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Wagner-Africa. Che ne sarà del cuore dei profitti dopo la morte di Prigozhin

Secondo Doxsee, è “improbabile che Mosca smantelli completamente l’infrastruttura operativa della Wagner nei Paesi ospitanti” come quelli africani. Ma gli aggiustamenti potrebbero creare incertezza per i partner locali di Wagner, specialmente nell’Africa subsahariana, dando anche maggiori opportunità ad attori regionali e occidentali

L’ultima volta che è stato visto in pubblico, Yvgeny Prigozhin, era in Africa. O almeno così diceva: si era fatto riprendere su un terreno semi-desertico che poteva essere quello del Sahel, mentre lodava il colpo di stato che ha rovesciato l’esile democrazia nigerina e attaccava le politiche neocolonialistiche che a suo dire (e forse non solo il suo) hanno prodotto l’ennesimo rovesciamento istituzionale nella regione.

Che fosse in Africa è probabile, visto che la società che gli ha permesso di diventare un oligarca del settore sicurezza, la Wagner, ha diversi contratti con le giunte golpiste africane. E Prigozhin nella sua più recente — e ultima — arringa diffusa via Telegram, e molto ripresa dai media internazionali, offriva ai golpisti di Niamey non a caso i suoi servizi (che forse non accetteranno mai, ma questa è un’altra storia). Magari era lì per affari.

Prigozhin è morto, secondo le autorità russe era a bordo dell’Embraer Legacy 600 con codice di coda RA-02795 diretto da Mosca a San Pietroburgo e precipitato nella serata di mercoledì 23 agosto nella campagna di Tver. Ci sono svariate speculazioni sul fatto che tutto sia una farsa (organizzata dal Cremlino o da Prigozhin stesso), perché il capo della Wagner era un personaggio misterioso. Con lo stesso scetticismo con cui si valuta la sua ultima presenza in Africa si pensa alla sua morte (o eliminazione). Motore delle attività ibride russe, non ultime quelle nel warfare informativo, la realtà su di lui è da sempre nebulosa. E da due mesi esatti ancora più alterata e impenetrabile.

A fine giugno infatti aveva tentato un colpo di mano, una sfida al potere putiniano per andare ad assaltare il ministero della Difesa, reo di essere troppo molle nella lotta in Ucraina e accusato di volersi impossessare dei benefit ottenuti dalle attività della Wagner — non ultime quelle in Africa. Il gesto aveva spostato le attenzioni del mondo su Mosca, messo in crisi Vladimir Putin, ossia fatto sembrare debole colui che ha reso Prigozhin ciò che era.

Sebbene ricondotto nel solco putiniano rapidamente, Prigozhin doveva essere punito ulteriormente, perché ci si era orma resi conto che certe iniziative come quelle africane avevano preso dinamiche praticamente irreversibili senza la sua eliminazione fisica? Serviva un’esecuzione pubblica per mandare un messaggio di forza al sistema di potere interno e agli interlocutori internazionali (come la lunga lista di Paesi del Sud del mondo che ancora guardano alla Russia come un potenziale riferimento)?

Russia è Wagner in Africa

“Se le morti saranno confermate, questo probabilmente rappresenterà il primo importante passo verso la ridefinizione delle operazioni del Gruppo Wagner dopo il tumulto di giugno”, spiega Caterina Doxsee, direttrice associata del Transnational Threats Project del Csis. Secondo Doxsee, sebbene il futuro di Wagner e di Prigozhin sia stato in discussione negli ultimi due mesi, è improbabile che la Russia abbandoni completamente il suo modello di impresa militare privata, dato che offre significativi vantaggi a un costo finanziario o politico relativamente basso.

“Senza un’organizzazione successiva chiara, è improbabile che Mosca smantelli completamente l’infrastruttura operativa della Wagner nei Paesi ospitanti, poiché sarebbe difficile ricostruire le stesse relazioni, conoscenze e sistemi che il personale di Prigozhin ha stabilito nel corso degli anni”.

