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Vi spiego chi ci guadagna dalla proposta di Tajani sui porti. Parla Nevi (FI)

Intervista al neo portavoce di Forza Italia: “Gli imprenditori ci chiedono una visione sulle vie marine: c’è uno spazio importante per i privati. Si tratta di una battaglia storica di FI. Da Salvini nessun veto. Dobbiamo autofinanziarci: non sono più possibili gli scostamenti di bilancio”

Non intendiamo vendere i porti italiani, ma aprire la gestione della portualità all’ingresso dei capitali privati nella consapevolezza che non sono più possibili gli scostamenti di bilancio, per cui occorre autofinanziarsi. Così a Formiche.net il deputato azzurro Raffaele Nevi, neo portavoce di Forza Italia che analizza nel merito la proposta che il vicepremier Antonio Tajani ha lanciato dal Meeting di Rimini circa la privatizzazione dei porti italiani.

Quali i vantaggi della proposta di Tajani?

Siamo in una fase storica in cui sta cambiando tutto, nel senso che non sono più possibili gli scostamenti di bilancio, come eravamo abituati a fare durante la pandemia. C’è un nuovo patto di stabilità che sta per entrare in funzione e che limiterà molto la capacità di spesa pubblica. Non dimentichiamo che noi abbiamo già una situazione molto delicata a causa del nostro grande debito pubblico, quindi Forza Italia si sta interrogando al proprio interno e intende contribuire al dibattito pubblico per indicare una via attraverso la quale sostenere la crescita economica del Paese che per noi è un obiettivo fondamentale: prima di ridistribuire la ricchezza bisogna crearla.

In che maniera?

Attraverso una grande alleanza che noi vorremmo rilanciare tra pubblico e privato, con il pubblico che deve arretrare rispetto ad alcuni spazi che possono essere, secondo noi, meglio gestiti dal privato. Il pubblico deve mantenere la proprietà: mi spiego, non intendiamo vendere i porti, ma aprire la portualità all’ingresso dei capitali privati, facendogli gestire i servizi portuali. Abbiamo in mente un modello di porti commerciali che sono per noi fondamentali. In quel settore occorrono miliardi di investimenti pubblici europei e quindi sbaglieremmo a pensare che possa essere lo Stato a fare questi investimenti. Si possono mobilitare capitali privati anche cercando di inventarsi nuove forme per convincere i fondi pensione a investire sulla portualità. Ma non è tutto.

Ovvero?

Ricordo che nel 2000 ci siamo inventati le autostrade del mare, convinti che il mare possa essere una leva di sviluppo fondamentale per il nostro Paese, sia per aumentare gli scambi commerciali in questo momento in cui il nostro export sta volando, sia per ascoltare la voce di quegli imprenditori che ci chiedono una visione strategica sulle vie marine. Su questo fronte Forza Italia ritiene che vi sia uno spazio per i privati, anche riprendendo una vecchia proposta: trasformare le Autorità portuali in Spa. Ma non per abolire i controlli doganali o affidarli al privato, quella è una cosa che faranno sempre le autorità: mi riferisco a tutti i servizi commerciali e turistici.

Perché ritiene che il settore turistico sia indietro?

Riteniamo che i porti turistici in Italia siano bisognosi di investimento, questo passaggio l’ha ripetuto anche Tajani. Siamo orgogliosi del fatto che un nostro sindaco, il primo cittadino di Rapallo, abbia risolto in tempi rapidissimi le recenti emergenze. Il disastro provocato dalla mareggiata aveva distrutto tutto, ma poi una partnership con il privato attraverso un appalto di concessione e gestione con il controllo sempre del Comune ha risolto la crisi. Oggi Rapallo è uno dei porti turistici più importanti del Mediterraneo, perché sono stati fatti investimenti in opere infrastrutturali per la sicurezza del porto e del Paese. I nuovi investimenti legati alle infrastrutture tecnologiche digitali si sommano ai nuovi servizi che spingono ad attrarre il turismo nautico che, a nostro avviso, è una delle leve che può sostenere la crescita economica del Paese nel prossimo futuro. Non mi stanco di ripetere che dovremo camminare con le nostre gambe e non confidare sempre nell’allentamento dei vincoli europei, piuttosto che in qualche pandemia che ci solleva dal rispettare gli impegni.

É una sensibilità, quella delle liberalizzazioni, che nella maggioranza è diversificata?

Si tratta del messaggio che Forza Italia mette a disposizione anche del dibattito all’interno, ovvero pensare che dobbiamo sostenere noi la nostra crescita economica, per poi combattere a livello europeo per avere il patto di stabilità che non sia rigido e ottuso. Dobbiamo fare in modo che ci sia un’attenzione a sostenere la crescita economica, perché noi, da liberali siamo convinti che prima si crea la ricchezza e poi la distribuisce. In seguito distribuirla meglio di come abbiamo fatto in passato, per questa ragione abbiamo avanzato le nostre proposte sul progressivo superamento del reddito di cittadinanza. Per cui la proposta di Tajani si inquadra in un più ampio ragionamento che si allarga a quei servizi che toccano il trasporto pubblico e la gestione dei servizi della pubblica amministrazione, su cui l’Italia oggettivamente è più indietro di altri Paesi. Alla luce di tutto ciò, penso che questo governo sia il governo giusto per portare avanti tali tematiche, nella consapevolezza che le difficoltà ci sono per tutti, basta vedere cosa sta accadendo in Germania. Oggi l’economia va bene, ma non possiamo pensare che duri in eterno.

Salvini ha detto non è nel programma di governo: è un veto?

No. Salvini, per come lo conosciamo, non pone veti e non si tira indietro nelle discussioni. Non concentriamoci solo su come possiamo spendere i soldi, ma anche su come possiamo incassarli: è evidente che la sensibilità di FI su questi temi è particolare. In questo momento ci sembra importante per la coalizione introdurre un discorso di questo tipo, che può essere utile per il proseguo dell’azione di governo.



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