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Basta coi tassi congelati. Strappo di Ferragosto tra banche cinesi e Pboc

La Banca centrale vuole continuare a mantenere inchiodato il costo del denaro, per provare a rianimare il mattone. Ma per gli istituti è tempo di tornare a realizzare margini. Mentre Country Garden collassa in Borsa

Il governo vuole tassi fermi, immobili. Le banche invece no, perché si sono stufate di vedere compressi i loro margini. Arriva a Ferragosto l’ennesimo corto circuito finanziario cinese, a pochi giorni da un altro psicodramma, quello che ha gettato la seconda economia globale tra le braccia della deflazione. La storia è più o meno questa. Per ridare fiato al mattone, che nell’ex Celeste Impero vale ancora il 30% del Pil nazionale, la Pboc, la Banca centrale cinese, sta continuando a mantenere il costo del denaro congelato, con tassi tra il 3,6 e il 4,2%. Questo per spingere le famiglie a chiedere un mutuo in banca e comprarsi casa, alimentando la domanda.

Peccato che gli azionisti degli istituti la pensino diversamente. Va bene salvare il mercato immobiliare, ma se a rimetterci sono solo i banchieri e i loro soci, allora non va bene. E così, come racconta Nikkei, pare proprio che non pochi istituti abbiano deciso di mettersi di traverso, respingendo al mittente, ovvero la Pboc, l’idea di mantenere a oltranza l’attuale livello di tassi. Va da sé che non saranno accettati eventuali nuovi tagli al costo del denaro. Insomma, il sistema bancario comincia a smarcarsi dai voleri del partito.

“Il recente sostegno della alla riduzione dei tassi sui mutui residenziali esistenti è stato accolto con riluttanza da parte delle banche, nonostante i potenziali benefici che i tagli potrebbero offrire alla traballante ripresa economica della Cina”, spiega il quotidiano finanziario cinese. “In una riunione del primo agosto, la Pboc ha affermato che nella seconda metà dell’anno chiederà alle banche di sopportare una nuova riduzione dei tassi”. Prospettiva che agli istituti non piace nemmeno per un po’.

Tutto questo mentre, tanto per rimanere nel campo del mattone, crolla alla Borsa di Hong Kong la società immobiliare cinese Country Garden Holdings, che tocca un nuovo minimo storico a 0,81 dollari, con una differenza percentuale del 17,4% rispetto alla chiusura precedente. Un calo che pesa anche sull’indice Hang Seng della borsa di Hong Kong, che è scivolato del 2,5%, segnando la peggiore performance fra le borse cinesi.

Country Garden è uno dei più grandi promotori immobiliari cinesi, il cui maggior azionista è l’ormai ex donna più ricca d’Asia, Yang Huyian, ha annunciato nel fine settimana che sospenderà la compravendita di 11 serie di obbligazioni onshore, non avendo potuto onorare due cedole obbligazionarie in dollari per un valore di 22,5 milioni di dollari ad inizio di agosto. L’annuncio arriva dopo che vari media cinesi hanno scritto che l’azienda sta cercando una potenziale ristrutturazione del debito, dopo aver accusato una maxi perdita di 7,6 miliardi di dollari americani nella prima metà del 2023. Un altro caso Evergrande?

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