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Perché gli Usa non vogliono il leader cinese di Hong Kong all’Apec

Gli Stati Uniti stanno pensando a mettere sotto stress Pechino, non invitando il leader liberticida di Hong Kong alla riunione Apec di San Francisco. Come reagirà Pechino? Xi Jinping diserterà l’incontro o eviterà il bilaterale con Biden per segnalare il suo disappunto, oppure sceglierà un approccio pragmatico visto che il summit ha un’importanza notevole per la Cina?

La Casa Bianca avrebbe deciso di impedire al più alto funzionario del governo di Hong Kong di partecipare all’Apec, un importante vertice economico che si terrà a San Francisco in autunno. Lo riferiscono al Washington Post tre funzionari statunitensi che hanno familiarità con la questione, e la notizia ha aperto una serie di riflessioni e reazioni.

Il chief executive di Hong Kong (così si chiama la carica del capo dell’esecutivo della città-stato controllata dalla Cina) è stato sottoposto a sanzioni da parte di Washington sin dal 2020. John Lee e altri dieci funzionari governativi hongkonghesi sono accusati dal governo statunitense di aver attuato una legge sulla sicurezza nazionale liberticida, imposta da Pechino, che ha permesso di prendere di mira i leader filodemocratici, e di aver infangato la reputazione dei tribunali, basati sul codice di diritto britannico, ora alterato dalle ingerenze del Partito/Stato cinese.

Lee in particolare si è guadagnato la condanna internazionale per aver guidato le attività delle autorità locali per mettere a tacere il dissenso. Ai tempi era capo della sicurezza di Hong Kong: forse anche per la sua fedeltà alla linea di Pechino è stato elevato l’anno scorso a capo dell’esecutivo, scelto appunto dal Partito Comunista Cinese per continuare quella che appare come una più ampia campagna di repressione nella città un tempo semiautonoma.

A a novembre, a San Francisco, sarà ospitato il vertice annuale dei leader della Cooperazione economica Asia-Pacifico (Apec), di cui Hong Kong è membro dal 1991 (ossia sei anni prima dell’handover britannico). In una dichiarazione diffusa via e-mail, il governo di Hong Kong ha affermato che gli Stati Uniti “sono obbligati ad adempiere alle loro responsabilità di base in quanto ospiti, a seguire le regole e la prassi abituale dell’Apec” e a invitare Lee “nella sua veste di leader di Hong Kong, Cina”. Le riunioni dell’Apec non appartengono a nessun paese o economia, sostengono gli hongkonghesi, sottolineando che l’associazione ha le sue regole e convenzioni da rispettare.

Quella che si apre è una situazione complessa. L’Apec doveva fare da scenario a un possibile incontro tra Joe Biden e Xi Jinping, formalmente invitato all’evento. Ora il faccia a faccia rischia di saltare se il leader cinese dovesse prendere una posizione severa contro il non invito americano a Lee. Allo stesso tempo, Xi è quasi obbligato a essere presente a San Francisco, per il valore del vertice — anche considerando che la spinta economica cinese si è notevolmente ridotta come dimostrano i dati più recenti.

La decisione americana, se dovesse essere confermata, arriverebbe nel bel mezzo di un tenue disgelo nelle complicate relazioni bilaterali delle due potenze. Tecnicamente, le sanzioni contro Lee non impediscono a Hong Kong la partecipazione all’Apec, consentendo ad un altro rappresentante di alto livello di prendere il posto del leader, e inoltre il governo americano potrebbe usare delle esenzioni speciali. Ma la scelta sembrerebbe di carattere politico. Per Biden, potrebbe diventare un’occasione per creare uno stress test contro Xi, obbligandolo a partecipare al meeting californiano, ma facendogli uno sgarbo non invitando Lee. Ma il faccia a faccia?



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