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Produrre risorse dal suolo marziano? Ecco Space manufacturing in-situ

Il nostro Paese punta all’esplorazione spaziale del Pianeta rosso con il nuovo progetto Space manufacturing in-situ, con capofila il Dass che opera in sinergia con altre diverse realtà italiane, per trasferire sul suolo marziano un macchinario in grado di produrre manufatti utilizzando le risorse presenti su Marte

Il made in Italy si prepara a volare su Marte. Le sale dell’associazione della Stampa romana hanno fatto da sfondo alla presentazione del progetto Space manufacturing in-situ (Sms), organizzata dal Distretto aerospaziale della Sardegna (Dass), in collaborazione con il Centro di ricerca, sviluppo studi superiori in Sardegna (CRS4), l’università di Cagliari, Centro italiano ricerche aerospaziali (Cira), Consorzio Ali, Avio e Lead Tech, i principali partner del progetto. Space manufacturing vede infatti come capofila il Dass e con un finanziamento pari a 4 milioni di euro, punta a studiare una missione interplanetaria che abbia come obiettivo il trasferimento sul suolo del Pianeta rosso di un macchinario in grado di produrre manufatti utilizzando le risorse presenti su Marte. Così da supportare potenziali future colonie e inserirsi nella più vasta strategia che si prefigge di lanciare nel 2031 una grande missione marziana, con un costo relativo di 250milioni, a cui se ne aggiungono altri 50 per il lancio. Pur essendo il nostro vicino della porta accanto, Marte non è purtroppo famoso per essere un posto facile da visitare. Sono state infatti più di quaranta le missioni tentate dagli anni ‘60, ma meno della metà hanno raggiunto il loro scopo. Pare vi siano addirittura alcuni scienziati che parlano di un “demone marziano” che sabota i veicoli spaziali in rotta per il Pianeta rosso. Ma oggi, grazie a una corsa allo spazio senza precedenti e al rapido sviluppo tecnologico, questo demone si prepara ad essere sconfitto e a essere rimpiazzato dall’uomo e dalle sue future colonie marziane.

Un progetto tutto italiano

Il progetto Space manufacturing in-situ, recentemente approvato dal ministero dell’Università e della ricerca (Mur), per perseguire i propri obiettivi prevede la massimizzazione dell’utilizzo delle principali tecnologie europee in ambito spaziale, come i sistemi di lancio, di propulsione e i sistemi innovativi di protezione termica nella fase di ammartaggio, a cui si aggiungono lo sviluppo di macchinari per la realizzazione di elementi strutturali che possano sfruttare i materiali reperibili sul suolo marziano. “Il brevetto, di proprietà integrale del Dass, relativo al processo di realizzazione di elementi strutturali necessari per la produzione in loco di manufatti a supporto di futuri insediamenti su Marte che sarà preso in considerazione nell’ambito del progetto, è stato concesso una decina di anni fa in Europa, Cina, Stati Uniti, Russia, Giappone e India ed è considerato positivamente anche nell’ambito dell’International space exploration and coordination group che raggruppa tutte le principali agenzie spaziali mondiali”, ha spiegato il presidente Distretto aerospaziale della Sardegna e amministratore unico CRS4, Giacomo Cao. Il progetto, secondo le previsioni, dovrebbe vedere la luce in poco meno di 4 anni, a partire da marzo 2023.

La sfida tecnologica

Il progetto Sms, per riuscire a soddisfare il sogno di raggiungere il Pianeta rosso, ha dovuto affrontare diverse sfide sul piano dell’innovazione tecnologico. “Questo progetto rappresenta un’importante sfida nella creazione delle condizioni necessarie alla vita umana nello spazio e in altri pianeti. Il Cira intende mettere a disposizione tutte le sue competenze per portare avanti questa ambiziosa missione e consentire all’Italia di acquisire un ruolo di leadership nel settore”, ha spiegato infatti il presidente del Cira, Antonio Blandini. Mentre, “Per consentire un ammartaggio sicuro, Ali utilizzerà la tecnologia di rientro proprietaria Irene (Italian re-entry nacelle) che presenta caratteristiche di semplicità tali da ridurre considerevolmente non solo i rischi ma anche i costi della missione”, ha raccontato invece il direttore operativo Ali, Francesco Punzo.

Small mission to Mars

Il progetto Space manufacturing in-situ si inserisce inoltre nell’ambito del progetto più ampio “Small mission to Mars”, già all’attenzione del Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale (Comint) e Agenzia spaziale italiana (Asi). Lo scopo di tale ambiziosa iniziativa, completamente progettata e realizzata in Italia, è implementare una missione, attraverso tecnologia avanzata interamente sovrana, per inviare una sonda sul pianeta Marte entro il 2031. Coordinato dal punto di vista tecnologico dal Cira e con la collaborazione del Dass, che ne detiene il coordinamento scientifico, il progetto vede il contributo anche del Distretto aerospaziale della Campania (Dac), dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), di Ali, del Politecnico di Milano, di Avio e di Telespazio. Altro elemento di italianità è il fatto che verrà lanciato con il Vega, il lanciatore italiano sviluppato in ambito Esa. Al momento il piano di sviluppo della missione, prevede tempi di sviluppo di 7 anni e un investimento 250 milioni di euro (escluso l’acquisto del servizio completo di lancio del Vega stimato in circa 50 milioni).


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