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L’Italia alla Casa Bianca (ancora). Ecco come e perché

L’amministrazione Biden conferma il format transatlantico a 5 con Roma dentro. Il consigliere di Giorgia Meloni, l’ambasciatore Francesco Talò, al vertice di Washington e faccia a faccia con Jake Sullivan. Ecco di cosa hanno parlato

Solidità tra le due rive dell’Atlantico, comunanza di indirizzi geopolitici e iniziative mirate sui dossier maggiormente rilevanti, nella consapevolezza che il governo Meloni è tenuto in grande considerazione, dagli Stati Uniti e dalla comunità internazionale.

L’ulteriore presenza italiana alla Casa Bianca, questa volta nel formato Quint con l’ambasciatore Francesco Talò, porta in dote una serie di considerazioni che vanno approfondite sul fronte esterno e metabolizzate su quello interno, accomunate dal fil rouge dell’atlantismo senza se e senza ma. Il recente vertice Biden-Meloni, concretizzatosi nel lungo e sostanzioso comunicato finale, ha rappresentato una pietra miliare oggettiva.

Quint

Alla Casa Bianca sfilano i consiglieri per la sicurezza nazionale del format transatlantico a 5 con Francia, Germania, Italia e Regno Unito, convocati dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan. L’intenzione è dare seguito all’impegno costante nel sostenere l’Ucraina nella sua difesa contro l’aggressione russa e nella sua ricostruzione. Tutti convergono sul fatto che i beni sovrani della Russia nelle giurisdizioni dei rispettivi Paesi rimarranno immobilizzati finché Mosca non pagherà per i danni causati all’Ucraina. In secondo luogo emerge l’importanza di riportare il Niger sulla via dell’ordine costituzionale, incorniciata nel sostegno al ruolo di leadership della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale. Un passaggio tematico è riservato anche alle questioni attinenti all’Indo-Pacifico e al Medio Oriente, due temi di assoluta rilevanza.

Infine il G20 a Nuova Delhi, in India, su cui i presenti hanno rimarcato il proprio impegno a garantire risultati concreti, compresa “l’evoluzione delle banche multilaterali di sviluppo affinché siano più reattive alle sfide globali condivise”.

L’incontro tra Talò e Sullivan

In tale cornice si inserisce l’incontro del Consigliere Diplomatico Italiano del Primo Ministro Francesco Talò con il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan. Il contatto segue il vertice dello scorso 27 luglio tra il presidente Biden e il primo ministro Meloni: nell’occasione Sullivan e Talò hanno riaffermato il costante sostegno di Usa e Italia a Kiev, la modalità di gestione della crisi in Niger, il rafforzamento della cooperazione su sfide condivise come il sostegno al continente africano e al fronte sud. Il tutto sotto l’ombrello della prossima presidenza italiana del G7 nel 2024. Infine Sullivan ha sottolineato favorevolmente il crescente impegno dell’Italia nella regione dell’Indo-Pacifico a testimonianza di un legame sempre più intenso.

Scenari

Se anche la comunicazione a stelle e strisce ha celebrato in maniera così evidente la rilevanza, strutturale e di fondo, del formato Quint, significa che è esso stesso base fondante di una qualsiasi azione politica. Dunque la presenza italiana non solo conferma la considerazione che il governo Meloni ha a Washington (e non solo), ma valorizza l’impianto della politica estera di Roma portata avanti dall’esecutivo senza sbavature. Passaggio questo che, una volta di più, smentisce la convinzione (ormai in via di sfarinamento) di un governo non preso in considerazione.

Ma non è tutto, perché c’è un altro elemento che incide non poco nella valutazione complessiva ed è l’importanza attribuita dall’Amministrazione americana all’Italia e al suo premier circa la postura sull’area dell’Indo-Pacifico.

Sul punto va segnalato il tweet di ieri di Giorgia Meloni su Nuova Dehli, a rimarcare un rapporto “speciale” con Modi, rafforzato in occasione della visita del marzo scorso, ma anche l’intenzione di Palazzo Chigi di allargare il G7 all’India stessa ed al Global South. L’obiettivo dichiarato è quello di sottrarre i Brics alle sirene anti occidentali fatte risuonare dolosamente da Pechino e Mosca.

Per cui appare sempre più evidente, non solo che Giorgia Meloni ha posizionato il governo nel solco di una linea di politica estera che è nella tradizione italiana (dopo le virate filo cinesi del recente passato) ma, sfruttando la considerazione che Washington ha riservato ai vertici del governo, come dimostra la presenza di Talò, il premier è sapientemente riuscito a introdurre elementi innovativi rispetto al “classico” atlantismo conservatore.

E il fatto che oggi giunga in Italia l’Ambasciatore Usa Jack Markell, vicinissimo a Potus, è ulteriore spia di una sinergia sempre più densa fra le due rive atlantiche.

@FDepalo



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