Skip to main content

Taiwan usa missili e blindati per simulare la difesa contro la Cina

Missili e blindati americani serviranno a Taiwan per respingere i mezzi anfibi cinesi. In un’esercitazione live-fire per difendere “la patria”, dice Taipei, testati i sistemi di difesa in termini di capacità e rapidità di azione

L’invasione cinese di Taiwan è ormai uno scenario su cui tarare capacità – in termini di potenza di fuoco e rapidità di reazione – delle forze armate locali, tanto che le ultime esercitazioni live-fire delle forze armate di Taipei sono servite per testare l’uso di sistemi terra-mare contro potenziali aggressori.

Lunedì 3 luglio, l’esercito di Taiwan ha effettuato esercitazioni sulla sua costa meridionale, situata in posizione strategica (e considerata quella più facile da assaltare), sparando missili da autoblindo in una simulazione di respingimento di forze d’invasione. Sono stati usati mezzi altamente mobili, che servono ad aumentare sia la capacità che la rapidità di riposta.

La Cina, che considera Taiwan auto-governata democraticamente una provincia ribelle da annettere, ha aumentato la pressione militare negli ultimi tre anni per cercare di affermare la propria sovranità, e le forze armate dell’isola si esercitano ormai abitualmente a respingere un attacco cinese.

Gli Humvee mimetizzati dell’esercito taiwanese – forniti dagli Stati Uniti – si sono mossi nell’area costiera di Fangshan, nella contea di Pingtung, vicino all’estrema punta meridionale dell’isola, prima di sparare missili anticarro TOW, anche questi di fabbricazione statunitense, usati per distruggere bersagli statici messi vicino alla costa. Potevano essere unità anfibie cinesi.

“La maggior parte delle esercitazioni che abbiamo svolto oggi ha coinvolto l’artiglieria in modalità live-fire, perché l’esercitazione deve essere simile al combattimento reale, consentendo al nostro esercito di essere fiducioso e di avere la capacità di proteggere la nostra patria”, ha dichiarato ai giornalisti il portavoce del ministero della Difesa, condendo di narrazione politica, con scelte semantiche come “patria”, il comunicato.

Pingtung, che si affaccia sullo Stretto di Taiwan, sul Mar Cinese Meridionale, sull’Oceano Pacifico e sul Canale di Bashi che separa Taiwan dalle Filippine, è un punto altamente strategico per osservare le attività militari cinesi e un potenziale luogo di sbarco in caso di invasione.

Là, le forze taiwanesi si muoveranno anche alla fine del mese nelle manovre annuali “Han Kuang”, per le quali l’obiettivo sarà quello di prepararsi a contrastare un blocco e preservare la capacità di combattimento. Si prevede che le esercitazioni vedano i jet dell’aeronautica militare operare negli aeroporti civili, compreso il principale aeroporto internazionale dell’isola, Taoyuan, per esercitarsi a utilizzare certe strutture nel caso in cui le basi aeree siano rese inutilizzabili in una guerra.

La Cina da parte sua si esercita in attacchi di precisione e blocchi contro l’isola messi in atto anche ad aprile, dopo che la presidente taiwanese, Tsai Ing-wen, ha incontrato lo Speaker della Camera dei Rappresentanti statunitense, Kevin McCarthy, a Los Angeles; e anche lo scorso anno, dopo la visita a Taipei di Nancy Pelosi (la storica leader democratica alla Camera), era avvenuto qualcosa di simile. Pechino non ha mai rinunciato all’uso della forza per portare l’isola sotto il proprio controllo. Taiwan respinge le rivendicazioni di sovranità di Pechino e ha giurato di difendere la propria libertà e democrazia. Il dossier è considerato il punto di frizione più sensibile anche nel confronto tra Usa e Cina.

In questi stessi giorni, il dipartimento di Stato ha approvato un pacchetto di forniture di munizioni e logistica militare del valore di 440 milioni di dollari per Taiwan. L’approvazione include un Cooperative Logistics Supply Support Arrangement da 108 milioni di dollari e 332 milioni di dollari di munizioni da 30 mm e relative attrezzature, ha annunciato giovedì la Defense Security Cooperation Agency. L’amministrazione Biden dovrebbe “smettere di mettere a rischio la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan”, ha dichiarato la portavoce del Ministero degli Esteri cinese in risposta a questa decisione.



×

Iscriviti alla newsletter