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Ucraina, aborto, Trump. Di cosa si è discusso al primo dibattito repubblicano

Nel primo dibattito ufficiale tra i candidati alla nomination repubblicana sono stati affrontati numerosi temi: tra i principali la guerra in Ucraina, il diritto all’aborto e i procedimenti giudiziari di Trump. La cui assenza è pesata sulla kermesse

Alle 21 (ora americana) della sera del 23 agosto sul palco di Milwaukee, moderati da Bret Baier e Martha MacCallum, si sono riuniti ben otto contendenti alla nomination presidenziale per il partito repubblicano. L’ex-governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson, il governatore della Florida Ron DeSantis, l’ex-governatore del New Jersey Chris Christie, il giovane imprenditore nel settore delle biotecnologie Vivek Ramaswamy, l’ex-vicepresidente Mike Pence, il governatore del North Dakota Doug Burgum, il senatore Tim Scott e l’ex governatrice del South Carolina nonché ex-ambasciatrice alle Nazioni Unite Nikki Haley: questi sono stati i protagonisti di un acceso duello verbale che si è sviluppato intorno ai temi più disparati, con il minimo comune denominatore di essere tematiche centrali nel dibattito pubblico americano.

A partire dalla questione Trump, la cui assenza al dibattito repubblicano è aleggiata come un fantasma per tutta la serata. Primo di grandissima misura nei sondaggi per la nomination repubblicana, l’ex-presidente Donald Trump ha declinato l’invito a partecipare alla kermesse, preferendo invece sottoporsi ad un’intervista fattagli dall’ex conduttore conservatore di Fox News Tucker Carlson, intervista che è stata rilasciata su Twitter pochi minuti prima dell’inizio del dibattito. Ad essere oggetto di discussione degli altri candidati non è stata però la figura di Trump in sé, quanto i procedimenti giudiziari a suo carico, e l’impatto che potrebbero avere sulla sua candidatura e sulla politica americana in generale. Le posizioni dei candidati sono state molto differenti, partendo da quella fortemente critica di Christie (“Bisogna smetterla id normalizzare questo tipo di comportamento”) a quella accondiscendente e supportiva di Ramaswamy, che sin dalla sua candidatura si è sempre dichiarato un fautore del trumpismo come ideologia.

Cinque dei presenti sul palco (DeSantis, Ramaswamy, Haley, Scott e Burgum) hanno immediatamente alzato la mano quando gli è stato chiesto se avrebbero sostenuto Trump se fosse stato scelto come candidato del partito, anche in caso di una sua condanna. Mentre Christie e Pence l’hanno fatto dopo qualche tentennamento, Hutchinson non ha mai alzato la sua.

Altro oggetto di discussione è stato il diritto all’aborto, una questione sollevata nel giugno dello scorso anno dalla Corte Suprema Americana che ribaltando l’esito della sentenza “Roe vs Wade” ha rimesso in discussione il diritto acquisito. Mentre Pence e Scott si sono espressi a favore della messa al bando dell’aborto per gravidanze più lunghe di quindici settimane, Hutchinson e DeSantis hanno cercato di fornire risposte più elastiche, non volendo inimicarsi nessun tipo di elettorato. A esporsi di più su questa questione è stata Haley, suggerendo che la spinta per un divieto di aborto a livello federale sarebbe un disastro politico per il partito Repubblicano, uscito sconfitto dalle elezioni midterm del 2022 svoltesi pochi mesi dopo la sentenza della Corte Suprema, che ha eliminato il diritto federale all’aborto e ha restituito la questione ai governi statali. “È nelle mani del popolo ed è lì che dovrebbe essere. Nessun presidente Repubblicano può vietare l’aborto… Non fate sentire le donne come se dovessero decidere su questo tema”, sono state le parole dell’ex ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite.

Sulla questione del sostegno a Kyiv, l’unico candidato a schierarsi apertamente contro il proseguimento degli aiuti è stato Ramaswamy, definendo l’Ucraina “non una priorità per gli Stati Uniti”. Provocando così una risposta di Haley, che ha accusato il giovane imprenditore di non avere alcun tipo di esperienza relativa alla politica estera, e di preferire Vladimir Putin agli interessi del proprio Paese. Ma Haley non è stata l’unica ad attaccare l’outsider filo-trumpiano: Christie ad un certo punto ha sbottato, “ne ho già abbastanza stasera di un tizio che sembra ChatGPT e che sta qui in piedi”, mentre in un altro momento Mike Pence ha affermato che “non è il momento di fare formazione sul posto di lavoro. Non abbiamo bisogno di assumere un novellino”.

Un primo confronto molto caldo, dunque, di cui si aspetta il secondo episodio, previsto per il 27 di settembre. Al quale, forse, parteciperà anche il grande assente di questa tornata. Rendendo il dibattito ancora più scottante.



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