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La Russia chiede aiuto ai partner Brics per la sua nuova stazione spaziale

Dopo la rottura con la Nasa e l’Iss, Mosca lancerà il primo modulo della sua nuova stazione spaziale già nel 2027. Per realizzare l’avamposto, Roscosmos ha proposto ai partner Brics di compartecipare alla costruzione di un modulo congiunto

Mosca spinge l’acceleratore su un nuovo avamposto in orbita, a più di un anno dalla rottura con la Stazione spaziale internazionale (Iss) e la Nasa americana, conseguente all’aggressione dell’Ucraina. È quanto si apprende dai media del Paese, che hanno riferito di come il capo dell’Agenzia spaziale russa Roscosmos abbia offerto ai partner del gruppo Brics – cioè Brasile, India, Cina, Sudafrica – di prendere parte alla costruzione di un modulo congiunto per la futura stazione spaziale orbitale russa. La stazione, in previsione del sempre più prossimo pensionamento dell’Iss, che avverrà intorno al 2031, si andrebbe così ad aggiungere alla stazione spaziale cinese Tiangong lanciata nel 2021 che, pur essendo più piccola dell’Iss, può ospitare fino a sei astronauti. Nel frattempo, accanto a questi avamposti, si andranno ad aggiungere nel prossimo futuro le stazioni commerciali, come quella che sta al momento sviluppando la società texana Axiom.

La futura stazione

Già nel 2027 dovrebbe essere lanciato il primo stadio della nuova stazione spaziale, il Russian orbital system (Ros). A seguire, sono previsti altri quattro moduli che verranno mandati in orbita tra il 2028 e il 2030, come spiegato a febbraio 2023 dal principale progettista del programma, Vladimir Kozhevnikov, ai media statali russi. La Ros prevederà in una prima fase due astronauti e mirerà anche a contribuire allo sviluppo di tecnologie per i futuri voli spaziali e per l’esplorazione di Luna e Marte.

Allargare la cooperazione

L’offerta di ampliare la collaborazione sull’ambizioso progetto della stazione russa ai partner Brics, come riporta la Cnn, è stata fatta dal direttore generale di Roscosmos, Yuri Borisov, in occasione di un recente incontro che si è tenuto a Hermanus, in Sudafrica. “Vorrei proporre ai nostri partner dei Brics di prendere in considerazione l’opportunità di partecipare a questo progetto e di creare un modulo completo attraverso sforzi congiunti”, ha infatti raccontato Borisov ai media statali. Secondo il quotidiano statunitense, Borisov avrebbe inoltre offerto ai Paesi africani l’opportunità di creare i propri moduli, sottolineando che la Russia sia “aperta alla cooperazione” con altri Paesi.

Una storia di stazioni spaziali

Nel suo passato spaziale la Russia, come Unione Sovietica, ha gestito diverse stazioni spaziali. A partire proprio dalla prima mai realizzata, la Salyut 1, lanciata nel 1971 e poi smaltita lo stesso anno a causa di problemi tecnici che hanno causato la morte dell’equipaggio. Nel corso degli anni Settanta e Ottanta furono poi lanciate altre stazioni, in seguito sostituite dalla stazione Mir in orbita bassa. Il suo assemblaggio iniziò nel 1986 e furono necessari più di 10 anni per il suo completamento. La Mir ha rappresentato un piccolo fiore all’occhiello della tradizione spaziale prima sovietica e poi russa, ospitando decine di astronauti prima del ritiro avvenuto nel 2001. Nel mentre, nel 1998, fu lanciata l’Iss frutto della collaborazione tra Stati Uniti, Russia, Giappone, Canada e l’Agenzia spaziale europea (Esa).

[Immagine: Roscosmos]

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