. Ricordiamoci che parliamo di un volume di fondi colossale. Le altre due questioni sono più politiche. Però vorrei concentrarmi su quello che è davvero il fattore X e non solo per quanto riguarda il Pnrr.

Sarebbe?

L’Italia deve avere la Commissione Ue dalla sua parte. Bruxelles è ancora più interessata di Roma affinché il Pnrr vada avanti. Per questo irrigidire i rapporti con l’Europa nel nome delle modiche, pur legittime, al Piano stesso, potrebbe essere un errore tattico.

Torniamo in Italia. Sappiamo tutti che il Pnrr non ha speranze di riuscita senza una Pubblica amministrazione all’altezza della situazione. Quanto è lontana la nostra Pa da standard di una certa qualità?

La questione è cruciale. Come ho scritto nel mio libro, c’è stato un errore strategico del governo Draghi. Nel 2021-2022 andava fatta un’operazione di potenziamento della Pa, in termini di personale, anche. E invece si è scelta la strada della semplificazione e della digitalizzazione. Adesso il Pnrr stesso ci sta facendo vedere che con queste amministrazioni il Paese non funziona. E ci sta facendo capire che la macchina pubblica va assolutamente potenziata. Dobbiamo agire subito.

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