Le navi ferme davanti ai porti del Gabon in attesa di indicazioni dai golpisti aprono a uno scenario: se la giunta militare si consoliderà a Libreville, continuerà a partecipare alle attività di sicurezza marittime nel Golfo di Guinea? E se sì, resterà partner delle operazioni presenti o sceglierà altri interlocutori?
Ci sono almeno 30 navi commerciali che hanno gettato l’ancora mercoledì nelle acque del Gabon, dopo che alcuni ufficiali militari hanno dichiarato di aver preso il potere nel paese dell’Africa Centrale spodestando la decennale presa della “Famille”, come viene indicata la dinastia Bongo che dal 1967 governa Libreville.
Le istituzioni statali sono state sciolte e i confini sono stati chiusi. Si tratta del menu tipico del golpe, ma la chiusura dei confini in questo caso ha una delicatezza ulteriore: il Gabon, Paese dell’Opec, è uno dei punti di riferimento delle dinamiche marittime dell’area. Non solo per i tanker che muovono le esportazioni petrolifere, ma anche perché occupa un posto di primo piano nel mercato ittico regionale e nelle attività di sicurezza marittima.
Navi bloccate in attesa di indicazioni dai golpisti
Nelle ore del golpe si è creato subito un accumulo di navi ferme. Le imbarcazioni includevano mercantili da carico così come petroliere e si erano bloccate vicino ai principali porti del Paese, tra cui Owendo, nei pressi della capitale, e Port Gentil, più a sud dove ha sede la prima base navale gabonese. Sono i dati di tracciamento dell’azienda di analisi MarineTraffic a mostrarlo.
La società di sicurezza marittima britannica Ambrey ha fatto sapere ai suoi clienti che le operazioni portuali a Libreville erano state interrotte e nessuna nave era entrata o uscita dal porto dall’annuncio del colpo di stato. La movimentazione marittima riprenderà una volta la situazione si sarà stabilizzata — che sia un ritorno all’ordine sotto Bongo o una sistemazione dei golpisti. La previsione è scontata, ma le preoccupazioni più riservate delle aziende di spedizioni raccontano di un timore per il quadro marittimo generale regionale.
Quello che viene da chiedersi infatti non è tanto se le attività commerciali riprenderanno — quello è certo, visto la necessità vitale per il Paese — ma come; e questo dipenderà dalle evoluzioni del rovesciamento istituzionale lanciato dalla giunta. Il punto è come la giunta — se come sembra resterà al potere — continuerà a lavorare per la sicurezza marittima della regione, e a collaborare con le iniziative esterne (come quelle europee e americane).
Regione turbolenta, ma aumenta il controllo
A giugno, gli Emirati Arabi Uniti, che presiedevano l’assise onusiana quel mese, hanno organizzato su richiesta del Ghana un evento per commemorare il decimo anniversario del “Codice di Condotta di Yaoundé”, che ha creato l’architettura di sicurezza marittima del Golfo di Guinea, una delle aree più sensibili del mondo per quanto riguarda la maritime security. Area di cui il Gabon è il fianco geomorfologico orientale, con 885 chilometri di coste affacciate in quelle acque. Il Codice, adottato nel 2013, mira a coordinare gli sforzi per prevenire atti di pirateria, assalti armati e altre attività illecite nel golfo. La risoluzione 2634, adottata nel maggio 2022, ha rinnovato l’attenzione sull’areale, che sotto il monitoraggio del Centro di Coordinamento Interregionale per l’Implementazione della Strategia Regionale per la Sicurezza Marittima in Africa Centrale e Occidentale ha visto una tendenza al ribasso degli incidenti. iniziata nel 2020 e continuata anche nel 2022 e nel 2023.
Nell’area sono attive varie missioni operative, tra queste anche l’operazione antipirateria “Gabinia” in cui l’Italia ha schierato adesso il pattugliatore d’altura Comandante Foscari. Un quadrante che la Marina definisce “area di grande interesse commerciale per il nostro Paese”. Nell’ambito di queste attività, nel novembre 2021 la Fremm Antonio Marceglia era giunta per la prima volta in Gabon per addestrarsi con le unità navali locali attraverso un’operazione passing exercise. In quell’occasione, l’ambasciatore italiano Gabriele di Muzio aveva espresso “gratitudine per l’impegno della Marina Militare nell’attività di presenza, sorveglianza e sicurezza nel Golfo di Guinea”, evidenziando “l’importanza strategica che riveste il Gabon per l’Italia” e per la sorveglianza delle acque del golfo. Successivamente attività simili ci sono state nell’aprile 2022 (protagonista la Luigi Rizzo) e nel novembre 2022 (con il pattugliatore portaelicotteri Comandante Borsini).
L’Italia — che ha una buona presenza in Gabon anche per le attività dell’Eni — è parte dell’agenda sulla sicurezza marittima inserita nel più ampio spettro della cooperazione internazionale, promossa in ambito UE con il concetto di CMP (Coordinated Maritime Presences) e “G7++ Friends of the Gulf of Guinea”. Nello specifico, la Marina partecipa al rafforzamento delle capacità della Marine Nationale Du Gabon nel contrasto della pirateria marittima, della pesca illegale, dei reati ambientali e di ogni tipo di traffico illecito. La Marina, nata nel 1960 sotto l’egida francese, è stato per lungo tempo il reparto meno attrezzato delle forze armate gabonesi, fin quanto non è cresciuta la consapevolezza sulla sicurezza delle vie d’acqua e anche Libreville ha iniziato a migliorare le proprie unità.
Cosa aspettarsi?
Anche alla luce delle recenti mosse viste con la giunta golpista del Niger contro alcune rappresentanze diplomatiche occidentali, di scelte simili fatte altrove (per esempio Mali e Burkina Faso), e di misure di reciprocità prese contro altri gruppi golpisti, la considerazione che tocca il Gabon riguarda il mantenimento di tale operatività. La sicurezza marittima è una disciplina complessa, fatta di attività in mare coordinate a terra e monitorate dal cielo. Ammesso che il golpe di consoliderà, riusciranno i dialoghi military-to-military – già in corso tra gli elementi delle forze armate gabonesi che hanno sposato il golpe e i colleghi di altri Paesi che hanno in passato collaborato con loro secondo uno schema già visto a Niamey – a costruire un clima pragmaticamente cooperativo?
Per Paesi come la Francia, che da anni ha un’impronta storica del Paese e nella regione centro-africana (in parte anche causa di alcune delle destabilizzazioni istituzionali in corso), è una prova molto delicata. Parigi mantiene nel Paese gli Éléments français au Gabon, e sa che la componente della narrazione contro quella presenza (e quella più nascosta dietro alla Famille e in generale a molte delle attività economiche e commerciali della regione) è parte dei problemi dell’area. Dal recupero di comunicazione e credibilità dipende la stabilità di un’area da cui passano traffici atlantici in risalita dall’Africa e dove sfociano progetti infrastrutturali energetici.
Anche perché nazioni rivali stanno già cercando profitto dal contesto. La sicurezza marittima del Golfo di Guinea è stata per esempio oggetto di colloqui pubblici e riservati durante il recente Russia-Africa Summit. La Cina sta da tempo pensando ad aumentare la sua presenza nel Golfo di Guinea, e una recente missione di naval diplomacy ha sottolineato queste ambizioni. Nel giugno 2021 la Cina ha donato un pattugliatore Classe Type P200 al Gabon con tanto di cerimonia ufficiale al porto di Owedo.