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Taxi, la rivoluzione culturale del centrodestra. Il corsivo di Cangini

Dalla tutela del monopolio alla tutela della concorrenza; dalla difesa della corporazione alla difesa del consumatore: la rivoluzione culturale del centrodestra è in atto e se il ministro Salvini si mostrerà coerente con l’annuncio fatto, sarà il caso di dire meglio tardi che mai

Un anno, è passato solo un anno. Lo scorso 13 luglio, i Palazzi della politica al centro di Roma erano blindati, la celere schierata, il traffico deviato. Esplodevano le bombe carta, lo sbuffo dei fumogeni tingeva l’aria di rosso mentre una folla di tassisti cingeva d’assedio il Senato della Repubblica. Ad arringarli, il senatore Matteo Salvini: “C’è qualcuno che a Palazzo Chigi mal consiglia Mario Draghi. In un momento economico planetario come questo, perché infilare 40.000 lavoratori in un decreto senza nessuna motivazione?”. In piazza, Salvini era schierato senza se e senza ma dalla parte dei tassisti, mentre nelle commissioni i parlamentari della Lega chiedevano (e ottenevano) lo stralcio dell’articolo 10 del decreto Concorrenza, quello che prevedeva la liberalizzazione del settore. Salvini non era solo. Chi più chi meno, leader e parlamentari del centrodestra erano (come sempre) graniticamente schierati al fianco dei conducenti di auto pubbliche.

Ebbene, par di capire che molto sia cambiato. Sembra che le responsabilità implicite nella funzione di governo abbiano determinato una vera e propria rivoluzione culturale tra i ranghi del centrodestra. Decisive sono state le file di turisti davanti alle stazioni ferroviarie in attesa di taxi che non arrivano.

“Servono più auto in strada da subito”, ha infatti scandito ieri Matteo Salvini dismessa la felpa del leader di lotta e di governo e indossata la grisaglia del ministro dei Trasporti. Cartina di tornasole dell’avvenuto mutamento, il Giornale. All’indomani della rumorosa manifestazione dello scorso 13 luglio, il quotidiano della famiglia Berlusconi dava conto della cronaca (“I tassisti assediano Palazzo Chigi”, era il titolo dell’articolo), ma evitava con cura di esprimere commenti. Oggi, invece, il Giornale pubblica nella collocazione più nobile, quella dell’editoriale, un sacrosanto commento di Vittorio Macioce che, sotto il titolo “Tassisti, l’estate della sconfitta”, non lascia margine al dubbio. Alcuni passaggi: “Le richieste sono tante e i taxi sono pochi… La domanda non incontra l’offerta… I taxi in Italia sono un servizio pubblico al tracollo… Se i taxi sono pochi perché non si aumentano le licenze? Perché non si fanno più turni? Troppo facile. C’è sempre un alibi, una paura, un disinteresse, una ragione in più per aspettare che il caos si spenga… Dopo anni è arrivato il momento… Si è andati oltre il limite… Non si può fare finta di nulla”.

Dalla tutela del monopolio alla tutela della concorrenza; dalla difesa della corporazione alla difesa del consumatore: la rivoluzione culturale del centrodestra è in atto e se il ministro Salvini si mostrerà coerente con l’annuncio fatto, sarà il caso di dire meglio tardi che mai.


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