Nuova Delhi ha presentato formalmente una “forte protesta” contro il governo di Pechino per l’ultima rivendicazione territoriale evidenziata in una mappatura, con la regione dell’Arunachal Pradesh, nell’Himalaya orientale, tra altri, come spazio cinese
L’India non ci sta. Nuova Delhi ha presentato una “forte protesta” nei confronti della Cina contestando la nuova mappa che rivendica parte del suo territorio. Si tratta di una piantina diffusa dal ministero cinese delle Risorse naturali, in cui lo Stato nord-orientale dell’Arunachal Pradesh, così come l’altopiano conteso dell’Aksai Chin, sono inclusi nel territorio cinese.
Per Subrahmanyam Jaishankar, ministro degli Esteri indiano, si tratta di un’affermazione “assurda”. In un’intervista all’emittente televisiva NDTV, ha spiegato che “la Cina ha già pubblicato in passato mappe che rivendicano i territori che non sono cinesi, ma che appartengono ad altri Paesi. Questa è una loro vecchia abitudine”.
In uno dei casi più recenti e pop, il Vietnam ha protestato contro la produzione del film “Barbie” perché riprendeva in una scena una mappa contenente la suddivisione del Mar Cinese secondo la cosiddetta “linea dei nove punti”, secondo la quale gran parte del bacino conteso ricadrebbe sotto la sovranità di Pechino. Hanoi ha vietato l’uscita nei cinema del film campione di incassi.
Arindam Bagchi, portavoce del ministero degli Esteri indiano, riferendosi alla mappa, ha detto che “queste affermazioni non hanno alcun fondamento”, aggiungendo che questa azione da parte della Cina complica “risoluzione della questione dei confini”.
La protesta dell’India arriva pochi giorni dopo la conversazione tra il primo ministro Narendra Modi e il presidente cinese Xi Jinping a margine del vertice dei Brics in Sud Africa. Durante il colloquio si erano impegnato in “intensificare gli sforzi per un rapido disimpegno e allentamento” lungo il confine conteso, secondo quanto ha raccontato un funzionario indiano del governo indiano all’emittente Bbc.
Già ad aprile, quando i ministri della Difesa di Cina e India hanno avuto un faccia a faccia a latere del vertice ministeriale della Sco, erano circolati i nomi cinesi che Pechino aveva scelto per alcuni di quegli stessi territori indiani ora al centro della diatriba sulla mappa. Il governo di Nuova Delhi aveva reagito ai tentativi della Cina di rinominare 11 località dell’Arunachal Pradesh, affermando che lo stato sarebbe sempre “una” parte integrante e inalienabile dell’India”.
Polemiche ad alimentare tensioni che si stava cercando di disinnescare. Ai tempi, era la prima volta che un ministro della Difesa cinese visitava l’India dopo lo scontro del 2020 tra soldati indiani e cinesi nella Valle di Galwan, nella zona di frontiera lungo il confine montano. Scontro che ha causato la morte di 20 soldati indiani e quattro cinesi.
La fonte principale delle tensioni tra India e Cina è il confine lungo 3.440 km lungo l’Himalaya – chiamato Linea di controllo effettivo (Lac) – che è scarsamente delimitato. La presenza di fiumi, laghi e vette innevate fa sì che la linea possa spostarsi in alcuni punti. A dicembre, soldati indiani e cinesi si sono scontrati lungo il confine nella città di Tawang.
Da una parte, la Cina considera l’intero Arunachal Pradesh come suo territorio, chiamandolo “Tibet meridionale”, mentre l’India respinge fermamente questa affermazione, rivendicando allo stesso tempo l’altopiano Aksai Chin nell’Himalaya, controllato dalla Cina.
Dal 2020, i rapporti relazioni tra India e Cina sono peggiorati quando le loro truppe sono state coinvolte in uno scontro mortale nella valle di Galwan in Ladakh: quello è stato il primo scontro mortale tra le due parti dal 1975.