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Tregua, non armistizio, la sfida tra Wagner e vertici militari russi non è ancora finita

Dopo il golpe del 24 giugno i vertici del ministero della Difesa russo stanno cercando di riaffermare la propria leadership, ricorrendo principalmente a metodi rigidi. Ma questo approccio è causa di un forte malcontento, che la Wagner non esita a cavalcare. In attesa del prossimo round che potrebbe arrivare prima del previsto

A tre settimane di distanza dalla Marcia della Giustizia, le tensioni esistenti tra il gruppo Wagner e l’establishment militare della Federazione Russa non sembrano destinate a scemare. Mentre il destino del primo rimane ancora incerto, con notizie contrastanti che col passare dei giorni arrivano da Mosca, ma anche da Minsk e San Pietorburgo, il secondo è impegnato a rafforzare la sua posizione all’interno della struttura di potere russa, sia tramite un “giro di vite” interno che portando avanti il processo di integrazione della Pmc di Yevgeny Prigozhin che doveva perfezionarsi entro il primo giorno di questo mese, riprendendo il controllo sull’equipaggiamento militare in forza alla compagnia privata arruolando i suoi effettivi all’interno delle strutture classiche.

Secondo i dati del ministero della Difesa di Mosca, più di 2000 unità di equipaggiamento pesante (comprendenti main battle tanks, veicoli blindati, obici, razzi, armi anticarro e sistemi antiaerei), oltre a più di 20.000 fucili d’assalto e più di 2.500 tonnellate di munizioni, sarebbero già state riconsegnate dalla Wagner. Tuttavia, un commento di Prigozhin stesso rivela che questa ‘riconsegna’ era già stata prevista prima ancora dell’escalation del 24 Giugno. In ogni caso questa dinamica suggerisce che la compagnia di sicurezza privata non tornerà sul fronte ucraino, almeno nel breve periodo.

Parallelamente, i vertici della struttura militare russa stanno portando avanti una vera e propria epurazione interna, iniziata immediatamente all’indomani della rivolta wagnerita. Stando a quanto riporta il Wall Street Journal, almeno 13 ufficiali superiori delle forze armate regolari sarebbero stati messi agli arresti (almeno in via temporanea), mentre altri 15 sarebbero stati dismessi dai loro incarichi o sospesi a tempo indeterminato.

Tra i militari coinvolti ci sono personalità molto note al pubblico come Sergei Surovikin: nome di battaglia “generale Armageddon” (per via dell’approccio distruttivo da lui seguito durante il suo periodo da comandante delle forze russe in Siria), comandante sin dal 2017 delle forze aerospaziali russe, Surovikin ha guidato le operazioni militari in Ucraina dall’Ottobre del 2022 al Gennaio del 2023, venendo sostituito dal capo di Stato maggiore Valerij Gerasimov. All’indomani della “Marcia della Giustizia”, quando la posizione di Gerasimov sembrava traballare, i media russi e internazionali avevano iniziano a diffondere l’ipotesi di un ritorno di Surovikin alla guida dell’Operazione Militare Speciale. Ma questo suo successo popolare assieme alla sua sospetta vicinanza a Prigozhin, che lo portava come esempio virtuoso all’interno delle forze armate russe in contrapposizione a Gerasimov e al ministro della Difesa Sergei Shoigu, ha fatto si che Surovikin venisse attenzionato dagli inquisitori moscoviti. In un primo momento le autorità russe avevano giustificato la sua improvvisa scomparsa dicendo che “al momento si stesse riposando”; soltanto in seguito è arrivata la notizia ufficiale della sua detenzione, atta a chiarire il suo grado di coinvolgimento nel putsch di Prigozhin.

Un’altra vicenda, legata al processo di epurazione, che sta facendo scalpore in questi giorni è quella di Ivan Popov, comandante della 58°Armata operante nella regione di Zaporizhia. A causa di alcune rimostranze specifiche mosse da Popov durante una riunione privata con i suoi superiori riguardo alla gestione delle operazioni, l’ufficiale sarebbe stato rimosso dall’incarico con l’accusa di disfattismo. In tutta risposta, Popov ha registrato un messaggio audio dove ha dato la sua versione dei fatti e ha attaccato direttamente i più altri ranghi della struttura militare regolare: “Le forze armate Ucraine non sarebbero state in grado di sconfiggere i nostri uomini al fronte; siamo stati colpiti alle spalle dai nostri più alti comandanti, in modo vile e proditorio” sono le parole testuali pronunciate da Popov.

La vicenda di Popov è stata fortemente pubblicizzata dal sistema informativo del gruppo Wagner, soprattutto sui canali Telegram più vicini ad esso. Nonostante l’esito fallimentare della loro “protesta armata” del mese scorso, e la conseguente reazione da parte dell’intero apparato statale (non solo quello militare), Wagner continua a mantenere toni molto aspri nei confronti dei vertici militari russi, continuando ad accusarli in modo costante e diffondendo prove della loro incapacità nel gestire la situazione.

Al momento no né possibile stabilire con chiarezza quale sia il destino della Pmc o del suo leader. Dopo settimane di apparente immobilità, la notizia dell’incontro tra Prigozhin e Vladimir Putin ha dato nuovamente adito a scenari alternativi a quello dell’annichilimento totale da parte del presidente russo nei confronti della Pmc. E l’intervista rilasciata da Putin stesso al quotidiano russo Kommersant lascia spazio a diverse interpretazioni. Forse lo scontro tra Prigozhin, Shoigu e Gerasimov è tutt’altro che alle fasi finali.



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