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Banca centrale russa e Cremlino ai ferri corti. Colpa della crisi del rublo

​Il crollo di Ferragosto della moneta e la costante svalutazione hanno messo a dura prova i nervi del governatore Elvira Nabiullina e del presidente russo. Con la prima che non ha condiviso l’accelerazione sui tassi per recuperare terreno sul dollaro. E lo psicodramma valutario è servito

Forse sarà stato il caldo, che in quei terribili giorni di Ferragosto si è fatto sentire anche in Russia. O più semplicemente il fatto di assistere impotenti alla svalutazione della propria moneta. Fatto sta che a Mosca hanno cominciato a volare gli stracci. Al Cremlino Vladimir Putin non deve ancora aver digerito del tutto il crollo del rublo, che nella notte tra il 14 e il 15 agosto ha toccato i minimi dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, arrivando a perdere il 25% del proprio valore da inizio del 2023. E allora ha perso le staffe. Prima di tutto ha convocato una riunione di urgenza con il ministro delle Finanze, per capire dove e come mettere le mani e azionare il freno. Poi ha imposto alla Banca centrale russa, guidata dalla non troppo tenera Elvira Nabiullina, di alzare i tassi di interesse al 12%, dall’8,5%.

L’emorragia si è arrestata, ma è proprio questo il punto. Pare proprio che il colpo di mano sui tassi non sia stato condiviso dalla vigilanza, la quale è entrata in rotta di collisione con il Cremlino. Sono ore difficili a Mosca. L’operazione di salvataggio del rublo a Ferragosto ha mostrato al mondo intero le profonde divisioni in seno alla nomenklatura russa. Da una parte il governo federale, dall’altra una Banca centrale che non se la sentiva per davvero di portare il costo del denaro a un livello così alto.

Il litigio sul crollo del rublo e sulle misure da mettere in campo sarebbe andato in scena in questi giorni. E si è concentrato su ciò che l’ha causato tanto quanto su cosa fare al riguardo. Dopo diversi avvertimenti sul deterioramento dei dati commerciali e della spesa pubblica, Nabiullina fu tra i primi alti funzionari del governo a mettere in guardia Putin dall’impatto delle sanzioni, la Banca centrale ha annunciato che si sarebbe astenuta dagli acquisti di valuta estera, come chiedeva il Cremlino, convocando di contro il famoso board che ha portato all’aumento dei tassi di interesse, seppur controvoglia. Questo mentre il capo consigliere economico di Putin ha incolpato la stessa Banca di Russia per la sua politica monetaria morbida.

Nelle more, mentre a Mosca sale la tensione, la Russia lavora a pieno ritmo alla creazione di una valuta virtuale emessa dallo Stato. In questi giorni Vtb, una delle maggiori banche russe, è diventato il primo istituto a testare con successo transazioni con rubli digitali nella sua applicazione mobile. In totale, anche altre dodici banche e 600 persone sono interessate da questa fase di prova, dettagliata la scorsa settimana dalla stessa Banca centrale russa.

In questa fase potranno effettuare pagamenti presso 30 punti vendita dislocati in 11 città del Paese. Alla fine, le operazioni saranno gratuite per i cittadini e con una commissione minima per le imprese. Ma, obiettivo dichiarato di Mosca è rendere più ermetico il proprio sistema finanziario e limitare l’impatto delle restrizioni internazionali. Una cosa però appare certa. Le altre economie non staranno a girarsi i pollici mentre Mosca si cuce su misura una moneta a prova di sanzioni. Anche l’Europa ha preso la sua rincorsa verso un euro formato virtuale, grazie anche alla spinta del futuro governatore di Bankitalia e attuale membro del board della Bce, Fabio Panetta.

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