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Col vecchio Patto di stabilità perdono tutti, anche Francia e Germania. La versione di Cipolletta

Intervista all’economista, già presidente di Assonime. Tornare alle regole di una volta sarebbe controproducente, soprattutto ora che tutto il continente ha bisogno di investire. Ma Palazzo Chigi non si illuda, anche con vincoli più soft il debito andrà ridotto. Attenti a pensare solo alle tasse in manovra. La Bce? Si fermerà a fine anno

Sono bastate 24 ore al governo italiano per mandare un messaggio forte e chiaro all’Europa. Due voci, tra le più autorevoli, uno stesso palco. Raffaele Fitto, ministro per gli Affari Ue e Giancarlo Giorgetti, responsabile dell’Economia e garante dei conti pubblici italiani, lo hanno detto chiaro e forte, dal Meeting di Rimini: l’Italia non può permettersi di tornare alle vecchie regole di bilancio, perché con un debito saldamente oltre i 2.800 miliardi vorrebbe dire mettere a rischio le finanze e scatenare la reazione dei mercati, finora decisamente benevoli con l’Italia di Giorgia Meloni. Il Patto di stabilità, messo nel congelatore da due anni causa pandemia, va riformato entro fine anno, una brutta copia di quello che fu il simbolo dell’austerity non serve a nessuno, né all’Italia, né alla Germania e nemmeno alla Francia.

Nazioni, la Germania addirittura ha smesso di crescere da un pezzo, che hanno gonfiato i propri deficit negli anni del Covid e della grande inflazione causa guerra. E che ora rischiano l’osso del collo se l’Europa sarà ancora matrigna. Roma, poi, cerca non meno di 20 miliardi per la manovra d’autunno. Quasi sei sono garantiti dallo scostamento del disavanzo fissato nel Def ma il resto delle risorse sono tutte da individuare. Stringere di nuovo il cappio vorrebbe dire far saltare l’intera legge di Bilancio. E sarebbero guai. Formiche.net ne ha parlato con chi di conti se ne intende, Innocenzo Cipolletta, economista e già presidente di Assonime.

Cipolletta, qui c’è il rischio che torni il vecchio Patto di stabilità, quello che evoca sacrifici e austerity. Le cose per l’Italia potrebbero mettersi male…

In effetti se dovesse tornare il vecchio Patto, il problema non sarebbe solo italiano ma anche tedesco e francese. Finiremmo per avere la maggior parte dei Paesi europei a dover contrarre la domanda interna, quando invece servirebbero investimenti e buona spesa. Penso che un ritorno alle vecchie regole sia un fatto pericoloso e grave. Al netto di questo, un Patto ci sarà, sia che sia vecchio o nuovo.

Sì, ma c’è una bella differenza, ne converrà.

Sì, ma anche quello nuovo imporrà all’Italia una traiettoria di rientro del debito, non creda che sia gratis. Siamo un Paese molto indebitato, nuove regole sono auspicabili, ma anche con quelle occorrerà fare attenzione. Un’occasione in più per non commettere errori con misure che poco servono all’Italia, in questo momento.

Lei sta parlando della manovra. E allora parliamone…

Non credo occorra ridurre la pressione fiscale, semmai dobbiamo lavorare sui servizi e sui loro finanziamento. Penso alla sanità, alla scuola. Altro che ridurre le tasse a qualcuno. E lo stesso vale per le pensioni, non serve Quota 41, bastano i parametri attuali. Vede, non abbiamo bisogno di misure dissennate, o vecchio o nuovo Patto che sia, rischiamo.

In ogni caso, bisogna fare i conti con l’oste. Servono 25-30 miliardi e di sicuri ce ne sono solo 6 circa.

Anche per questo non vale la pena spendere soldi per ridurre le tasse.

Torniamo all’Europa. Non crede che anche alla stessa Bruxelles non convenga mettere in crisi le tre principali economie del Continente?

No che non conviene, infatti mi aspetto alla fine della fiera, delle modifiche, delle nuove regole, con delle indicazioni che già Bruxelles ha dato. Ci sarà un negoziato, non ora ma a fine anno, si tratterà anche con la Germania che forse punterà i piedi, mentre Italia e Francia chiederanno maggiore discrezionalità sui conti. Su questo si giocherà la partita per un Patto più permissivo e meno restrittivo. Ma, lo ripeto, regole più elastiche imporranno comunque una riduzione del debito. Per questo l’Italia deve puntare più che sulle tasse, sul Pnrr e gli investimenti.

La lascio con una domanda da un milione: la Bce si ferma a fine anno sui tassi?

Io credo di sì, anche in autunno. Ma dipende dalla Fed, che forse aumenteranno qualcosina ancora, ma non prima della fine dell’anno. Diciamo che se entro fine anno l’inflazione calerà sensibilmente come penso e spero, la Bce si fermerà, altrimenti ci sarà ancora un piccolo aumento nel 2024.

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