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Quanto è importante scrivere su carta. Lo studio della fondazione Einaudi

Le nuove frontiere della formazione scolastica, l’utilizzo di lim e tablet e i metodi tradizionali. Scrivere e leggere su carta è ancora ritenuto fondamentale, in particolare dagli insegnanti che, tuttavia, ritengono utili i nuovi strumenti digitali. Il segreto è trovare un equilibrio. Lo studio della fondazione Luigi Einaudi presentato questa mattina a palazzo Giustiniani

Ai tempi delle lavagne interattive multimediali, dei tablet e della transizione digitale ha ancora senso approcciare alla scrittura con la penna, su carta e magari in corsivo? La risposta che arriva da uno studio elaborato in collaborazione tra Fondazione Luigi Einaudi, l’istituto Euromedia Research, ministero della Cultura e Regione Sicilia, presentato questa mattina a palazzo Giustiniani nel corso dell’evento “Scuola digitale: il valore imprescindibile di carta e penna”, è più che affermativa. Anzi, la scrittura (e la lettura) su carta svolge ancora un ruolo fondamentale soprattutto nella formazione dei giovani in età scolastica.

I numeri

La ricerca condotta dall’istituto diretto da Alessandra Ghisleri, si è sviluppata su un campione di settecento persone in età compresa tra i 18 e gli over 65. Il quadro che ne emerge è, per certi versi, confortante sul versante dell’appeal che ancora ha la carta stampata (anche sui giovani). D’altra parte, pone una serie di questioni specie per quanto riguarda i metodi didattici che, per forza di cose, si devono in qualche modo adattare alla transizione.

Comunque, il 62,3% degli intervistati scrive ancora a mano, il 71,2% non ritiene difficoltoso scrivere a mano e l’85,1% ricorda e capisce meglio prendendo appunti a mano. Le abitudini di lettura restituiscono un quadro un po’ differente. Sono il 56,1% degli intervistati quelli che leggono libri cartacei e si informano online (o viceversa). Il 30,8% del campione legge solo o prevalentemente su smartphone e tablet. Infine,  solo il 13,1% legge prevalentemente su libri cartacei e giornali. Il 62,4% trascorre molto tempo sul proprio smartphone, il 43,9% legge poco i giornali (anche online) e il 40,8% legge poco i libri (anche in formato digitale).

Dal punto di vista mnemonico, è rilevante il fatto che il oltre il 60% degli intervistati abbia dichiarato che ricorda meglio le cose quando le legge su carta e il 57,4% le capisce meglio. Benché oltre l’80% del campione ritenga più economico il digitale, solo il 21,6% dichiara di stancarsi di più a leggere su carta rispetto al digitale.

Scuola e digitale 

È interessante, scandagliando il rapporto che intercorre tra scuola e digitale – da anni il mondo dell’istruzione c’ha dovuto fare i conti e alcuni insegnanti hanno anche cambiato approccio metodologico in funzione di nuovi strumenti – notare che 26,3% degli intervistati ritiene che tablet, lavagne digitali e altri strumenti di questo genere rappresentino più che altro una distrazione per gli studenti. Il 37,9% ritiene invece che siano pratici ed efficienti, il 32,3% pensa che aiutino e migliorino l’insegnamento. Di questo 32% che ha risposto in questo modo, il 52,6% è un insegnante.

Carta e benefici

La quasi totalità degli intervistati, l’87,1% è d’accordo sull’idea di preservare e valorizzare nella scuola, soprattutto nella primaria, la lettura su carta e la scrittura a mano. Non solo. L’85,8% è d’accordo sui benefici della lettura su carta e della scrittura a mano. È unanime il riconoscimento dell’importanza della lettura su carta per favorire l’apprendimento e la memorizzazione e quella della scrittura a mano per lo sviluppo della manualità. Tutti gli insegnanti, anche sulla base delle loro esperienze, concordano sui risultati emersi da diversi studi in questo ambito. È importante, dunque, non abbandonare questi strumenti e utilizzare in modo equilibrato e alternato entrambe le metodologie, con un’attenzione particolare anche all’aspetto della sostenibilità e del riciclo. In definitiva, dall’analisi emerge chiara l’importanza dell’utilizzo dei metodi tradizionali di insegnamento come approccio primario all’istruzione, ma anche l’utile apporto derivante dagli strumenti tradizionali che, però, non deve eccedere in un abuso. Due metodologie di insegnamento che, quindi, devono e possono coesistere in equilibrio.

Scrittura a mano 

A proposito di scrittura a mano, è molto efficace un passaggio riportato nella relazione – presentata questa mattina in sala Zuccari a Palazzo Giustiniani alla presenza del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara – elaborata dalla fondazione Luigi Einaudi. “La scrittura a mano – si legge nella relazione – crea molta attività nelle parti sensomotorie del cervello: molti sensi si attivano premendo la penna sulla carta, vedendo le lettere che vengono scritte e ascoltando il suono che si produce mentre si scrive. Queste diverse esperienze sensoriali creano contatto tra le diverse parti del cervello e lo spingono all’apprendimento, per cui con carta e penna si impara meglio e si ricorda meglio”.

