Il deputato di Azione depositerà un’interrogazione al ministro Nordio e al sottosegretario Mantovano per chiedere maggiore controllo sul versante delle intercettazioni e in particolare sulle possibili alterazioni che l’Intelligenza artificiale può creare, rischiando di determinare l’esito processuale
Una sostanziale estensione dei reati per i quali è possibile ricorrere all’utilizzo delle intercettazioni. Si tratta per lo più di fattispecie riconducibili alla matrice mafiosa, con finalità di terrorismo o legati al traffico di rifiuti. La linea che è prevalsa è quella impressa da Palazzo Chigi, a seguito del dibattito che è scaturito dopo il pronunciamento della Cassazione relativo proprio ai processi legati alla criminalità organizzata. Al di là dell’aspetto giuridico, il decreto contiene un’indicazione sulle infrastrutture digitali interdistrettuali per conservare la memoria delle intercettazioni. Tuttavia, il decreto sulle intercettazioni “non affronta un problema essenziale, visto ciò accade di questi tempi: come garantire la genuinità delle intercettazioni, quando l’Ia può manipolare la voce originale per costruire dialoghi”. A scriverlo in un tweet è il deputato di Azione, Enrico Costa che, contattato da Formiche.net, suggerisce al governo di “metterci la testa su questa questione” e annuncia un’interrogazione al ministro Carlo Nordio e al sottosegretario Alfredo Mantovano.
Onorevole Costa, che cosa non la convince del decreto approdato in Cdm?
Le intercettazioni sono uno strumento piuttosto invasivo per la vita delle persone. Tanti sono i casi in cui le trascrizioni non corrispondevano a ciò che in effetti era stato detto tra gli interlocutori. E sappiamo che la trascrizione sbagliata può determinare – durante il processo – una decisione in un senso o nel senso opposto. Attualmente le intercettazioni vengono effettuate su piattaforme particolarmente evolute sotto il profilo tecnologico. E questo, chiaramente, espone a grossi rischi. L’intelligenza artificiale può alterare i dialoghi, può manipolare il risultato di un’intercettazione. Ed ecco che, se non si prevede qualcosa per tentare di governare questo rischio, potrebbero esserci grossi problemi.
Però, per verificare la veridicità delle intercettazioni, esistono le perizie.
Un conto è una perizia su un testo trascritto, un conto è una perizia su un’intercettazione che può essere alterata dall’intelligenza artificiale. Sono piani molto diversi fra loro. Insomma io, da cittadino prima ancora che da parlamentare, vorrei che l’attendibilità delle intercettazioni – in particolare quelle preventive, che per natura sono le più delicate – fossero a prova di bomba. Oggi sappiamo che invece non è così.
Lei, insomma, prevede che ci possano essere problemi?
Sì, è una materia estremamente sensibile. Ed è per questo motivo che depositerò un’interrogazione indirizzata al ministro della Giustizia, Carlo Nordio e al sottosegretario Alfredo Mantovano per chiedere spiegazioni su questo versante.
L’impostazione del decreto non è propriamente quella che qualche tempo va aveva indicato il ministro Nordio. Che è successo?
Mi pare che il governo con questo decreto, che interviene su un disegno di legge, abbia fatto un po’ di demagogia giuridica. Spero, tuttavia, che sul tema dell’IA possano arrivare risposte soddisfacenti a margine del provvedimento.
Assieme al collega di Italia Viva, Luigi Marattin, da settembre girerete l’Italia parlando di giustizia e fisco. Come nasce questa iniziativa?
Molto semplicemente il nostro modo di fare politica è quello di parlare di temi e non fare delle polemiche sterili. Penso che le persone siano molto più interessate ai problemi concreti. E giustizia e fisco in questo momento sono temi centrali dell’agenda politica.