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Il settore tech è in ripresa. Ma ChatGpt già perde traffico

La proliferazione degli strumenti di IA ha generato una nuova crescita, che sembrerebbe permettere di lasciarsi la crisi alle spalle. Negli ultimi mesi, infatti, la Silicon Valley ha visto mega-licenziamenti e perdite da coprire. Forse si è imboccata la strada giusta, ma sicuramente lunga

Dopo mesi di magra, il settore tecnologico comincia a vedere di nuovo la luce. L’entusiasmo nel mondo dell’Intelligenza Artificiale è spasmodico, moltiplicato ogni qual volta che viene rilasciato un nuovo strumento. Non era così scontato, visto il freddo inverno appena trascorso che sembrava prolungarsi anche oltre la stagione, facendo riscontrare perdite in tutto il settore. L’inversione di marcia è però avvenuta a cavallo tra la fine dello scorso anno e quello attualmente in corso, che ha portato il buon umore tra gli investitori e di conseguenza nelle aziende. O forse è più corretto affermare il contrario, visto che le società si stanno stimolando a vicenda nel continuo lancio di novità. Pertanto, se prima la domanda che attanagliava gli esperti riguardava il futuro del tech, non così roseo come ce lo si immaginava, ora invece è incentrata su quale sarà il prossimo turning point che potrebbe dare un’ulteriore sterzata al mercato.

Sicuramente, la svolta è arrivata dopo ChatGPT. Lo strumento firmato OpenAI ha dato un impulso notevole alle concorrenti, che si sono affrettate nel lanciare il loro chatbot. Google, ad esempio, ha partorito Bard, ma la corsa vede molti altri concorrenti, tanto che le previsioni vedono il mercato triplicarsi nei prossimi cinque anni. Non è il solo.

L’Intelligenza Artificiale generativa sta infatti rivoluzionando il mondo così come lo conosciamo e sta portando grandi risultati a chi ha deciso di sfruttare le sue potenzialità. Se fino a qualche mese il Nasdaq registrava perdite del 30%, quest’anno è cresciuto del 32% mentre il Dow Jones Industrial Average del 3,4%. Così come tutte le azioni delle grandi società, come quelle di Microsoft (+41%) e quelle di Nvidia (triplicate), che volano sulle ali dell’entusiasmo.

Verrebbe dunque da dire che dalle ceneri, alla fine, si rinasce sempre. D’altronde è accaduto nel lontano 2000 e, successivamente, nel 2008. I tonfi dell’economia hanno poi portato a un rimbalzo positivo, che ha fatto ricredere quanti pensavano alla morte celebrale delle novità tecnologiche. Anche nel caso attuale si può dire lo stesso. A spaventare le aziende erano i ricavi, troppo bassi rispetto alle perdite. Per provare a ottenere di più, la politica adottata da quasi tutte le Big Tech è stata quella di licenziare gli esuberi: Amazon ha tagliato 27mila lavoratori, Meta 22mila, Google 12mila, Spotify circa 10mila, altrettanti Microsoft, Saleforce circa 8mila. In tutto, nel giro di pochi mesi, il settore ha perso 60mila dipendenti.

Dai diamanti, diceva qualcuno, nascono tuttavia i fiori. Grazie agli strumenti di IA che permettono di sostituire alcune funzioni dell’uomo, le aziende hanno potuto ridurre i costi e ottimizzare i ricavi, rientrando negli obiettivi prestabiliti. Dall’altro lato, le persone che si sono ritrovate da un giorno all’altro senza lavoro si sono reinventate costruendo le proprie start-up, dando in questo modo un nuovo impulso al settore.

Sostanzialmente, dunque, l’Intelligenza Artificiale è riuscita a salvare le aziende tecnologiche. I problemi però rimangono e la strada è ancora tutta in salita. Molte società navigano ancora in cattive acque e la Silicon Valley non sta vivendo di certo una seconda giovinezza. Quella che si respira è una boccata d’ossigeno necessaria per non annegare, ma bisognerà aspettare prima di dichiararsi salvi.

Anche perché la risalita è sì di natura finanziaria, ma nei cuori della gente questi nuovi strumenti faticano a fare breccia. In base alle ultime stime, tra maggio e giugno il traffico mondiale sul sito di ChatGPT è diminuito del 9,7%. Così come diminuiti i visitatori unici (-5,7%) e il tempo trascorso dagli utenti sopra la piattaforma (8,5%). E pensare che è il chatbot di Microsoft più utilizzato, se confrontato con Bing e Character: quest’ultimo, sebbene abbia ottenuto un balzo importante rispetto al lancio trainato dal cugino ChatGPT, le sue visite in tutto il mondo sono diminuite del 32%.

I problemi, come scritto, sono dunque ancora lì. La lezione che se ne può trarre è che la competizione stimola la crescita, ma è una constatazione ormai appurata. La difficoltà sarà quella di trovare una via di mezzo tra la necessità di aumentare i ricavi e offrire alle persone strumenti di cui realmente possano beneficiare. Non che ChatGPT sia inutile, tutt’altro, ma forse a fargli perdere quell’aura di magia sono state le varie restrizioni di fronte cui si è trovato, che hanno scoraggiato gli utenti. Per stappare, è ancora presto.

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