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Lo Stato faccia le regole e non vada oltre. Banche, carburanti e voli visti da Clò

L’economista ed ex ministro a Formiche.net: se i prezzi alla pompa sono alle stelle la colpa è dell’Europa che non ha investito nel petrolio, sobillata dal mito della transizione. Sui voli c’è stata della speculazione ma il governo deve essere un regolatore e non un intruso

Lo Stato fa lo Stato e il mercato fa il mercato. Ma in che misura? Nell’estate dei prezzi impazziti, dalle compagnie aeree ai carburanti, è tornato improvvisamente in auge un dibattito, per la verità mai passato di moda e sempre un po’ vintage: il ruolo della mano pubblica nel libero scambio. Il governo di Giorgia Meloni, nel discorso entra di diritto anche il blitz del 7 agosto sugli extraprofitti delle banche, ha scelto di intervenire nel tentativo di tutelare i consumatori.

Tuttavia, e qui è il rovescio della medaglia, non si può nemmeno imbrigliare il mercato (le compagnie aeree, a cui il governo vorrebbe imporre prezzi calmierati, hanno chiesto giorni fa l’intervento dell’Europa) a colpi di decreti, non in un Paese del G7 e membro fondatore di quella Unione europea che proprio sul libero mercato si fonda.

E allora? Formiche.net ne ha parlato con Alberto Clò, economista, accademico, ministro dell’Industria ai tempi del governo Dini e gran conoscitore di cose energetiche. “Lo Stato deve fare le regole, deve essere un regolatore e non certo un intruso nel mercato, al di là delle regole stesse”, mette subito in chiaro Clò. Che poi entra nel merito della questione carburanti. “La domanda andrebbe fatta alla Commissione europea, che da anni sostiene che non si deve investire nell’oil&gas. Se perdura questa situazione, in cui le aziende non investono in questo settore, i prezzi rimarranno sempre alti. Bisogna mettersi in testa di investire seriamente nelle fonti fossili: il petrolio, ovvero la prima fonte di energia in Europa, è spesso trascurato. E l’Europa sta ignorando deliberatamente che saremo ostaggio delle fonti fossili per almeno un secolo ancora”.

Non è tutto. “Le rinnovabili  inoltre sono intermittenti e dunque per essere immesse nell’uso domestico o industriale hanno bisogno di potenti infrastrutture. Recentemente è accaduto che nei Paesi europei ci sia stato un eccesso di offerta di rinnovabile, ceduta a prezzi negativi: in generale è un comparto a bassa redditività e dunque nessun privato ha interesse a investire. Per questo quanto sta accadendo è assolutamente prevedibile, inutile che ci lamentiamo che la benzina sta a due euro. Se non si investe nel petrolio, la cui situazione si sta facendo critica, i prezzi rimangono alti, i distributori c’entrano poco”.

Capitolo compagnie aeree. “Qui ci sono limiti evidenti negli slot che hanno, c’è una speculazione che è sempre fuorviante, ci sono dei poteri forti a cui però i poteri deboli non sanno contrapporsi. E anche qui, mi dispiace dirlo, la situazione si farà sempre più critica, anche perché c’è di mezzo sempre il petrolio. La domanda cinese non tira, il petrolio russo non arriva più ed ecco che il prezzo sale con un impatto sulle compagnie, con tutte le conseguenze del caso”, spiega Clò. Nei ragionamenti di Clò c’è spazio persino per le banche, anche se l’economista preferisce non sbilanciarsi, facendo solo una considerazione di massima. “Gli istituti hanno usufruito di margini consistenti, dovuti all’aumento dei tassi di interesse mentre la remunerazione della raccolta, ovvero quello che guadagnano i correntisti tenendo i soldi in banca è rimasta ferma”.

Il discorso si chiude con una riflessione generale sulla transizione ecologica. “Ad oggi le politiche attuate sono state poco efficaci, c’è stata molta approssimazione. La transizione, checché se ne dica, non sta procedendo come dovrebbe, gli obiettivi ad oggi fissati solo lontani, quasi irrealizzabili nei tempi indicati. Gli auspici hanno superato la realtà dei fatti”.

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