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Donald Twitter. Cosa c’è dietro il ritorno di Trump sul social di Musk

Con un post molto particolare, Trump annuncia il suo ritorno su X dopo la revoca del ban al suo account. Ma cosa ha spinto l’ex presidente a tornare sul vecchio Twitter? Forse il ruolo di Musk e gli interessi condivisi dei due

La foto segnaletica scattata dalle autorità della Georgia in occasione della sua quarta incriminazione (per aver tentato di rovesciare i risultati elettorali del 2020) accompagnata dalle parole “Election interference” e “Never Surrender!”, oltre che dal link al suo sito internet personale. È con questo post che Donald Trump annuncia il suo ritorno su Twitter, dopo essere stato bannato dal social poiché colpevole di aver incoraggiato i suoi sostenitori a commettere atti violenti, nel contesto dell’attacco a Capitol Hill avvenuto il 6 gennaio 2021. Ma i tempi sono cambiati, e i social pure: difatti Twitter non si chiama più Twitter, ma X; e a dirigerlo adesso c’è Elon Musk, il miliardario proprietario di Tesla e di SpaceX che ad Ottobre 2022 ha acquistato il social network dell’uccellino per la “modica” cifra di 44 miliardi di dollari, e decidendo pochi mesi dopo di cambiarne lo storico nome.

Musk, che si definisce “un assolutista della libertà d’espressione”, già da novembre aveva rimosso il ban che vietava a Trump l’accesso al suo profilo X, per anni suo grande mezzo di comunicazione politica per lanciare attacchi diretti agli avversari o per rivolgersi ai propri sostenitori. Dopo essere stato interdetto da Twitter, The Donald ha contribuito alla creazione del nuovo social network Truth Social, di cui detiene una parte delle azioni, aiutando a identificarlo come il “suo social di riferimento”; tuttavia, la portata di questo nuovo progetto è sempre rimasta drasticamente inferiore rispetto a quella di Twitter/X. A parlare sono i dati: mentre su TruthSocial l’ex presidente statunitense ha 6.5 milioni di seguaci, su X sono più di 10 volte tanto, arrivando agli addirittura agli 86.5 milioni di follower. Una differenza così rilevante da convincere il Tycoon al rientro sul social di Musk, nonostante all’indomani dell’acquisizione da parte del patrono di Tesla Trump avesse affermato che non sarebbe mai più tornato sul social che gli aveva impedito di esprimersi liberamente.

Il rapporto tra i due magnati statunitensi non è certo stabile ed ottimale. In più occasioni Trump si era preso gioco di Musk, arrivando ad affermare in un post su Truth Social che l’acquirente di Twitter stava pagando un prezzo troppo alto per la piattaforma social e lo aveva implorato di aiutarlo per “i suoi numerosi progetti sovvenzionati, che si tratti di auto elettriche che non guidano abbastanza a lungo, di auto senza conducente che si bloccano o di razzi verso il nulla”. Tuttavia, entrambi potrebbero essere interessati a “collaborare”.

Da quando Elon Musk ne ha preso il controllo, Twitter/X sta attraversando alcune difficoltà finanziarie. Secondo quanto riportato da alcune fonti interne, nel mese di giugno 2023 la società ha registrato un calo del 59% negli investimenti pubblicitari rispetto a 5 settimane prima. A causa quest’emorragia potrebbe essere stata proprio la gestione di Musk e le sue scelte, da quelle simboliche come il cambio di logo e nome, a quelle più concrete sulla rivisitazione della struttura del social in sé. Lo stesso proprietario ha ammesso in seguito un forte calo degli introiti, causa principale di una forte riduzione della capitalizzazione in borsa (pari ad almeno 2/3 del suo valore totale) e della fuga di importanti investitori dal progetto. Un ritorno di Trump potrebbe portare enorme giovamento a X, grazie all’enorme traffico inevitabilmente causato dall’attività social dell’ex inquilino della casa bianca.

Allo stesso tempo, Trump potrebbe tornare sfruttare Twitter come tribuna mediatica esattamente come aveva fatto dal 2016 in poi. Purché possa essere libero di esprimere qualsiasi opinion voglia. E in questo senso l’arrivo di Elon Musk al vertice del social network  rappresenta una garanzia, come dimostrano alcuni provvedimenti presi: la revoca dei ban agli account estremisti, le modifiche sulle etichette degli account di governi e organizzazioni politiche (comprese le fonti di propaganda russa e cinese) e la censura di decine di giornalisti per via delle loro critiche nei confronti del nuovo proprietario, fino alla trasformazione della spunta blu da certificazione dell’identità dell’utente ad servizio in abbonamento a meno di 10 euro al mese. Un ambiente molto più “libero”, che per Trump rappresenterebbe l’ecosistema perfetto.



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