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Cosa prevede la nuova Strategia nazionale per la banda ultra larga

La nuova strategia prevede investimenti per circa 2,8 miliardi di euro, di cui una parte derivante dalle economie maturate nell’ambito degli interventi Pnrr. Quattro aree di intervento. E sul Fair Share…

Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’innovazione tecnologica, ha illustrato ieri la nuova Strategia nazionale per la banda ultra larga 2023-2026 al Consiglio dei ministri, al quale è stato appositamente invitato.

GLI INVESTIMENTI PREVISTI

La nuova strategia prevede investimenti per circa 2,8 miliardi di euro, di cui una parte derivante dalle economie maturate nell’ambito degli interventi Pnrr per la banda ultra larga. Secondo la nota di Palazzo Chigi, il documento è frutto della consultazione con gli operatori di settore e del lavoro del Comitato interministeriale per la transizione digitale e mette in campo, per il triennio 2023-2026, un piano di azione volto al consolidamento infrastrutturale di reti fisse e mobili, allo sviluppo e all’adozione di infrastrutture di nuova generazione e a interventi a sostegno della domanda.

LO STATO DELL’ARTE

Secondo la classifica Desi l’Italia è al 7° posto in merito alla dimensione “Connettività”, con un punteggio complessivo lievemente superiore alla media europea. Tuttavia, tale posizionamento è dovuto soprattutto all’indicatore sulla copertura 5G e all’indice dei prezzi dei servizi, mentre, per quanto riguarda le performance in termini di rete fissa, l’Italia si colloca dietro a Spagna, Francia e Germania. Infatti, in Italia si registra una bassa adozione della banda ultra larga con velocità pari o superiore a 1 Gigabit/s (rispetto a quella francese è circa pari al 75% in meno), una bassa copertura della rete fissa su banda ultra larga con velocità pari superiore a 1 Gigabit/s (che rispetto a quella spagnola è inferiore di circa il 50%) ma anche una copertura mobile 5G delle zone abitate è più alta della media europea.

LE AREE DI INTERVENTO

Sono quattro le aree di intervento: area interventi trasversali, che non si riferiscono in maniera univoca alla connettività fissa o a quella mobile, ma che intendono favorire l’intero sistema Telco; area interventi per lo sviluppo della connettività fissa, che mirano a favorire lo sviluppo e l’adozione delle infrastrutture e della connettività fissa; area interventi per lo sviluppo della connettività mobile, che mirano a favorire lo sviluppo e l’adozione delle infrastrutture e della connettività mobile di nuova generazione; area interventi a sostegno della domanda, che mirano a favorire l’adozione della connettività fissa e mobile di nuova generazione da parte dell’utenza.

LE PAROLE DI BUTTI

“La nuova Strategia sulla banda ultra larga consente di affrontare con più serenità la digitalizzazione del Paese”, ha commentato il sottosegretario Butti. “Con la condivisione del Consiglio dei ministri, diamo il via a un piano d’azione strategico per recuperare i ritardi e le inefficienze del passato, accelerare lo sviluppo della connettività veloce in tutto il Paese e rilanciare il settore delle telecomunicazioni. Stiamo lavorando intensamente a questo progetto con le istituzioni coinvolte e al fianco degli operatori. Grazie alla connettività ad alte prestazioni potremo aumentare la qualità dei servizi, ridurre i divari territoriali e garantire notevoli risparmi per imprese e cittadini”.

IL “FAIR SHARE”

Uno dei temi “più controversi” per il futuro del mercato delle telecomunicazioni e per lo sviluppo della rete, si legge nella strategia, è l’introduzione del cosiddetto Fair Share, ovvero una tassa che gli operatori europei di telecomunicazioni vorrebbero richiedere agli Over the Top e agli altri fornitori di contenuti, per retribuire l’uso delle reti ultra veloci anche se al momento tali reti sono ancora scarsamente utilizzate (qui il dibattito di Formiche.net). Al fine di raccogliere la posizione di tutti gli stakeholder interessati, la Commissione europea ha aperto una consultazione esplorativa, che si è conclusa il 19 maggio 2023. Al momento la grande maggioranza dei Paesi europei è contraria a tale proposta e l’Italia si è schierata a favore di una ulteriore istruttoria di approfondimento con l’obiettivo di produrre evidenze e numeri. II Dipartimento per la trasformazione digitale ha istituito un apposito tavolo di confronto a livello nazionale con tutti gli operatori e i maggiori stakeholder del settore.


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