Skip to main content

La battaglia per il Sud Globale è appena iniziata. Pelanda legge il vertice Brics

​Colloquio con l’economista e saggista, grande esperto di oriente. Dal Johannesburg arrivano due certezze, la prima è che l’India ha più chances del Dragone di guidare il Global South e di competere con gli Stati Uniti. La seconda è che il G7 se vuole reggere lo scontro e proteggere il dollaro deve rafforzarsi. Bretton Woods? Quel sistema non è morto e sepolto, però…

Un sud globale, contro un dominio occidentale. Ovvero, un blocco che vale il 26% del Pil mondiale, il 42% della popolazione e il 18% delle esportazioni planetarie, vuole ribaltare gli equilibri della Terra, spostando il baricentro dell’economia verso Est. E, per farlo, il primo passo è demolire un pezzo alla volta un sistema monetario che regge da otto decenni e che oggi fa capo al dollaro. Missione ambiziosa, ma un occhio clinico potrebbe vederci una specie di nuova Bretton Woods formato oriente, saldamente incardinata su cinque economie, qualcuna più tonica qualcun altra con qualche acciacco di troppo, si veda alla voce Cina.

E forse in questi giorni è proprio quello che passa per la testa dei leader di Cina, India, Russia, Brasile e Sudafrica, riunitisi per il quindicesimo vertice dei Brics. Un summit che sarebbe meglio tenere d’occhio, se non altro per il fatto che a Johannesburg, insieme alle cinque economie ormai ex emergenti, ci sono i rappresentanti di molti Paesi asiatici, africani e mediorientali: quasi 40 nazioni e tutte più o meno interessate ad entrare nel cerchio dei Brics (di questi, 23 hanno fatto domanda di ammissione).

L’obiettivo è sempre quello, contrastare l’Occidente e il G7, de-dollarizzare il globo. E, perché no, seppellire una volta per tutte quelle regole nate quasi 80 anni fa e su cui ancora oggi poggia parte del sistema valutario e finanziario mondiale, versante ovest. Domanda: come stanno davvero le cose? Un ribaltamento globale è davvero in vista? Formiche.net lo ha chiesto all’economista e saggista Carlo Pelanda.

“Facciamo una premessa. Se c’è qualcuno tra i Brics che è stato più muscolare dal punto di vista verbale, è il Brasile, che vorrebbe una moneta comune a tutti i Paesi che si contrappongono all’Occidente. Il Sud Globale vorrebbe essere un attore per permettere questo ribaltamento”, mette in chiaro Pelanda. “Abbiamo visto in questi giorni delle dichiarazioni importanti, soprattutto da parte dell’India, la quale ha detto di non voler prendere parte di questo o quel blocco. Sa questo cosa significa? Che il tentativo cinese di creare una convergenza assoluta tra i Brics non sta funzionando. Ricordiamoci che già negli anni 50, la Cina usò la guerra in Indonesia contro l’Olanda per aumentare l’influenza sulla parte povera del mondo, togliendone a Urss e Usa. Ma non ci riuscì”.

Tutto questo per fissare un concetto. “Al momento non vedo onestamente un pericolo tale per cui Brasile, India e Sudafrica si spostino sulla linea cinese, anche se Pechino sta facendo di tutto per raggiungere questo scopo. Ma c’è un segnale: il Sud Globale si sta cominciando a strutturare, anche se la nazione leader è l’India e non certo la Cina. Ora, potrà riuscire in questo l’India, nel prendere la leadership del Sud Globale? Non lo so, consideriamo che per competere con l’America Nuova Dehli dovrà aspettare il 2070, mi pare un lasso di tempo non banale. Al momento, insomma, la Cina non mi pare in grado di influenzare i Brics e il Sud Globale, non così come vorrebbe, forse ci riuscirà l’India. Ma gli strateghi del G7 farebbero bene a tenere gli occhi aperti: il potenziale del Sud Globale sono cinque miliardi di persone. Vede, ci sono due blocchi, quello cinese e russo e quello americano. E poi ci sono delle immense aree grigie che sono il Sud Globale. Ambedue i blocchi vorranno portarsi a casa pezzi di queste aree grigie”.

E Bretton Woods? Morto e sepolto o sotto attacco, nella migliore delle ipotesi? “Bretton Woods non è finito, il concetto vale ed esiste in termini di teorie. Magari si è indebolito perché l’impero americano è più debole. Bisogna strutturare meglio il G7, inutile girarci intorno, serve una nuova gestione del G7, lavorando sulle alleanze. E rafforzando così l’Occidente stesso”.



×

Iscriviti alla newsletter