L’importanza del corsivo

All’interno del paper, sviscerato da un parterre di ospiti di primissimo livello, a partire dal segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi, Andrea Cangini, Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, lo psicanalista Massimo Ammaniti, la grafologa Maria Teresa Morasso, il filosofo Massimo Donà, il docente Sergio Russo e la public policy manager di Google, Martina Colasante, viene messa in evidenza tra le altre cose l’importanza della scrittura in corsivo. “La scrittura in corsivo, che è sempre stata privilegiata nei secoli, e non solo per ragioni estetiche legate alla calligrafia – così il documento – ha una specifica importanza e rilevanza nell’ambito delle abilità in quanto attiva, in modo più completo, le reti della lettura e della scrittura e, obbligando a non staccare la mano dal foglio, stimola il pensiero logico-lineare che è quello che permette di associare le idee e accende massicciamente le aree del cervello coinvolte anche nell’attività del pensiero, del linguaggio, e della memoria”. Non solo. “È stato dimostrato – si legge in conclusione – che alla maggiore abilità nello scrivere in corsivo corrisponde una migliore capacità di concettualizzazione degli argomenti”.

 Sostenibilità

Lo studio della Fondazione, con una bibliografia dettagliatissima e il riferimento a diverse ricerca, smonta una serie di luoghi comuni e dimostra che la lettura su carta è sostenibile dal punto di vista ambientale. “In Europa – prosegue il rapporto – il riciclo della carta ha raggiunto la quota del 71,4%63 e in Italia, rispetto a venti anni fa, proprio la raccolta di carta da riciclare è quasi raddoppiata, passando dai 3,7 milioni di tonnellate del 1998 alle 7 milioni di tonnellate del 2021. Stando ai dati più recenti, nel 2021 la carta proveniente dalla raccolta differenziata dei Comuni italiani ha superato i 3,6 milioni di tonnellate, pari al 3,2% in più rispetto al 2020, rappresentando quasi il 50% del totale della raccolta differenziata nazionale. Queste pratiche hanno portato l’Italia già da diversi anni a un tasso di riciclo degli imballaggi cellulosici maggiore dell’80%, un valore superiore all’obiettivo Ue del 75% previsto per il 2025, e a un risparmio di circa 3,5 milioni di tonnellate di Co2 rispetto all’uso di materia prima vergine”. Non ci resta che legge e scrivere, rigorosamente su carta. E magari con una stilografica.

Le parole del ministro 

“La rete non può – così il ministro dell’Istruzione e del merito nel corso del suo intervento – né deve spazzare via la carta e la penna perché lettura su carta e scrittura a mano sono insostituibili. L’apprendimento attraverso i libri non è rimuovibile dal sistema dell’istruzione. La conoscenza, soprattutto nei primi anni di vita, passa attraverso la sollecitazione di tutti e cinque i sensi: sollecitare solo la vista, come avviene con il digitale, impedirebbe lo sviluppo armonico e completo della persona”. Da ultimo, chiude Valditara, “il digitale non è rinunciabile, ma va governato: alla logica dell’aut aut preferisco la logica dell’et et: valorizzare al massimo entrambe le opportunità”.

La pensa allo stesso modo anche il deputato di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera. “La scrittura è un’abilità cognitiva complessa – sostiene Mollicone – che implica la gestione contemporanea di svariati processi motori e cognitivi per controllare simultaneamente dita, polso e braccia, nonché per controllare la memoria, la vista e l’attenzione. Secondo varie  teorie psicologiche, l’intelligenza rappresenta la forma di maggiore adattamento della mente alla realtà da parte di un individuo in quel particolare momento della propria vita, per cui ogni adattamento è dato dalla mediazione di processi di assimilazione, dall’acquisizione di informazioni provenienti dall’esterno e di accomodamento, cioè di integrazione di queste informazioni con quelle già in possesso, ed è l’interazione di questi processi che, nel bambino, porta a sviluppi qualitativi delle proprie capacità cognitive. La commissione che presiedo, ha iniziato i lavori per istituire, tramite la proposta di legge Ciaburro -Mollicone, la giornata nazionale della scrittura a mano. La proposta è volta a promuovere attività celebrative da svolgere in occasione della Giornata, coinvolgendo le amministrazioni quali il Ministero dell’Istruzione e del Merito, della Cultura e dell’Università, e la Rai nonché a promuovere la candidatura in sede Unesco della calligrafia latina come patrimonio culturale immateriale”.

Il pensiero einaudiano

“Cuore del pensiero einaudiano – scandisce in chiusura il segretario generale della Fondazione, Andrea Cangini –  è la centralità della persona: la politica deve limitarsi a creare le condizioni affinché ciascuna persona possa sviluppare al massimo le proprie potenzialità – ha sostenuto Cangini – far sparire carta e penna dall’orizzonte umano, e soprattutto dal perimetro dell’Istruzione, significherebbe comprimere le potenzialità dell’individuo. La nostra ricerca dimostra inequivocabilmente che la scrittura a mano e la lettura su carta stimolano il cervello e mettono in moto meccanismi neurologici che gli strumenti digitali non sollecitano: farne a meno significherebbe arrecare un danno irreparabile a ciascun singolo individuo, e dunque alla società nel suo complesso”.


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