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Cosa comporta l’omicidio politico di Villavicencio per le elezioni in Ecuador

L’omicidio del candidato alle elezioni presidenziali dell’Ecuador rappresenta uno smacco forte alla vita istituzionale del Paese. Ed è soltanto l’ultimo di una lunga scia di fenomeni di violenza politica nello Stato sudamericano. Con le elezioni che ormai sono imminenti

Al termine di un comizio elettorale svoltosi in una scuola di Quito, la capitale del Paese, il candidato presidente Fernando Villavicencio si è fermato a salutare alcuni dei suoi sostenitori presenti. Mentre si appresta a salire in macchina, il politico ecuadoregno viene raggiunto da molteplici colpi d’arma da fuoco. Trasportato urgentemente all’ospedale più vicino, Villavicencio esala l’ultimo respiro durante il tragitto.

Sei persone sono state arrestate dalla polizia locale, mentre un altro sospettato è morto dopo essere rimasto coinvolto in uno scontro a fuoco con le forze di polizia. Anche se ancora gli inquirenti non hanno rilasciato dichiarazioni ufficiali sul movente, l’implicazione dei gruppi legati al traffico di droga è quasi ovvia. Dopo essere stato per molto tempo una sorta di paradiso sicuro in mezzo al caos degli Stati confinanti come Colombia e Perù, negli ultimi anni anche l’Ecuador è diventato teatro di operazioni e di scontro tra gruppi criminali locali ed internazionali, come i cartelli messicani o la mafia albanese, interessati a controllare i percorsi di transito che attraversano il Paese.

Come conseguenza dell’infiltrazione di questi gruppi, il Paese ha assistito a un diffondersi della violenza e della corruzione. E proprio la lotta a questi fenomeni era il tema principale della campagna elettorale di Villavicencio e del suo partito “Movimiento Construye”, che era già stato coinvolto in passato in altri episodi di violenza armata durante la campagna elettorale. Una campagna che il partito stesso stava valutando di sospendere, a causa della crescente violenza politica dilagante culminata poche settimane fa nell’omicidio del sindaco di Manta Augustin Intriago. Ma era stato Villavicencio stesso ad opporsi a questa decisione, affermando che “tacere e nascondersi nei momenti in cui i criminali assassinano i cittadini e le autorità è un atto di codardia”.

Un senso di dovere civile molto coerente con il suo background: Villavicencio aveva iniziato la sua carriera nella sfera pubblica in qualità di sindacalista presso la compagnai energetica nazionale Petroecuador, di cui in seguito aveva raccontato, in qualità di giornalista d’inchiesta, il coinvolgimento nello scandalo “Petrochina”, che prevedeva una fornitura agevolata di greggio alla Repubblica Popolare in cambio di prestiti ad un alto tasso di interesse. L’ex presidente dell’Ecuador Rafael Correa, firmatario di questo accordo, era stato criticato in molte alte occasioni da Villavicencio, al punto da essere condannato a 18 mesi di prigione per diffamazione nei confronti di Correa, prigione che ha evitato rifugiandosi prima nei territori degli indigeni ecuadoregni e successivamente in Perù.

In un tweet, l’ex presidente dell’Ecuador ha commentato l’omicidio del suo antico rivale: “L’Ecuador è diventato uno Stato fallito. Speriamo che coloro che cercano di seminare altro odio con questa nuova tragedia capiscano che continueranno solo a distruggerci”. Al cordoglio di Correa si sono uniti anche i gli altri candidati presidenti. “Questo ci fa piangere tutti, la mia solidarietà a tutta la sua famiglia e alle persone che seguono i suoi ideali. Questo atto vile non resterà impunito!”, sono le parole della candidata del partito di Correa Luisa Gonzalez, mentre il candidato Jan Topic ha sospeso la sua campagna elettorale, dichiarando: “Oggi più che mai si ribadisce la necessità di agire con mano forte contro la criminalità. Che Dio lo abbia in gloria”. Anche il candidato indigeno Yaku Perez ha sospeso la sua campagna, chiedendo pubblicamente in un video diffuso sui social uno stop alle violenze. Difficile da dire ora quale sarà l’impatto sulla competizione elettorale nel Paese.

Oltre a un lutto nazionale di tre giorni, il presidente dimissionario Guillermo Lasso (di cui Villavicencio era stato sostenitore) ha dichiarato l’entrata in vigore dello stato d’emergenza nazionale, dopo essersi consultato con funzionari della sicurezza e dell’apparato elettorale.

“Si tratta di un crimine politico, che ha il carattere del terrorismo, e non dubitiamo che questo omicidio sia un tentativo di sabotare il processo elettorale”, ha commentato Lasso, che però non ha posticipato la data delle elezioni prevista per il 20 di agosto. Se le consultazioni riusciranno a svolgersi in modo regolare, tuttavia, è ancora da vedere.

 


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