Il ministro Li Shangfu in visita in Russia e Bielorussia marca il segno di come Pechino voglia allineare le policy anti-occidentali con Mosca, mentre procede la sinificazione dell’economia russa. Il Cremlino spera in rinnovati legami con la Repubblica popolare, e dipende sempre di più dalle scelte del Partito/Stato
Il ministro della Difesa cinese, Li Shangfu, sarà in Russia e Bielorussia da oggi 14 agosto fino al 19. Il ministero di Pechino ha comunicato la visita quando era già iniziata, annunciando che Li parteciperà a un incontro sulla sicurezza internazionale con un discorso alla Conferenza di Mosca per la Sicurezza internazionale, un palcoscenico che gli permetterà di incontrare anche altri leader stranieri che saranno presenti all’evento, perché non considerano il Cremlino una realtà da isolare completamente.
Li è stato sottoposto a sanzioni statunitensi nel 2018 dal governo degli Stati Uniti per “essersi impegnato in transazioni significative con persone” sanzionate ai sensi del CAATSA, vale a dire per le transazioni che hanno comportato il “trasferimento della Russia in Cina di aerei da combattimento Su-35 e attrezzature relative al sistema missilistico terra-aria S-400”. Quattro anni prima dell’invasione in Ucraina, Li era già attivo nelle relazioni e nelle cooperazioni sino-russe – sanzionato perché i rapporti militari con Mosca sono sotto sorveglianza americani ed europea sin dalla semi-guerra ucraina del 2014.
Narrazioni e eserciti
Ciò nonostante, l’amministrazione Biden sta da mesi cercando un incontro con lui. Il capo del Pentagono, Lloyd Austin, aveva fatto in modo di vederlo a latere di un’altra conferenza internazionale, organizzata a Singapore a giugno, ma il governo cinese ha rimbalzato l’offerta – e non era la prima volta. I cinesi non vogliono concedere questo spazio diplomatico: sostengono che un incontro deve avvenire solo dopo l’eliminazione delle sanzioni, e non come concessione speciale di Washington all’interno del regime sanzionatorio. Gli americani vorrebbero quel genere di contatto per mantenere attivi i canali di comunicazione military-to-military anche di massimo livello (che sono state interrotte dallo scorso agosto, quando l’ex Speaker Nancy Pelosi andò in visita a Taiwan).
Cina e Russia hanno rafforzato i legami militari, conducendo pattugliamenti ed esercitazioni militari congiunte. Ad aprile Li ha incontrato il presidente russo, Vladimir Putin, a Mosca, promettendo di rafforzare la cooperazione militare. A luglio, Li ha incontrato a Pechino il capo della marina russa. Gli scambi sono molto attivi, e questa attività è usata anche come messaggio contro il blocco delle relazioni con Washington – blocco che riguarda le relazioni di carattere militare, mentre altri incontri di alto livello ci sono stati, nonostante Cina e Usa vivano una stagione tesa.
“La cooperazione inter-esercito russo-cinese è aperta e trasparente, mira a proteggere congiuntamente la giustizia internazionale, nonché a mantenere la sicurezza e la stabilità nel mondo e nella regione”, ha detto il portavoce del ministero cinese della Difesa nella conferenza stampa in cui annunciava il viaggio di Li, aggiungendo che “questo è completamente diverso dalla pratica di alcuni paesi che aderiscono a una mentalità da Guerra Fredda e sono impegnanti in un confronto tra blocchi”. Richiamo evidente agli Stati Uniti e ad alcuni degli alleati più stretti e meno complessi che hanno già aderito alla creazione di un fronte netto.
Pechino usa la sfera militare come leva per proprio interesse. Sa che una eventuale cooperazione di maggior rilievo sull’Ucraina può diventare un problema (anche per la Nato): un fattore che mina la credibilità di alcune delle principali iniziative del leader Xi Jinping. Ma sostenere internazionalmente la Russia, anche sul lato militare (il più discutibile visto il massacro ucraino), permette a Pechino di poter tenere la presa su Mosca. Mentre allinea le loro policy contro l’ordine liberare democratico occidentale, la Cina guadagna capacità di influenza sulla Russia.
Amicizia, influenza, economia
Le recenti cifre commerciali cinesi per luglio raccontano che la sinificazione dell’economia russa sta accelerando, nonostante l’economia cinese sia tutt’altro che eccellente. Il commercio tra le due nazioni da gennaio a luglio ha registrato un aumento del 36,5%, per un totale di 134,1 miliardi di dollari. Le esportazioni russe verso la Cina sono cresciute del 15,1% (valore 71,6 miliardi), mentre le esportazioni cinesi verso la Russia sono aumentate del 73,4% (valore 62,5 miliardi).
In modo sorprendente, la Russia si trova ora tra i primi cinque partner commerciali della Cina per paese, mai successo nella storia. Questo ruolo della Russia come importante mercato per i produttori cinesi, specialmente nell’industria automobilistica, è stato amplificato dalle sanzioni occidentali. Questo spostamento verso la sinificazione e la yuanizzazione del commercio, dell’economia e del sistema finanziario della Russia è determinato dal fatto che il 70% del commercio tra Cina e Russia è stabilito in renminbi e rubli. Questi scambi, sebbene offrano vantaggi, comportano anche rischi a lungo termine.
I dati di luglio seguono quelli di giugno, già altissimi, anche se presentano un calo di crescita probabilmente stagionale, ma forse anche indicativo di problemi più grandi nell’economia cinese. Come sottolineato da Alexander Gabuev del Carnegie, il Cremlino pone le sue speranze sulla costante crescita della Cina per sostenere gli sforzi bellici e la stabilità interna: la traiettoria dell’economia cinese e le sue risposte politiche avranno un impatto significativo sul futuro della Russia. Tuttavia, la strategia attuale del Cremlino è di intensificare i legami commerciali, finanziari e tecnologici con la Cina, poiché non sono attualmente disponibili altre opzioni valide.