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Cina-Usa, Gina Raimondo testa il disgelo (intanto sul commercio)

La segretaria al Commercio americano è in partenza per la Cina, dove testerà quanto il disgelo è reale (o potenziale). Pechino si aspetta un’apertura da Washington, ma l’amministrazione Biden non ha fretta di cambiare politica, anche pensando a Usa 2024

Il ceo di Boeing, Dave Calhoun, fa sapere che ci sono segnali non del tutto negativi su una commessa cinese che potrebbe essere una delle cartine di tornasole per testare la distensione delle relazioni, almeno sul piano commerciale, tra Washington e Pechino. Dal lato della promozione delle esportazioni, la consegna — in stallo — di Boeing 737 Max alle compagnie aeree cinesi è significativa. Uno sblocco lo sarebbe altrettanto. Non è un caso sé certe informazioni arrivino a Bloomberg in mezzo alle anticipazioni del viaggio in Cina della segreteria al Commercio statunitense, Gina Raimondo.

La visita è da inserire nel quadro del tentativo pubblico di disgelo tra Stati Uniti e Cina, passato già dagli incontri di livello tra alti funzionari delle rispettive amministrazioni che potrebbero culminare con uno tra leader, magari già a settembre, nell’ambito del G20 indiano — dove Joe Biden e Xi Jinping saranno gli indiscussi protagonisti, con addosso i riflettori degli osservatori globali.

Un risultato positivo dal viaggio di Raimondo sarebbe la creazione di un gruppo di lavoro tra il suo dipartimento e il ministero del Commercio cinese per discutere dei controlli sulle esportazioni decisi dagli Stati Uniti e fronteggiati da alcuni tit-for-tat cinesi — pochi in realtà, perché Pechino non ha interesse a limitare la propria impronta commerciale globale, a maggior ragione adesso che l’economia sta rallentando. Anzi, in linea di massima (seppure con espressioni non esplicite) i cinesi potrebbero trovarsi nella posizione di chiedere aiuto agli americani per risollevare le sorti della loro economia.

Il gruppo di lavoro, che potrebbe ricordare esperienze precedenti, potrebbe essere una chiave di volta anche per l’incontro Biden-Xi. Un faccia a faccia che quindi potrebbe essere anche raccontato sulla scia di attività comuni e più distese tra le due potenze. Sebbene le tensioni sono ormai talmente diffuse su un’ampia gamma di dossier, che difficilmente si allenteranno per ora.

Il problema è anche la pressione interna: in una lettera formale diffusa tre giorni fa, “i legislatori statunitensi hanno convenuto che è profondamente inappropriato per il nostro principale avversario (ossia la Cina, ndr) avere qualsiasi influenza sui controlli delle sensibili tecnologie di sicurezza nazionale degli Stati Uniti che il popolo americano ci ha incaricato di proteggere”.

Il tema è quello che Evan Feigenbaum (Carnegie) aveva spiegato a Formiche.net, ossia la securitarizzazione di tutte le sfere delle relazioni. Inoltre in questo momento l’amministrazione Biden deve rapportarsi con la fase pre-elettorale: sebbene la posizione severa con la Cina sia uno degli unici elementi che accomuna Democratici e Repubblicani, questi ultimi stanno cercando di far passare la presidenza Dem come eccessivamente debole con Pechino, sapendo che quello cinese è uno dei pochi file di politica internazionale che tocca parte dell’elettorato (un’ampia parte resta invece disinteressata a tutto ciò che non mette l’America e la sua prosperità al primo posto).

La visita di Raimondo potrebbe essere il termine di paragone per vedere se c’è un sostanziale allentamento delle tensioni o se si tratta solo di un impegno a parole, frutto della volontà di trasmettere la percezione che l’America è una potenza responsabile e ha superato la politica di blocco e chiusura in stile Guerra Fredda — cosa di cui la narrazione cinese accusa invece costantemente Washington.

Pechino si aspetta realmente (o forse meglio dire “spera”) una qualche forma di concessione. Funzionari con deleghe come quelle di Raimondo — commercio, economia, finanza — sono accolti con particolare attenzione allo Zhongnanhai, come dimostrano i tappeti rossi stessi alla segretaria al Tesoro Janet Yellen. Differentemente, Antony Blinken, segretario di Stato e vettore del pensiero politico dell’amministrazione, ha ricevuto attenzioni più fredde.

In definitiva, quello che va osservato è innanzitutto la possibile creazione di un gruppo di lavoro, che probabilmente verrà presentato dagli Stati Uniti come finalizzato ad aiutare la Cina a comprendere le restrizioni americane e dunque a rispettarle; la Cina all’opposto ne parlerà come di un terreno di confronto in cui negoziare le misure degli Stati Uniti. E però, Raimondo — e in generale Washington — per ora non sembrano avere particolare fretta, né sul fronte della distensione né su quello dell’inasprimento delle misure.

“Nessun aggiornamento. Non c’è una tabella di marcia, in quanto sto dicendo alla squadra: ‘Dovete fare le cose per bene’. Quindi la tabella di marcia è: il più velocemente possibile ma assicurarsi che tutto sia corretto”, ha spiegato la segreteria in un recente evento ospitato dall’American Enterprise Institute (a cui Formiche.net ha partecipato da remoto).

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