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Ppe-Ecr, così cresce l’asse conservatore per le europee secondo Saccone

Conversazione con l’ex senatore dell’Udc: “Tutti sanno che FdI non è come Afd. Non sarebbe una novità la collaborazione tra Ppe, conservatori e liberali. Sarebbe auspicabile. Più di tante parole osservo la potenza dei gesti fisici dei leader. Meloni è entrata in totale empatia con i grandi leader del mondo e ciò agevola moltissimo la credibilità e l’autorevolezza dell’Italia”

Una leader empatica, che affianca sostanza politica a gesti carichi di significato; una fase politica peculiare che coincide con le strategie di centrodestra nel post merkelismo; la consapevolezza che il progetto riformatore dell’Ue potrebbe essere avvantaggiato da una maggioranza coesa in seno a Parlamento europeo, per dare vita ad una Commissione politica. In occasione delle elezioni europee, dice a Formiche.net l’ex senatore dell’Udc Antonio Saccone, sarebbe auspicabile un asse tra Ppe, conservatori di Ecr e liberali. “FdI non deve fare alcuna prova del nove”.

Manfred Weber ha detto che Fratelli d’Italia non è come Alternative für Deutschland, una cosa che in Italia già si sapeva o c’era bisogno di sottolinearla?

La battaglia politica tende a renderli omogenei, ma è del tutto evidente che vi sono profonde diversità sul ruolo dell’Unione europea, sul ruolo del rispetto delle istituzioni, sul ruolo del riconoscimento dei diritti. Insomma, Fratelli d’Italia governa in diversi territori da tantissimi anni e non deve fare alcuna prova del nove: avere questi due paralleli è del tutto infondato. Non ultima, la questione Israele: Fratelli d’Italia, pur volendo sottolineare la necessità del rispetto della determinazione del popolo palestinese, ha sempre riconosciuto il diritto al popolo israeliano della sovranità popolare nel riconoscimento dello status di Stato indipendente. Ricordo l’approccio verso la questione mediorientale di Alleanza Nazionale e Gianfranco Fini con una visione molto lineare.

Si tratta di schermaglie elettorali in vista delle europee?

Capisco la strumentalizzazione politica ma è del tutto infondata, ma ne sono consapevoli anche gli avversari che mentono a se stessi. Dopodiché esiste un tema legato ai numeri: io ritengo che sia importante che lo Spitzenkandidat sia espressione di una visione omogenea in termini valoriali, in termini di progetto e di programma politico. Quello che Fratelli d’Italia è, lo testimonia Giorgia Meloni al governo del Paese.

Ovvero?

Rivendicava un cambio di paradigma dell’Unione europea che francamente anche noi fondatori del Ppe rivendichiamo, in quanto assertori convinti dei principi cardini dell’Unione europea, da De Gasperi ad Adenauer. Immaginiamo un’integrazione vera ed effettiva dell’Ue, la famosa Unione europea dei popoli europei: ciò è mancato completamente al pari delle riforme, e ha dato fiato alle trombe a quanti, addirittura in modo speculare, chiedevano l’uscita non solo dall’Unione europea ma addirittura dall’euro. Fino a ieri le alleanze erano con gli inglesi dei Tories, con loro si è sempre fatto un’alleanza in Europa quindi non stiamo parlando di alcuna novità. È cambiata la morfologia del gruppo parlamentare con l’uscita della Gran Bretagna. Ma non sarebbe una novità la collaborazione tra Ppe, conservatori e liberali. Sarebbe auspicabile.

La destra italiana è stata da sempre un pilastro atlantista e oggi Meloni è celebrata anche dal Time. Di contro, molti partiti di sinistra in Italia, in Germania, in Francia, in Spagna presentano rigurgiti anti americani mascherati dal no al sostegno all’Ucraina. È questo il dato nuovo?

Ritengo che quella parte della sinistra che oggi specularmente vuole differenziarsi lo fa per un posizionamento politico tattico. Ricordo a tutti che la sinistra è quella che è intervenuta nella guerra in Jugoslavia con il governo presieduto dal comunista Massimo D’Alema. Temo purtroppo che siamo nella fase della speculazione politica ed elettorale. Il governo italiano in politica estera con la triade Mattarella, Meloni, Tajani è elemento di garanzia e non di una nazione che è asservita agli interessi degli americani. È invece capace di agire diplomaticamente garantendo in primis gli interessi nazionali nel rispetto di una grande potenza come gli Stati Uniti d’America. E questo lo si deve molto all’empatia di Giorgia Meloni.

A che proposito?

Più di tante parole osservo la potenza dei gesti fisici dei leader. Da quelle foto emerge una Meloni che è entrata in totale empatia con i grandi leader del mondo e ciò agevola moltissimo la credibilità e l’autorevolezza dell’Italia. A quel punto quando la Meloni chiede di parlare in nome e per conto dell’Italia, è ascoltata con più attenzione. Inoltre il fatto che sia il presidente del Consiglio parli in modo fluente diverse lingue, tra cui l’inglese e lo spagnolo, agevola tantissimo le sfumature nelle relazioni internazionali. Ciò ha reso possibile anche una diversità di opinioni perché su alcuni temi come l’Africa penso vi erano punti di vista diversificati, ma alla fine lei è riuscita con un’abilità politico-diplomatica non indifferente, a portare l’Unione europea ad accendere finalmente un faro sull’immigrazione e gli Stati Uniti ad avere considerazione dell’Italia sulla guerra in Ucraina. Per la Meloni l’Ucraina è stato l’esame di maturità politica che le ha permesso di collocarsi a livello internazionale nella comunità occidentale democratica.

Nel 2014 il Ppe era al governo in 17 Paesi dell’Ue su 28, nel 2021 solo in sette. Adesso c’è la possibilità di rimontare. Quanto conta in questa trasformazione la fine dell’era merkeliana?

Innanzitutto il Ppe lavorerà per completare le riforme dell’Unione europea: se non facessimo questo rischieremmo veramente il fallimento del progetto dei nostri padri fondatori. Un Parlamento a maggioranza omogenea, che ovviamente io mi auguro, agevolerà il completamento delle riforme in cui si pone al centro la sovranità dell’Unione e dei popoli che sono rappresentati: questo per me è fondamentale. Di contro vi sono diverse riforme che non si sono potute fare perché c’era la grande coalizione sia in Germania e sia in Unione europea. La locomotiva d’Europa oggi non è più la Germania e ciò paradossalmente agevola un percorso di riforme nell’Unione perché si attendono da troppi anni.

Le parole del senatore a vita Mario Monti nei confronti di Giorgia Meloni sono una sorpresa?

No. Prima è stato molto scettico sulle capacità del premier alla guida di Palazzo Chigi, oggi cambia opinione non in modo aleatorio, ma sulla base dei provvedimenti del governo stesso e quindi a mio modo di vedere è ben accetto.

@FDepalo



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