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Sussidi e tassi, la Bidenomics ha placato l’inflazione senza scatenare la recessione

A giugno il costo della vita nella prima economia mondiale è sceso al 3%, segnando il dodicesimo calo consecutivo. Merito del mix tra misure a sostegno delle imprese e della cura da cavallo della Federal Reserve. E ora Biden può esultare, soprattutto in vista della stagione elettorale, per aver scongiurato la recessione che è stata annunciata dagli economisti per un anno e mezzo ma non si è materializzata

La Bidenomics sta iniziando a funzionare. E pensare che c’è chi vedeva nella doppia bordata di sussidi, prima legati alla pandemia, poi alla guerra, messi in campo dall’amministrazione democratica, il cherosene per un incendio dei prezzi. Almeno per un po’ gli Stati Uniti hanno vissuto la tempesta perfetta dell’inflazione: tanta domanda, tanti posti di lavoro e conseguente impennata dei prezzi. Poco c’entrava la guerra, visto che si parla di una nazione decisamente indipendente dal punto di vista energetico e industriale. La Federal Reserve è intervenuta prontamente, alzando i tassi e portando il costo del denaro al 5%.

Ora è tempo di raccogliere i frutti. I piani di sostegno a famiglie e imprese messi a terra dalla Casa Bianca si sono dimostrati molto meno letali del previsto, e hanno evitato il crollo dei consumi e mantenendo la domanda tonica. La Fed ha ottenuto una prima, vera, vittoria, frenando l’eccesso di denaro in circolazione. Così si può spiegare la nuova discesa dell’inflazione negli Stati Uniti dove l’indice dei prezzi al consumo a giugno ha registrato un aumento del 3% su base annua, con un significativo rallentamento rispetto al mese precedente (4%): è il dodicesimo calo consecutivo che porta il livello dell’inflazione al dato più basso da marzo 2021. Va da sé che, ormai, non sia più solo un’inchiodata, ma un calo strutturale.

Importante, a voler continuare a leggere le tabelle, anche il calo della crescita dell’inflazione core, che esclude beni alimentari ed energetici, sceso al 4,8%, dal 5,3% di maggio. I dati del Dipartimento del lavoro mostrano un aumento dello 0,2% a giugno rispetto al mese precedente dell’indice dei prezzi al consumo e dell’inflazione core. Dopo questo dato positivo i riflettori sono puntati proprio sulla Federal Reserve, perché crescono le possibilità di un nuovo stop ai rialzi dei tassi di interesse nella riunione di luglio, con un target stabile all’attuale livello del 5-5,25%.

Di sicuro, chi nel frattempo può brindare, è il presidente Joe Biden, per il quale gli ultimi dati sull’inflazione “portano nuove e incoraggianti prove del fatto che il costo della vita sta diminuendo mentre la nostra economia rimane forte. Abbiamo compiuto questi progressi mentre la disoccupazione rimane vicina ai minimi storici e ora c’è una percentuale più alta di americani in età lavorativa con un’occupazione rispetto agli ultimi 20 anni, Buoni posti di lavoro e costi inferiori: questa è la Bidenomics in azione”, ha aggiunto il capo della Casa Bianca, usando il neologismo di recente conio per definire la sua politica economica.

E anche gli stessi funzionari della Casa Bianca e gli alleati democratici sono sempre più convinti che la Bidenomics sia la giusta risposta ai problemi degli Stati Uniti. “Nonostante le ripetute previsioni secondo cui la recessione sarebbe dietro l’angolo, la ripresa degli Stati Uniti è solida e l’inflazione è in calo”, ha dichiarato il direttore del Consiglio economico nazionale Lael Brainard in un discorso all’Economic Club di New York. “L’economia sta sfidando le previsioni secondo cui l’inflazione non sarebbe scesa senza una significativa distruzione di posti di lavoro”. Anche alcuni importanti falchi dell’inflazione iniziano a credere che il peggio sia passato. “Sono decisamente più incoraggiato rispetto a qualche mese fa”, ha dichiarato Marc Goldwein, vicepresidente senior del Committee for a Responsible Federal Budget. “Sono più incoraggiato dal fatto che possiamo far atterrare l’aereo senza una recessione”.

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