Wagner in Africa è diventato un attore di rilievo in alcuni contesti come il Mali, la Repubblica Centrafricana o il Sudan e la Libia, fornendo servizi di sicurezza a entità che hanno preso il controllo del Paese o di una porzione di territorio. Da qui ha allungato trame e mire verso il tessuto economico — entrando di fatto nei sistemi commerciali e produttivi di maggiore interesse di quei Paesi — e sociale. Le campagne di disinformazione orchestrate dai wagnerites servono a creare una narrazione favorevole per il gruppo e per la Russia. D’altronde, Prigozhin si è sempre considerato un “patriota”, e una parte del business sviluppato in Africa col controllo di alcune riserve locali, per esempio, è stato sempre fatto rientrare in Russia in vario modo.

“Ci sono prove che Wagner abbia continuato a espandere le attività in Paesi come il Mali dopo l’ammutinamento di giugno, e Mosca ha continuato a rassicurare i partner locali, anche attraverso il Summit Russia-Africa, che l’assistenza sarebbe continuata senza interruzioni”, evidenzia Doxsee in un’analisi a caldo, con le ceneri dei rottami del velivolo di Prigozhin ancora accese. “Invece di sciogliere o sostituire Wagner, è probabile che la Russia installi una nuova leadership di Wagner, una con una maggiore fedeltà al Cremlino e controllata con una supervisione più stretta rispetto a Prigozhin, mantenendo al contempo il massimo della continuità possibile a livello operativo”.

Rebranding, lezioni e opportunità

Ci sarà un rebranding? “Il processo di cui parlo potrebbe anche comportare una riconfigurazione del marchio e le aziende all’interno dell’orbita di Wagner potrebbero dividersi in entità separate in base all’area funzionale, e potrebbero essere nazionalizzate o mantenute come entità quasi indipendenti”. Per l’analista del Csis, se Putin intende effettivamente mantenere le operazioni sotto una nuova leadership, la fedeltà del personale di Wagner di basso e medio livello potrebbe essere uno dei fattori più influenti nel determinare la sostenibilità di Wagner senza Prigozhin. Per tale ragione il Cremlino vorrà gestire con attenzione le fasi successive, mentre la morte dà un messaggio severissimo agli occhi di chi intende tradire o deviare la linea dettata.

“Inoltre, una lezione che Putin ha probabilmente imparato dal tumulto di giugno è il pericolo nel consentire che risiedano in una sola persona tanto potere e responsabilità, come la leadership di tutta la rete di Wagner e gli interessi geopolitici ad essa collegati. Anche se è probabile che la Russia cerchi di continuare il suo modello di impresa militare privata per la politica estera e l’assistenza alla sicurezza, è probabile che il mercato delle imprese militari private si diversifichi lontano dal monopolio di Wagner per prevenire la ripetizione della sfida di Prigozhin al regime”.

Questo ragionamento di Doxsee è molto importante: significa che all’interno di contesti complessi come quelli africani, le attività della Wagner potrebbero sdoppiarsi. A maggior ragione diventa di rilievo se si considera che, come secondo la lista dei passeggeri diffusa dalle autorità russe, ad aver perso la vita non è stato solo Prigozhin, la mente politica-istituzionale della Wagner, ma pure Dmitri Utkin, co-fondatore e capo di tutte le operazioni militari. Ciò significa che, contando altre quattro figure di rilievo che dovrebbero essere morte nello schianto, la leadership della Wagner non esiste più. E dunque potrebbe essere più facile un rimpasto e suddivisione. Ma è anche possibile che a seguito di questa potrebbe esserci un frazionamento della linea, delle visione sulle situazioni. E se questo frammenti dovessero entrare in competizione? Significherebbe ulteriore caoticizzazione?

”Qualunque sia il processo di transizione, sarà quasi certamente un periodo di maggiore incertezza e rischio per i partner locali di Wagner, specialmente nell’Africa subsahariana, dove molti si affidano a Wagner per ‘mettere al sicuro’ i propri regimi. Ciò potrebbe aprire opportunità per attori regionali o occidentali di aumentare il dialogo con i partner di Wagner ed esplorare opzioni per fornire soluzioni alternative valide per migliorare la sicurezza e la buona governance al posto dell’impresa militare privata”.



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