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Dalle stelle alle stalle, le magre prospettive di Mosca verso lo Spazio

La brusca rottura economica e diplomatica con l’Occidente in seguito al conflitto ucraino ha sancito un forte rallentamento per le avventure spaziali russe. Dopo aver mantenuto un ruolo da protagonista nel secolo scorso, oggi il programma spaziale russo stenta a decollare, ed è costretto a rivedere le sue ambizioni

In una delle sue citazioni più celebri, il cosmonauta sovietico Yuri Gagarin parla della terra vista dal cosmo, definendola “bellissima, senza frontiere né confini”. Quegli stessi confini che oggi stanno lentamente soffocando il programma spaziale russo, come conseguenza dell’invasione dell’Ucraina lanciata da Mosca nel febbraio dello scorso anno. Emarginata diplomaticamente e sanzionata economicamente da quell’Occidente che fino a pochi mesi fa era il suo principale partner nella corsa allo spazio, la Federazione Russa si ritrova adesso a rischiare un pericoloso isolamento, rischio che la spinge ad una disperata ricerca di nuove opportunità di cooperazione.

Non tutti i legami sono stati recisi: la partecipazione della Russia alla Stazione Spaziale Internazionale continuerà infatti almeno fino al 2028 secondo quanto affermato lo scorso aprile da Yuri Borisov, direttore dell’agenzia spaziale nazionale russa Roscosmos. Non a caso il pacato e diplomatico Borisov è arrivato ai vertici di Roscomos nelle settimane successive all’escalation militare in Ucraina come sostituto del ben più aggressivo Dmitrij Rogozin, che aveva per l’appunto evocato il ritiro di Mosca dal progetto dell’ISS (oltre a lanciare minacce poco velate al fondatore di SpaceX Elon Musk per il supporto dato alle truppe ucraine grazie ai satelliti Starlink).

Ma questo caso specifico rappresenta un unicum. E l’assenza di prospettive di cooperazione future con l’Occidente nell’esplorazione spaziale pesa come un macigno su Mosca, che anche in questo settore si ritrova sempre più schiacciata su Pechino. Nel marzo del 2021 Federazione Russa e Repubblica Popolare Cinese hanno siglato un accordo di collaborazione sui progetti lunari portati avanti da Pechino, che dovrebbero tradursi nella realizzazione di una stazione in orbita lunare e di un insediamento sulla superficie del corpo celeste. Al momento, la Cina rappresenta l’unica potenza straniera con il quale la Russia ha un piano di cooperazione strutturata per il futuro, seppure nel ruolo di gregario.

Ma Mosca appare più che intenzionata ad espandere il suo network spaziale. Alla fine di giugno Borisov si è recato in visita ufficiale in Algeria ed Egitto, nel tentativo di sviluppare i legami di cooperazione con questi stati nell’ambito spaziale. Pochi giorni dopo, durante la riunione del G20 dei capi delle agenzie spaziali nazionali svoltasi il 6 luglio, sempre Borisov ha esteso a tutti i partecipanti un invito ad unirsi al programma spaziale russo.

Secondo il politologo Pavel Luzin, sono due i principali motori di questo sforzo diplomatico moscovita: il primo è l’interesse nell’avere a disposizione un canale di accesso indiretto ai componenti elettronici impiegati nell’industria spaziale, sfruttando i partner per aggirare le sanzioni ancora in atto; il secondo è il bisogno di attirare finanziamenti verso una Roscosmos che registra forti disavanzi: le perdite nette per il biennio 2021-2022 ammontano a 1.15 miliardi di dollari, e sembra che siano stati proprio i debiti della società a spingere il governo kazako ad un sequestro degli asset del cosmodromo di Baikonur, sito in Kazakhistan ma sotto il controllo della Russia .

Carenza tecnologica e debolezza economica gravano pesantemente sull’agenda spaziale russa. Nei mesi scorsi si sono verificati almeno due episodi di perdite di liquido di raffreddamento dagli asset spaziali russi: una conferma della scarsa manutenzione applicabile e delle gravi condizioni in cui versa Roscosmos. Su queste basi sembra difficile immaginare che Mosca riuscirà a portare avanti il progetto di creare la sua stazione spaziale, la quale secondo i piani dovrebbe essere in orbita già nel 2028. Se da una parte il coinvolgimento di nuovi attori poterebbe nuove energie intellettuali ed economiche, dall’altra le necessità di omologazione dei componenti tecnici comporterebbe ulteriori ritardi prima del lancio. Ma già la possibilità di poter realizzare un progetto simile, al netto delle tempistiche, sarebbe molto significativo per il futuro spaziale della Russia.

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