Nella celeberrima tenuta di Bletchley Park si terrà una conferenza mondiale per stabilire delle line guida sulla regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale. Dal mondo del lavoro a quello della guerra, si parlerà di tutti i settori rivoluzionati dalla tecnologia. Ma rimane l’incognita Pechino
Bletchley Park è un nome con una certa importanza all’interno della dimensione militare inglese: è in questa tenuta che, durante la seconda guerra mondiale, erano riuniti le grandi menti della matematica e della crittoanalisi inglese, il cui lavoro porterà alla decrittazione del codice nazista Enigma, un risultato in grado di pesare sulle sorti del conflitto, ma anche alla nascita dei primi, rudimentali computer. Ad ottanta anni di distanza, Bletchley ospiterà ancora una volta le principali menti dell’innovazione tecnologica occidentale per discutere di tematiche di sicurezza. Sostituendo la crittoanalisi con l’Intelligenza Artificiale.
Un portavoce del governo britannico ha infatti annunciato, in data 16 agosto, che “il Regno Unito ospiterà in autunno il primo grande summit globale sulla sicurezza dell’IA”, aggiungendo che ulteriori dettagli saranno forniti da Downing Street nelle settimane a venire. Già nel mese di giugno il premier inglese Rishi Sunak, all’indomani di un viaggio a Washington dove aveva incontrato il presidente statunitense Joe Biden, ha dichiarato che il paese da lui guidato avrebbe ospitato un vertice per discutere della regolamentazione dell’Intelligenza Artificiale.
La location di Bletchley non è però stata scelta solamente in virtù del suo celebre passato, ma anche per il suo simbolismo geografico: essa si trova a metà strada tra le università di Cambridge e di Oxford, due degli attori protagonisti nel sistema di sviluppo dell’Intelligenza Artificiale made in Uk. Accademici del settore saranno infatti presenti alla conferenza, assieme a esponenti delle istituzioni e delle forze armate, e anche ai vertici delle compagnie private che lavorano con l’IA, come DeepMind (Google), Microsoft, OpenAI and Anthropic.
“Il meeting riunirà i paesi chiave, nonché le aziende tecnologiche e i ricercatori di primo piano, per promuovere un’azione internazionale mirata e rapida e per sviluppare le barriere normative necessarie per uno sviluppo sicuro e responsabile dell’IA” sono state le parole esatte del portavoce del governo britannico. Anche se gli inviti non sono ancora stati ufficializzati, la presenza dei principali paesi democratici non è minimamente messa in discussione. Diversa è invece la questione con la Cina: pur essendo uno dei campioni mondiali per lo sviluppo dell’intelligenza Artificiale, il timore è che la sua partecipazione al summit impedisca di trovare un terreno comune su cui costruire uno schema normativo condiviso. Per questo motivo, secondo quanto riporta il Financial Times, al momento si sta valutando l’opzione di organizzare un forum apposito in separata sede per confrontarsi anche con Pechino.
Numerose le questioni che si prevede saranno affrontate durante l’evento. In primo luogo, i rischi per le istituzioni sociali connessi allo sviluppo della tecnologia dell’IA, e in particolare come essa potrebbe impattare sul mondo del lavoro e sui meccanismi che regolano il funzionamento degli stati democratici, assieme a quali provvedimenti possano essere adottati proprio per limitare questi effetti negativi connaturati nel processo di adattamento all’IA. Ma anche le implicazioni militari dietro allo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale, come ad esempio l’uso di armi autonome, e la disponibilità nella supply chain globale dei preziosi semiconduttori fondamentale in questo settore.
“La mia preoccupazione riguardo al summit è che i consigli provengano principalmente dalle stesse grandi aziende tecnologiche” è stato il commento, riportato sempre dal Financial Times, di Wendy Hall, professoressa di informatica presso l’Università di Southampton e co-presidente della review sull’IA del governo britannico del 2017. “È giusto che siano le persone che ci guadagnano a progettare il veicolo di regolamentazione? È necessario che ci siano voci diverse da quelle delle aziende tecnologiche”, ha aggiunto, esplicitando come secondo lei sia necessario coinvolgere una base più larga in queste discussioni.