La missione Luna-25 raggiunge l’orbita lunare, segnando il ritorno della Russia nella corsa al satellite terrestre. Mosca punta a riconquistare una posizione di rilievo tra le potenze spaziali dopo la battuta d’arresto dovuta all’isolamento internazionale a seguito dall’invasione russa dell’Ucraina
È entrato nell’orbita lunare il lander Luna-25, la missione che riporta, dopo quasi cinquant’anni, la Russia sul satellite terrestre. Per Mosca si tratta di una prova ambiziosa, che punta a riposizionare la Federazione tra le grandi potenze spaziali. L’invasione dell’Ucraina, e il conseguente blocco di diverse collaborazioni internazionali e soprattutto con l’Europa, hanno infatti inflitto un duro colpo alle capacità spaziali autonome di Mosca e alla sua industria aerospaziale. Ora, con Luna-35, l’agenzia spaziale russa, Roscosmos, ha impresso un’accelerazione alle ambizioni extra-atmosferiche russe, cercando di raggiungere per prima il Polo sud lunare e battendo sul tempo la contemporanea missione indiana Chandrayaan-3.
La missione
Il lancio di Luna-25 è stato effettuato con un razzo Soyuz partito dal cosmodromo di Vostochny, nell’estremo oriente russo. Il lander è impostato per orbitare a cento chilometri sopra la superficie della Luna prima di passare all’allunaggio, pianificato per lunedì prossimo, a Nord del cratere Boguslawsky sul Polo sud lunare. Una volta sul satellite, inizierà la missione operativa vera e propria, della durata di circa un anno, durante la quale entreranno in azione gli otto strumenti scientifici di bordo, che verranno impiegati per studiare la regolite lunare così come le polveri e il plasma che compongono l’esosfera del nostro satellite. L’obiettivo ultimo di cui la missione è parte è lo studio di fattibilità per l’installazione di una colonia permanete umana sulla Luna, ponendosi dunque in diretta concorrenza con il programma Artemis statunitense.
La fine delle collaborazioni con l’Esa
Il programma, in realtà, faceva parte del programma analogo di colonizzazione della Luna avviato nel 2015 da Roscosmos insieme all’Agenzia spaziale europea, il quale avrebbe dovuto prevedere una serie di missioni volte a verificare le condizioni per la creazione di un insediamento umano permanente sul nostro satellite naturale. Le tensioni scaturite dall’invasione russa dell’Ucraina hanno spinto l’Esa a interrompere il 13 aprile 2022 le collaborazioni con Mosca sulle missioni dirette verso la Luna e Marte, accompagnando la comunicazione con la richiesta di restituzione di alcuni sistemi che sarebbero dovuti partire proprio con Luna-25.
“Ostalgia” spaziale
L’interruzione della collaborazione con il Vecchio continente, pur rallentando i programmi russi, sta venendo utilizzata dal Cremlino come banco di prova per riaffermare la propria posizione spaziale. L’ultima missione di questo tipo per Mosca fu la Luna-25, conclusasi il 22 agosto del 1976 con il recupero di circa 170 grammi di suolo lunare riportati a terra. Anche il nome della missione, che si pone in continuità con il programma di esplorazione sovietico Luna avviato nel 1959 con 24 missioni (di cui 15 di successo), vuole ricollegarsi proprio al passato dell’Unione Sovietica quale altra grande superpotenza spaziale oltre gli Stati Uniti.
La gara con l’India
Partita un mese dopo, Luna-25 dovrebbe battere sul tempo la contemporanea missione indiana, anch’essa diretta al Polo sud lunare, la Chandrayaan-3, partita il 14 luglio che arriverà sulla superficie il 23 agosto. La missione russa invece, partita il 10 agosto, scenderà sulla Luna il 21 agosto, in un recupero al fotofinish. La sonda di Nuova Dehli si trova già in orbita lunare, a circa 150 chilometri di altitudine, e sta effettuando una serie di manovre per abbassare la propria quota fino a cento chilometri per poter poi effettuare l’allunaggio
L’importanza del Polo sud lunare
Il Polo sud lunare è particolarmente importante per l’esplorazione e la potenziale futura colonizzazione del satellite grazie alle sue caratteristiche. Con una temperatura che si aggira intorno ai -13 °C, l’area contiene sia aree quasi permanentemente esposte alla luce solare, sia regioni continuamente al buio, nello specifico fondi di crateri (detti Cold traps, o trappole del freddo) che contengono resti fossili di idrogeno, acqua congelata e altri materiali, alcuni dei quali risalgono ai primi stadi di vita del sistema Solare. Grazie a queste caratteristiche, la regione è considerata adatta a ospitare un avamposto lunare. I ghiacci e i minerali delle Cold traps potrebbero essere risorse vitali per gli operatori lunari, mentre i picchi illuminati in modo quasi permanente potrebbero essere utilizzati per fornire energia solare all’avamposto, consentendo un’operatività quasi costante. Non è un caso se anche la missione che riporterà il prossimo uomo e la prima donna sulla Luna Artemis 3 si dirigerà proprio verso il Polo sud della Luna.