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Geopolitica dell’infosfera, un libro per capire l’impatto delle nuove tecnologie

Sul terreno dell’IA si sta combattendo una grande battaglia che vede contrapposti l’Occidente, con alla testa gli Stati Uniti, e l’Oriente, guidato “dall’amicizia senza limiti” tra la Russia di Putin e la Cina di Xi Jinping. Chi la vincerà sarà anche in grado di dettare le nuove regole. La recensione di Gianfranco Polillo del libro di Savona e Vanoro

Paura dell’Artificial intelligence (Ai)? Assolutamente, no. Tuttavia una tecnologia cui guardare con cautela. Questa almeno la tesi Paolo Savona e Fabio Vanoro, nella loro ultima fatica “Geopolitica dell’infosfera – L’eterna disputa fra Stato e mercato/individuo nel nuovo ordine mondiale del digitale” (Rubbettino editore – 252 pagine euro 18). Tesi, a nostro modo di vedere, più che condivisibile. Non siamo certo a “2001: odissea nello spazio” quel grande film di Stanley Kubrick, le cui conclusioni, ancora oggi, lasciano discutere. Ma certo è che l’atmosfera che circonda l’intelligenza artificiale non è delle più rassicuranti.

Ebbene i due autori ci portano per mano alla scoperta di questo mondo, con i suoi tanti misteri. E ci permettono, in qualche modo, di colmare una lacuna. Perché noi quel territorio, pur non conoscendolo, lo frequentiamo quotidianamente e, a volte, ne siamo vittime. Lo consumiamo maneggiando le mille app del nostro telefonino, inviando mail con il computer, sostituendo alle vecchie raccomandate la posta certificata, vedendo un film sul nostro IPad. O, ancor meglio, inseguendo le mille “serie” che hanno preso il posto delle vecchie telenovele. Per non parlare poi dei servizi a maggior valore aggiunto: dalle traduzioni automatiche, all’uso a distanza dei servizi bancari. Trading compreso.

Poi vi sono i risvolti negativi: quella pubblicità ossessiva che non ti risparmia. Quel controllo sulle tue preferenze che consente ai grandi gruppi di anticipare/sollecitare opzioni per l’acquisto. I tentati di truffa, che si annidano in comunicazioni dall’apparenza ordinaria. A volte dal comunicato della tua stessa banca, camuffato in modo tale da risultare autentico. E che invece nasconde un trojan o un altro tipo di malwere capace di procurare più di un guaio. Si tratta del fall-out di un’attività ben più ambiziosa, che trova nella quarta rivoluzione industriale il suo ambiente naturale. Che è bene esplorare, specie con guide esperte, come sono gli autori di questo libro.

Il punto di riferimento lontano è Schumpeter, uno dei grandi economisti classici vissuto a cavallo tra la fine dell’800 e la metà del ‘900. Sua la classificazione storica delle cinque rivoluzioni tecnologiche che si sono susseguite nel tempo. Quella iniziale basata sull’uso dell’energia idrica, seguita da quella del vapore, quindi dell’acciaio e dell’elettricità, e solo più recentemente quella del petrolio. Per giungere infine a quella del computer e dei dati. Del periodo che stiamo vivendo. E che rispetto al passato rappresenta un salto di dimensioni tali non solo in grado di condizionare la vita di milioni di persone, ma di incidere sugli equilibri geopolitici di un mondo in cui il primato dell’Occidente è, ora, messo in discussione.

“Con l’emergere delle mega-tecnologie di Internet, dell’Ia e della Blockchain/DLT – scrivono gli autori – nonché delle loro numerose applicazioni, che alimentano la Quarta Rivoluzione Industriale, entreremo in un’economia radicalmente diversa da quella a cui siamo abituati, caratterizzata da piattaforme di iterazione socioeconomica basate su Internet, soggette ad una governance istituzionale progettata su misura da individui, gruppi e comunità che interagiscono al loro interno utilizzando le tecniche di registrazione decentrate”.

Si, si potrebbe dire, ma allora dov’è la novità? È ancora il rapporto Stato e mercato/individuo a connotare lo stesso mondo. No: la novità sta nella potenza di fuoco di una tecnologia che in grado di condizionare e controllare milioni di persone con le tecniche più varie, ma che hanno la loro origine nella forza del digitale che ha ormai reso obsoleto l’analogico. Che è capace di maneggiare i big data ad una velocità impressionante, fondendo numeri, scritti, immagini in una sequenza logica che è in grado non solo di riprodurre, ma di creare una realtà virtuale sempre più vicina al mondo reale. Al punto di sovrapporvisi e di sostituirsi.

Questo quindi è il vero pericolo. Il rischio di una centralizzazione del comando, che può rendere più facile la costruzione di uno Stato autoritario in grado di competere con i Paesi più democratici. Non a caso, nel libro, fa capolino il problema dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina. Elemento, indubbiamente, di contorno, ma capace di gettare una luce sinistra sul futuro dell’intero Pianeta. Preoccupazione, la nostra, forse eccessiva?

Nel susseguirsi dell’evoluzione tecnologica, cui si faceva cenno in precedenza, ad ogni stadio relativo coincise, sul piano internazionale, il dominio di una determinata Nazione. I primordi del capitalismo, con l’introduzione del telaio meccanico alimentato dalla forza dell’acque, furono dominati dell’Inghilterra e dal mercato concorrenziale (Manchester), la cui impronta connotò il sistema economico degli inizi dell’800. Ad esso, con lo sviluppo del vapore prima e dell’elettricità poi, si sostituì il passaggio verso le forme sempre più diffuse di tipo monopolistico, che portarono alla prima globalizzazione (fine dell’800, inizi del ‘900) e quindi all’imperialimo, in cui i principali Paesi (Francia, Inghilterra, Germania, Russia ed Italia) cercarono con la guerra di risolvere i loro conflitti. Tutto a vantaggio del sesto litigante – gli Stati Uniti – costretti ad intervenire, solo per impedire l’eventuale successo tedesco.

Stati Uniti che, nel frattempo, grazie al “fordismo” avevano realizzato una supremazia economica – finanziaria indubbia. Alla quale, tuttavia, non corrispose, alla fine della guerra, quella leadership che sarebbe stata necessaria per organizzare la geopolitica di quegli anni su basi diverse. Il conflitto tra gli ex belligeranti continuò pertanto come se nulla fosse accaduto, fino all’epilogo della Seconda guerra mondiale. Da allora l’egemonia americana, salvo una breve parentesi in cui si materializzò un pericolo giapponese (Kindleberger), è risultata inattaccabile.

Lo sarà anche domani? Questo è l’interrogativo, che nessun libro, al momento, è in grado di sciogliere. Sul terreno dell’Ai si sta combattendo una grande battaglia che vede contrapposti l’Occidente, con alla testa gli Stati Uniti, e l’Oriente, guidato “dall’amicizia senza limiti” tra la Russia di Putin e la Cina di Xi Jinping. Chi la vincerà sarà anche in grado di dettare le nuove regole. Meglio allora cominciare a capire, per essere preparati.

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