L’incontro a tre a Camp David sarà un tassello fondamentale nella costruzione di un’architettura di sicurezza nell’Indo Pacifico e nell’eredità politica di Joe Biden. Washington, Tokyo e Seul si coordinano intanto con una hotline per condividere le questioni comuni, come il contenimento della Cina e la minaccia atomica della Corea del Nord
Gli Stati Uniti, il Giappone e la Corea del Sud stanno delineando un nuovo capitolo nelle loro relazioni attraverso un storico accordo trilaterale, che verrà siglato in un altrettanto storico meeting a Camp David, dove il presidente sudcoreano, Yoon Suk Yeol, e il primo ministro giapponese Fumio Kishida, saranno ospiti dell’americano Joe Biden, venerdì 18 agosto.
Una trave per l’architettura securitaria dell’Indo Pacifico
L’obiettivo principale di questa iniziativa è rafforzare la deterrenza nei confronti della Corea del Nord e della Cina, in un contesto di crescente complessità e sfide nella regione indo-pacifica. L’intesa a tre è un nuovo mini-laterale di cui Washington è protagonista: una conferma che la strategia americana attualmente ruota attorno a questo sistemi multilaterali ristretti, come il Quad, l’Aukus, il Quint o il Five Eyes.
La dichiarazione congiunta sarà resa pubblica durante il vertice in Maryland, ma diverse anticipazioni sono già disponibili, anche perché i tre protagonisti hanno arricchito l’intesa con un’intensa campagna mediatica. Di fatto, l’accordo Washington-Tokyo-Seul è un significativo progresso, soprattutto considerando le tensioni che hanno a lungo caratterizzato le relazioni tra Giappone e Corea del Sud. I due paesi per lungo tempo non sono stati amici — a causa di strascichi della dominazione imperiale nipponica — e questo ha complicato l’attività americana nell’Indo Pacifico, visto che sono i principali alleati statunitensi nella regione.
Significativo dunque che, come ha fatto notare pubblicamente Mira Rapp-Hooper, il principale funzionario della Casa Bianca per l’Asia orientale, l’accordo di Camp David arrivi pochi giorni dopo che Yoon ha detto (il 15 agosto, in occasione dell’anniversario della liberazione della Corea del Sud dal dominio coloniale giapponese) che i due vicini geografici ora sono diventati “partner”. È anche interessante notare come questa unione — che per ora non prevede comunque la strutturazione di un protocollo strategico congiunto è un accordo di difesa collettivo, con Washington che ne manterrà due diversi con Seul e Tokyo — rappresenti un ulteriore passo verso la costruzione di un’architettura di sicurezza reticolare nell’Indo Pacifico.
Hotline, tecnologia e deterrenza
La base di questo accordo è la creazione di una “hotline” a tre vie, destinata alle leadership governative e ad altri funzionari all’interno dei rispettivi apparati. Questo canale di comunicazione diretta sarà supportato da investimenti tecnologici e consentirà una risposta più rapida e coordinata alle questioni di sicurezza emergenti, ha spiegato Kurt Campbell, l’Indo-Pacific-man della Casa Bianca, durante una preview dell’incontro alla Brookings Institution. Si parla anche della possibilità di condivisione di intelligence, che porterebbe i due alleati asiatici a un livello simile a quello che gli Stati Uniti hanno con i membri del sistema anglofono Five Eyes (Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda, Canada).
Oltre alla comunicazione diretta, l’accordo prevede esercitazioni militari annuali, che mirano a migliorare la coesione e la preparazione delle forze armate dei tre paesi. Questa collaborazione in campo militare contribuirà a rafforzare la stabilità regionale e a dissuadere potenziali minacce, spiegano le fonti che parlano ai media. È evidente che, sebbene non possa essere detto in forma esplicita, la deterrenza in ottica di contenimento cinese è uno degli obiettivi profondi del raggruppamento.
Un ulteriore aspetto cruciale dell’accordo è l’impegno a tenere un vertice annuale anche sul settore l’intelligence, facendo così un punto di come procedono le comunicazioni. Questa cooperazione informativa è fondamentale per valutare e rispondere alle sfide di sicurezza in evoluzione, garantendo una maggiore consapevolezza e una migliore pianificazione strategica.
L’importanza delle alleanze
Del valore del vertice di Camp David ha parlato Antony Blinken, segretario di Stato e rappresentate globale dei principi ineluttabili che — anche davanti a un risultato negativo alle presidenziali del prossimo anno — l’amministrazione Biden lascerà come legacy internazionale e interna. Data l’inimicizia passata tra Tokyo e Seoul, questa alleanza a tre vie è “un piccolo miracolo”, anche se non è una “Nato asiatica”, ha detto Blinken parlando con David Ignatius, columnist storico del Washington Post. E però, ha spiegato il segretario, fornisce una base di deterrenza nucleare degli Stati Uniti contro le minacce della Corea del Nord e della Cina, in modo che Tokyo e Seul non cerchino di costruire un programma atomico. Tradotto in modo esplicito: rafforza la posizione di potenza responsabile per gli Stati Uniti, almeno nella narrazione.
“Questo è il pilastro in Asia per noi”, ha detto. Blinken è stato con Biden per tanto tempo, al punto che si dice che il presidente parli del suo segretario di Stato come quasi di un altro figlio. “Conosce i punti di forza e di debolezza di Biden così come chiunque altro, e riconosce le iniziative politiche, come il vertice Giappone-Corea del Sud di questo fine settimana, che sono elementi fondamentali per la legacy del presidente”, fa notare Ignatius. “Anche in un momento in cui la politica americana sembra essere in caduta libera, questa amministrazione ha tenuto i piedi per terra in politica estera. Ciò dovrebbe rassicurare le persone che si preoccupano degli interessi americani, in patria e all’estero”. Parte di questa rassicurazione passa da Camp David, che ritorna snodo importante nella politica internazionale degli Usa.