Skip to main content

Tra Reddito di cittadinanza e Bce, le strade per il governo. Parla Bruni (Ispi)

​Il vicepresidente dell’Ispi: sarebbe stato meglio gestire la fine della misura con una riforma del welfare adeguata e comunque lo Stato assistenzialista non è morto. La Bce aveva detto che l’inflazione sarebbe stata passeggera, non era vero, ma ora la banca centrale va lasciata lavorare

La sostanza può essere buona, la forma un po’ meno. E poi, chi l’ha detto che la fine del Reddito di cittadinanza, per mano del governo di Giorgia Meloni, rappresenti davvero il tramonto dello Stato assistenzialista? Franco Bruni, economista e vicepresidente dell’Ispi, raggiunto da Formiche.net, non ci gira intorno. “Il modo con cui è stata posta fine al Reddito non mi è piaciuto molto, serviva prima una riforma del welfare che garantisse la transizione. In quel caso, allora, avrebbe anche potuto funzionare”, mette subito in chiaro Bruni.

E va oltre. “Onestamente non direi che lo Stato assistenzialista è finito, vedo altre forme di aiuto e sussidi. Non voglio sembrare insensibile ma mi pare di capire che il Paese sia ancora ostaggio di una cultura che va a caccia di voti e di consenso, facendo proprio leva sull’assistenza. E non credo che mandare in pensione il Reddito ponga fine a questo andazzo. Guardi, lo stesso vale per il fisco. Invece che lavorare solo sul ceto medio, ammesso e non concesso che lo si stia facendo per davvero, sarebbe ora di cominciare a colpire i patrimoni”.

Altro capitolo, la Bce e la leva dei tassi che sta rendendo il costo dei mutui sempre più proibitivo. Qui il vicepresidente dell’Ispi è categorico. “Lasciamo lavorare la Banca centrale, i trattati europei proibiscono ai governi di fare pressioni o criticare l’operato della vigilanza. Dobbiamo smetterla di pensare che a Francoforte non sappiano fare il loro mestiere. E questo vale sia per l’Italia, la Francia e la Germania. Mi pare un esercizio tecnico e acrobatico poco sensato. Ora sia la Fed, sia la Bce stanno lavorando con decisione e producendo effetti positivi, come dimostra il calo dell’inflazione”.

Non è tutto. “Quello che l’Italia deve pretendere è il risultato e cioè che l’inflazione scenda. Se scende, l’obiettivo è stato raggiunto. Semmai, la Bce deve impegnarsi a non comportarsi più come ha fatto negli ultimi 20 anni, aiutando i Paesi indebitati, stimolando l’economia con tassi a zero o negativi o imbottendo di liquidità le banche. Questi sono errori, quando è arrivata la guerra e la pandemia ha preso tutto fuoco. A Francoforte dicevano che l’inflazione sarebbe stata passeggera. Non era vero e ora stanno cercando di lavorare. Lasciamoli fare”.

×

Iscriviti alla newsletter