Pechino ha sottoposto a “misure esecutive” un connazionale, soprannominato Zeng, che “svolgeva attività di spionaggio”. Sarebbe stato reclutato da tale Seth, funzionario dell’ambasciata americana a Roma, attraverso cene, gite e altre attività
Una presunta spia cinese al servizio della Central Intelligence Agency reclutata in Italia. Il ministero per la Sicurezza dello Stato di Pechino ha reso noto in un post di aver sottoposto a “misure esecutive” un connazionale, soprannominato Zeng, che “svolgeva attività di spionaggio”.
IL PROFILO
Nato a luglio del 1971, Zeng era stato mandato dalla sua compagnia – un fornitore di armi con accesso a informazioni “confidenziali importanti” – a studiare in Italia. In quel periodo, un funzionario dell’ambasciata americana a Roma, chiamato Seth secondo il post che lo qualifica come funzionario della Cia, prese l’iniziativa di avvicinarlo e di fare la sua conoscenza. Da allora, Seth avrebbe sviluppato uno stretto rapporto con Zeng attraverso attività come cene, gite e altre attività, in cambio di “una grande quantità di informazioni fondamentali sulla Cina”. Zeng sarebbe scivolato in uno stato di sudditanza psicologica, consentendo all’uomo della Cia “di instillare i valori occidentali” e di promettere “un’enorme quantità di denaro e di aiutare la famiglia di Zeng a migrare negli Stati Uniti”.
L’ACCORDO
Si è scoperto, secondo altri dettagli forniti dal network statale Cctv, che l’uomo aveva firmato un accordo di spionaggio e ricevuto una formazione specifica prima di tornare in Cina. La Cctv ha aggiunto che erano state prese “misure obbligatorie” contro di lui, senza fornire dettagli. Mentre il ministero ha trasferito il caso alla procura per la revisione e l’azione penale, secondo il post.
LA STRETTA
La Cina ha intensificato la supervisione su quelle che ritiene essere attività di spionaggio. All’inizio di agosto, il ministero della Sicurezza dello Stato ha detto che la nazione dovrebbe incoraggiare i cittadini a unirsi al controspionaggio, includendo la creazione di canali per segnalare attività sospette e premi ad hoc. È di luglio, invece, l’introduzione della legge anti-spionaggio che vieta di trasferire le informazioni su sicurezza e interessi nazionali definiti peraltro in modo generico. La normativa ha creato allarme nella comunità straniera: l’ambasciatore dell’Unione europea a Pechino, Jorge Toledo, per esempio, ha detto lo scorso maggio che l’apertura dell’economia cinese era incompatibile con la legge sul controspionaggio.
L’ANALISI DI WILDER
Dennis Wilder, ex funzionario della Cia esperto di Cina, ha fatto notare al Financial Times che Pechino aveva catturato due agenti della Cia nel Paese negli anni Cinquanta, cosa che è stata rivelata in seguito. Non è chiaro se il caso attuale sia avvenuto di recente o sia stato reso pubblico solo ora, ha aggiunto, suggerendo che l’annuncio potrebbe essere collegato all’incriminazione dei due marinai statunitensi e del loro presunto handler cinese. Senza dimenticare le recenti scintille tra Washington e Pechino dopo che William Burns ha dichiarato pubblicamente che la Cia, che guida, ha “fatto progressi” nel ricostruire la sua rete di informatori in Cina. “Christopher Wray, direttore dell’Fbi, ha parlato apertamente della minaccia dei servizi segreti cinesi”, ha dichiarato Wilder. “Forse Pechino ha voluto dimostrare che lo spionaggio va da una parte e dall’altra e che gli Stati Uniti non hanno una posizione di vantaggio morale su questo tema”.