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Camp David diplomacy. La cornice storica dell’incontro tra Biden, Kishida e Yoon

Camp David torna centrale nella diplomazia internazionale statunitense. Biden ospita Yoon e Kishida per un incontro storico, che dovrebbe portare a un accordo. Con un dubbio sulla Cina

Due leader volonterosi (copyright Semafor) a Seoul e Tokyo, l’impulso del presidente statunitense e l’avvicinarsi della minaccia cinese hanno portato al primo vertice tra Giappone, Corea del Sud e Stati Uniti, ospitato a Camp David – e la scelta del luogo ha un suo valore. Un passo importante per risanare le relazioni storiche difficili tra le due nazioni asiatiche, un momento che potrebbe essere storico nella costruzione della strategia americana nell’Indo Pacifico e di un’architettura di sicurezza nella regione.

L’amministrazione di Yoon Suk-yeol in Corea del Sud è desiderosa di ristabilire i legami nonostante le pressioni politiche interne, quella di Fumio Kishida in Giappone ha da tempo percepito l’importanza di creare relazioni internazionali forti, la presidenza di Joe Biden sta approfondendo le alleanze con gli amici del Club delle Democrazie e vuole capitalizzare il più possibile in vista di Usa2024.

L’ottica è il contenimento della Cina, leader del gruppo delle autocrazie e del modello alternativo all’ordine internazionale liberale e democratico che dalla Seconda guerra mondiale regola gli affari globali. L’incontro a tre di Camp David è un passaggio in questo schema strategico.

Tuttavia, va anche detto che gli sforzi degli Stati Uniti sono complicati. Le parti hanno negoziato fino all’ultimo la possibilità di inserire palesemente la Cina nel documento conclusivo. Al momento della stesura di questo articolo non è ancora chiaro se sarà citata e come – ed è questo che diventa un elemento di attenzione e analisi sul dopo vertice.

Sia Tokyo che Seul, nonostante ritengano Washington l’alleato di riferimento a livello mondiale, vogliono evitare di finire invischiate in un gioco a somma zero. Hanno sistemi socio-economici interconnessi con quello cinese, e con Pechino in difficoltà con l’economia, intendono non privarsi di opportunità. Sono consapevoli che in futuro, se dovesse esserci per esempio un’invasione cinese di Taiwan e gli Usa decidessero di intervenire (circostanza per niente certa attualmente), sarebbero chiamati a una scelta di campo netta. Ma intendono rimandarla a più tardi possibile — o addirittura a mai.

Corea del Sud e Giappone sono molto più vicine nell’affrontare una Corea del Nord sempre più aggressiva, che ha lanciato decine di missili dall’anno scorso. Vedono che Pechino non è troppo calda con Pyongyang — almeno pubblicamente — e vogliono evitare anche che una posizione troppo dura sulla Cina possa avere riscontri su questo dossier .

A Camp David, i due Paesi dovrebbero sottoscrivere un accordo che istituisce una linea di comunicazione diretta — “hotline” la chiamano i funzionari statunitensi — per la sicurezza, impegnandosi a consultarsi reciprocamente in caso di crisi di sicurezza e a organizzare vertici a tre ogni anno.

Biden ha gettato le basi per il vertice, il suo primo a Camp David. Un contesto completamente diverso da quello di Phnom Penh, in Cambogia, dove i leader hanno avuto un primo uno incontro a tre a latere del vertice degli Asean. Biden si trova a rinnovare il sostegno degli Stati Uniti già ai tempi in cui c’erano complessità interne ai due alleati asiatici che impedivano un colloqui a tre vie. “La sua abilità di sedersi, incoraggiare e applicare quella che potremmo chiamare una sorta di ‘empatia strategica’ ha fatto una grande differenza”, dice una fonte statunitense ricordando che fino a poco tempo fa Tokyo e Seul erano divise da rotture profonde diversi decenni.

Anche se l’incontro stesso rappresenta una svolta significativa, dovrà superare le sfide della politica interna di entrambi i paesi asiatici, oltre ai potenziali cambiamenti nella politica statunitense. Yoon ha affrontato l’opposizione politica per un recente discorso in occasione della Festa della Liberazione della Corea del Sud, che segna la fine ufficiale della dominazione coloniale giapponese, in cui ha sostenuto la necessità di una cooperazione più stretta con Tokyo in materia di sicurezza, evitando di sollevare questioni del passato.

Seul e Tokyo hanno avuto storiche tensioni a causa dell’occupazione giapponese – per niente soave – della Corea nella prima metà del XX secolo. Le tensioni si sono intensificate dopo una sentenza del 2018 in Corea del Sud con la quale si chiedeva alle aziende giapponesi di risarcire le vittime del lavoro forzato.

Il ruolo di Camp David

L’incontro di venerdì in un ambiente pittoresco offre l’opportunità di approfondire le connessioni personali che hanno portato i tre leader ad avvicinarsi. Un funzionario di alto livello dell’amministrazione ha spiegato alla CNN che la scelta di Camp David come location per il vertice è stata ponderata attentamente, poiché lo sfondo trasmetterà “immagini e simbolismo che evocano la riconciliazione, l’amicizia e nuovi inizi […] concetti che Camp David ha incarnato per lungo tempo”.

Il fatto che la scelta della sede sia stata fatta con grande cura racconta anche quanta attenzione gli Stati Uniti hanno messo ai dettagli, sottolineando l’importanza data all’accordo che ne uscirà. “Questa sede è riservata solo per incontri di importanza fondamentale e significativa”, ha continuato quel funzionario richiamando alla mente gli storici accordi di Camp David durante la presidenza Carter e altri momenti critici nella storia degli Stati Uniti. “Crediamo che sia chiaramente in linea con tale livello”.

Situato a circa 60 miglia da Washington, Camp David è diventato un ritiro personale per i presidenti degli Stati Uniti sin dai tempi di Franklin D. Roosevelt, che lo chiamava affettuosamente “Shangri-La”. Successivamente, il nome è stato cambiato da presidente Dwight D. Eisenhower in onore del suo nipote.

Oltre a trascorrere i fine settimana in questo rifugio boschivo quando non risiedono alla Casa Bianca o in una delle loro case nel Delaware, Biden e la sua famiglia hanno spesso usufruito di Camp David in qualità di invitati da vicepresidenti. Tuttavia, questa sarà la prima volta che il Presidente accoglierà leader stranieri in questa location.

Correre dietro nel tempo è un utile mezzo per definire il carattere della location. Il primo leader mondiale a visitare la tenuta fu il premier britannico, Winston Churchill, nel 1943, per un vertice (di guerra) con Roosevelt – si racconta che si parlarono pescando. Venticinque anni dopo, dopo due settimane di negoziati tra Israele ed Egitto sotto la presidenza di Jimmy Carter, portarono alla pacificazione nei conflitti arabo-israeliani.  Nel 2000, Bill Clinton tentò un altro accordo di pace in Medio Oriente ospitando il primo ministro israeliano Ehud Barak e il leader palestinese Yasser Arafat, ma i colloqui non portarono i frutti sperati.

L’ultimo presidente degli Stati Uniti a utilizzare Camp David per incontri diplomatici fu Barack Obama, che vi accolse i leader dei Paesi del Golfo nel 2015; ai tempi Biden era Veep. Nel 2019, l’ex presidente Donald Trump aveva contemplato l’idea di invitare i Talebani a Camp David, ma abbandonò i piani quando il gruppo rivendicò un attentato che causò la morte di 12 persone, tra cui un soldato statunitense.

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