Skip to main content

Lo Stato può far bene all’economia. Giorgetti (da Rimini) spiega perché

Il ministro dell’Economia interviene al Meeting di Comunione e Liberazione. Le imprese non possono essere lasciate da sole, serve una mano pubblica che le accompagni con investimenti di qualità. La sostenibilità oggi fa rima con crescita, ma nella manovra non ci saranno miracoli. L’Europa? Pensi anche alla golden rule

Puntuale come sempre, l’ultimo scampolo di agosto fa rima con il Meeting di Rimini. E anche quest’anno, la griglia di partenza è nutrita. A dare un primo colpo di gas ai dibattiti e ai confronti di natura economica, ci ha pensato direttamente il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Il quale è fin troppo consapevole degli impegni che attendono il governo al rientro dalla pausa estiva. La madre di tutti i dossier, nemmeno a dirlo, la manovra di bilancio.

Ufficialmente la seconda del governo a trazione Fratelli d’Italia, ma in realtà la prima, dal momento che l’impalcatura della scorsa finanziaria era stata realizzata da Mario Draghi, con le migliorie e le limature apportate dall’esecutivo successivo. La sfida è di quelle impegnative: ci vogliono non meno di 30 miliardi per rendere strutturale il taglio al cuneo fiscale, più una manciata di altre misure, che però sposteranno poco in termini di saldi. Nell’attesa di capire il punto di caduta sul salario minimo. Al momento, di sicuro, ci sono solo i quasi sei miliardi già incamerati dal deficit aggiuntivo fissato nello scorso Def. Oltre non si potrà andare e allora da qualche parte le coperture vanno fatte saltare fuori.

L’IMPORTANZA DI ESSERE SOSTENIBILI

Fatta questa premessa, intervenendo da remoto alla tavola rotonda Sostenere lo sviluppo, nuove politiche per un’economia innovativa, Giorgetti ha affrontato vari temi, dalla sostenibilità al grip dello Stato nell’economia. “Non possiamo negare oggi che il sistema si tiene in piedi se c’è una solidarietà tra generazioni, se c’è una connessione. Lo sviluppo sostenibile è un concetto a tutto tondo, di cui forse si parla troppo poco. Ma la crescita, lo si voglia o no, passa attraverso la sostenibilità”, ha spiegato Giorgetti. Che poi ha spostato il baricentro sulle imprese. “La dimensione delle imprese e degli imprenditori oggi è centrale: dobbiamo cominciare a ragionare diversamente da quanto avveniva negli anni ’70, bisogna concentrarsi sul lato dell’offerta del lavoro, della qualità e non sul presupposto che in qualunque momento è possibile generare crescita e Pil”, ha chiarito il numero due della Lega.

Di qui la necessità “di creare un ambiente favorevole alla nascita e allo sviluppo delle imprese. Guardiamo alla dimensione del profitto, mi chiedo se si riesca in qualche modo con tutti i nuovi strumenti, le nuove regole, capire il merito di un imprenditore? Voglio dire, se chi mette su un’impresa rinuncia per qualche tempo al profitto, guardando magari al lungo periodo, ebbene, è meritevole di credito e fiducia? Confidare nella mano invisibile del mercato può non bastare e allora bisogna dare fiducia alle aziende”.

UN BRAVO STATO PER UN BRAVO IMPRENDITORE

Giorgetti ha poi toccato un tema scottante, ovvero il ruolo e la presenza dello Stato nel mercato. “Qui stiamo assistendo a un cambiamento totale di paradigma, con il ruolo del pubblico che diventa fondamentale nell’accompagnare e promuovere la nuova imprenditoria. Per questo il solo mercato, non può bastare”. Tirando le somme, “il ruolo del pubblico, per mantenere una buona competitività, diventa cruciale, fondamentale. Deve affiancare le imprese, avendo a cuore concetti come l’autonomia strategica. Se si dimenticano questi processi, allora non si fa il bene delle aziende. Non mi limito a parlare di risorse o investimenti, ma di qualità dell’azione”.

Il ministro ha poi rilanciato la necessità di tenere fuori dal calcolo del deficit in sede Ue di certi investimenti, soprattutto quelli strategici, ribadendo l’utilità della golden rule. E chiarendo, infine, il massimo impegno del governo sul Pnrr. “Oggi più che mai la responsabilità del governo è per il Pnrr. Abbiamo queste risorse, parzialmente gratis, che devono essere usate nel modo miglior possibile. Fare bene oltre che fare in fretta”. Si tratta di un'”occasione unica” per promuovere la crescita. E la manovra? Qui Giorgetti ha fatto esercizio di realismo, partendo dalla consapevolezza che se c’è un elemento di stress per i conti pubblici, quello è la scarsa natalità che surriscalda la spesa pensionistica: “il tema della natalità è un tema fondamentale: non c’è nessuna riforma previdenziale che tiene nel medio-lungo periodo con i numeri della natalità che abbiamo oggi in questo Paese”.

IL REALISMO DI GIORGETTI

“Sarà una legge di bilancio veramente complicata, tutte le leggi di bilancio sono complicate, anche quella dell’anno scorso, e siamo chiamati, poiché facciamo politica, a decidere delle priorità. Non si potrà tutto, certamente dovremo intervenire a favore dei redditi medio bassi, come abbiamo fatto con la decontribuzione, perché l’inflazione riduce enormemente il potere d’acquisto e colpisce come ingiusta tassa in particolare questi redditi, ma dovremo anche utilizzare le risorse a disposizione per promuovere la crescita, per promuovere e premiare chi lavora”.

Insieme a Giorgetti, sul palco di Rimini c’era anche Stefano Barrese, responsabile della divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo. Il quale ha innanzitutto puntato il discorso sul ruolo della banca e delle banche nello sviluppo dell’Italia. “Se noi oggi vogliamo dare un futuro al nostro Paese, dobbiamo partire dal concetto di Sviluppo. E partire dal concetto di sviluppo non può prescindere dal ruolo degli istituti. Ecco, se a un giovane vogliamo dare una prospettiva, allora può essere uno strumento essenziale in tal senso”. Barrese ha ricordato che “dal 2015 Intesa San Paolo investe sulla crescita e gli investimenti attraverso Programma Sviluppo Filiere: a oggi sono oltre 860 le filiere che hanno aderito con un beneficio diretto per circa 20 mila fornitori che complessivamente muovono un giro d’affari di oltre 97 miliardi di euro”.

Quanto all’Italia, pochi dubbi. Il Paese “ha fondamenta forti e lo ha dimostrato in questi mesi crescendo più di molti importanti competitor internazionali. Continuerà a essere un punto di riferimento dell’economia europea: per il 2023 ci attendiamo un aumento del Pil intorno all’1%, più della media europea”.

×

Iscriviti alla newsletter