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Mai delegittimare il ministro della Difesa. Il governo volti pagina

Il governo e la sua maggioranza hanno cose importanti e difficili da fare, utili all’Italia e anche al proprio futuro politico. Non si facciano portare a spasso dalla polemica di giornata, la probabilità di uscirne perdenti è elevata. Il commento di Roberto Arditti

Direi che a molti non è chiara la posta in gioco, visto che c’è una tendenza diffusa a concentrarsi sul futuro del generale Vannacci o a straparlare in tema di libertà d’espressione.
Per quanto riguarda il generale ha già fatto il suo “bingo”, trovando (non senza abilità) il modo di far parlare di sé svettando nella classifica delle vendite editoriali Amazon e avviandosi a un futuro fuori dalle gerarchie militari.

Sul tema di libertà d’espressione evito di perdere tempo, giacché viviamo in un Paese nel quale tutti si esprimono su tutto ed è bene così.

La posta in gioco è invece ben altra e non tocca quasi per nulla la sinistra (che s’indigna troppo spesso “a prescindere”) ma investe in pieno la destra ed il suo modo di governare, di guidare i processi, di farsi classe dirigente. Proviamo ad alzarci con un drone immaginario ad una quota ragionevole, tale da permetterci di osservare la scena senza starci in mezzo.

C’è un generale dalla brillante carriera ma ormai piuttosto marginale che pubblica (da solo via Amazon) un libro, pieno di considerazioni sull’universo mondo che si possono riassumere serenamente in poche righe: un compendio delle classiche posizioni di destra su lobby, omosessuali, immigrati e così via, di quelle che si possono ascoltare in ogni bar o ufficio d’Italia in una qualunque giornata dell’anno.

Nulla di nuovo, nulla di clamoroso, nulla di spaventoso.

Questo libro rompe la fragile quiete politica agostana e conduce il massimo responsabile politico in materia militare, cioè il ministro della Difesa, a prendere le distanze dal generale, avallando una scelta di blanda reazione degli apparati competenti (questo e non altro è la nomina di un nuovo responsabile dell’ufficio guidato dal generale in questione). Scatta però una formidabile batteria di azioni/reazioni, che vede aprirsi nella maggioranza governativa un doppio fronte: da un lato i solidali con generale (a gran voce nel partito del primo ministro ma anche il leader del secondo partito della coalizione) o più inclini ad appoggiare il ministro della Difesa (il terzo partito, centrista, dell’alleanza).

Inoltre si apre un feroce dibattito sui media d’area politica e sui social con toni spesso inneggianti al generale, novello Giovanni d’Arco nazionale. Ora tutto questo potrà anche spegnersi in pochi giorni. Restano però tre questioni molto serie, di cui l’intervista “difensiva” di oggi sul Corriere del ministro Crosetto è prova documentale.

Punto primo, c’è un tema di tenuta politica intorno alla figura del premier, perché si vede con chiarezza lo sforzo (comprensibile) di Giorgia Meloni di evitare la nascita di “qualcosa” più a destra di lei (vedi Alemanno, tanto per fare il nome più in vista). Attenzione però, quando si governa non si può pretendere di piacere a chi estremizza tutto (lo capì dopo anni anche il Pci di Berlinguer). Quindi Foti, Donzelli e gli altri non si facciano troppe illusioni: a destra qualcosa verrà fuori, e non si vince la sfida dando sistematicamente ragione a chi mette in difficoltà il governo.

Punto secondo, non è saggio corrodere la base di fiducia politica del ministro della Difesa. È sconsigliabile sempre, ma lo è ancor di più in una fase come questa, nella quale vicende militari e politiche si intrecciano a livello internazionale per le ragioni ben note. E dico di più: qui c’è in ballo il comportamento di un militare di carriera e di grado elevato, quindi ogni distinguo sulle scelte del ministro finisce per delegittimarlo proprio agli occhi delle donne e degli uomini in divisa.

Infine, terzo punto, c’è un fronte internazionale. L’Italia con il suo governo uscito da un chiaro pronunciamento elettorale si avvia alla sua sessione di bilancio, con annessa trattativa europea e con gli occhi puntati della comunità finanziaria. C’è un primo ministro energico e forte di vasti consensi che sta per giocare una delicata e vitale partita politica, anche in vista delle elezioni europee 2024. La coalizione può presentarsi alle sfide d’autunno in piena fibrillazione per il libro di un generale? Quale altro Paese importante d’Europa o del mondo darebbe tanto risalto politico a un fatto di questo tipo?

Il governo e la sua maggioranza hanno cose importanti e difficili da fare, utili all’Italia e anche al proprio futuro politico. Non si facciano portare a spasso dalla polemica di giornata, la probabilità di uscirne perdenti è elevata.



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